La maggioranza cerca di sedare le polemiche dopo l'emendamento del Nuovo Centrodestra che stoppa l'intervento degli enti locali nella lotta alla prevenzione del gioco d'azzardo. Mugugni anche tra gli alfaniani: "Lo Stato non è solo cravattaro, ma anche biscazziere"
Un ordine del giorno, approvato dall’aula di Palazzo Madama, che impegna il governo a rivisitare, a livello generale, la legislazione in materia di gioco d’azzardo. Un modo molto politico – ma anche piuttosto ipocrita – per mettere a tacere una montagna di polemiche seguite all’approvazione, sempre da parte del Senato nell’ambito del decreto Salva Roma, di un emendamento, firmato da Federica Chiavaroli del Nuovo Centrodestra (e approvato con 140 voti di Pd, Scelta Civica e gli stessi alfaniani) che in pratica stoppa l’intervento degli enti locali nella lotta alla prevenzione del gioco d’azzardo. Emendamento che aveva provocato la reazione indignata di diversi sindaci, ma in particolare del governatore della Lombardia Roberto Maroni: “Ancora una volta – ha commentato – la potente e ricchissima lobby delle slot e del gioco d’azzardo ha colpito duramente. Che vergogna! Ostacoli le slot machines nel tuo territorio? Lo Stato ti taglia i trasferimenti di denaro. La bastonata ai sindaci e alle Regioni che lottano contro il gioco d’azzardo arriva in Senato” ha continuato. “Prevenzione, guerra alla ludopatia e sale bingo lontane dalle scuole: gli spot elettorali di certi partiti e parlamentari scompaiono non appena è ora di fare cassa!”.
L’ira di Maroni, ma non solo la sua, ha costretto il governo a giocare in difesa sull’argomento. Spiegano, infatti, uomini vicini al vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano e al ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, di cui la Chiavaroli è amica personale nonché corregionale: “E’ inutile che ci nascondiamo dietro un dito, lo Stato non è solo ‘cravattaro’, è anche ‘biscazziere’. E con i proventi del gioco d’azzardo copriamo una marea di buchi di bilancio dello Stato, anche a livello regionale. Dunque, non possiamo permetterci di avere a livello locale legislazioni che superano quelle nazionali in materia di divieti e controlli; il gettito deve essere salvaguardato”.
L’ipocrisia, tutta natalizia, insomma, è salva. La stessa che emerge dalle parole della Chiavaroli in una lettera inviata ad Abruzzo Web dal titolo emblematico: “Cos’è Natale senza Gesù Bambino?”. Già. “Siamo in una fase storica in cui la crisi potrebbe insegnare che il valore di certi giorni va e deve essere ricercato al di là delle cose, che è importante volersi bene e accogliersi gli uni e gli altri. Non è forse così che si combatte quel materialismo esasperato, quel relativismo etico che rappresentano i mali della nostra epoca?”. E il gioco d’azzardo non è forse un elemento cardine di quel materialismo esasperato che la Chiavaroli condanna con tanta foga? Scrive, ancora, la senatrice alfaniana: “Come ci ha ricordato papa Benedetto XVI, la crisi finanziaria in Europa è in gran parte basata sulla crisi etica che incombe”. Però, quando si tratta di far cassa, il legislatore chiude volentieri entrambi gli occhi e anche le orecchie davanti alle sirene delle lobby del gioco d’azzardo che, guarda caso, perseguono gli scopi opposti a quelli che la prima firmataria dell’emendamento pro slot dice di voler salvaguardare. “Se non ripartiamo dai nostri valori – si legge ancora su Abruzzo Web – da quei principi imprescindibili su cui è nata e si fonda la nostra società come potremo superare questo momento?”. Davvero, come? Continuando ad usare due pesi e due misure a seconda della convenienza nel pieno rispetto, verrebbe da dire dell’ipocrisia cattolica imperante da sempre anche tra gli scranni parlamentari?
C’è da dire che qualcuno non la pensa così, ma sono stati in pochi: solo 128 contrari, in maggioranza Lega, Forza Italia, M5S e Sel. Ordine del giorno a parte, con l’emendamento della Chiavaroli, dal prossimo anno (da quando cioè entrerà in vigore il Salva Roma) i Comuni o le Regioni (come la Lombardia) che hanno emanato norme restrittive contro il gioco d’azzardo, diminuendo così le entrate dell’erario cominceranno a subire tagli ai trasferimenti che verranno interrotti solo quando le norme e regolamenti scomodi al dilagare delle slot saranno ritirati. La cassa, insomma, è salva. L’etica, i valori e il contrasto al gioco d’azzardo ne escono a pezzi.