Il casinò diventa un casino. Il Senato approva le nuove regole per le slot machine nei locali, ma con una norma – approvata con un emendamento al decreto Salva Roma della senatrice Federica Chiavaroli (Nuovo Centrodestra) – limita i poteri degli enti locali in tema di lotta alla diffusione della ludopatia. Più precisamente Comuni o Regioni che si dotano di norme restrittive contro il gioco d’azzardo, qualora diminuiscano le entrate dell’erario, subiranno tagli ai trasferimenti per l’anno successivo. Così è di nuovo il segretario del Pd Matteo Renzi a piombare al posto dell’autista e a strappare di mano al partito il volante: “E’ pazzesco, allucinante – commenta scandalizzato – Ho chiamato Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria che ha già parlato con Roberto Speranza (capogruppo democratico alla Camera dove tornerà tra pochi giorni, ndr) e stanno cercando tecnicamente una soluzione. O un ordine del giorno o altro perché è stata votata una cosa inaccettabile”. La chiama la “porcata” e assicura che il Pd la bloccherà. Anche a costo di far decadere il decreto, come spiegano i deputati vicini al segretario Michele Anzaldi, Luigi Bobba e Angelo Rughetti.
Imbarazzo nella maggioranza: “Concertazione tra Stato e Comuni”
Ma a petto della decisione di Renzi i parlamentari della maggioranza sembrano un po’ balbettare: “E’ stato accolto l’ordine del giorno da me presentato che sblocca l’attuazione del comma 1 dell’emendamento 1.150 sui giochi d’azzardo – interviene la relatrice del provvedimento, Magda Zanoni (Pd) – Con questo testo impegniamo il Governo ad avviare in via preventiva una concertazione con Comuni e regioni al fine di evitare la collocazione di sale gioco in prossimità di luoghi sensibili e di rimuoverle qualora fossero così collocate“. Poi l’assicurazione dei colleghi democratici Stefano Lepri, Vannino Chiti, Emanuela Granaiola, Donella Mattesini, Venera Padua, Silvana Amati e Carlo Pegorer: “L’emendamento espressamente richiesto ieri dal governo e approvato al Senato è da considerare temporaneo e di sola di natura finanziaria, visto che la Delega fiscale, già approvata alla Camera e di prossima discussione a gennaio al Senato, impegna il Governo a ridurre e a concentrare il gioco d’azzardo in ambienti sicuri e controllati”. Ma la diapositiva di quello che è successo è stampigliata nelle parole di Lucio Romano e Andrea Olivero, che rappresentano Per l’Italia, cioè i popolari di Mario Mauro fuoriusciti da Scelta Civica: “Abbiamo votato un emendamento con il parere favorevole del governo e dei relatori in Aula, che era stato illustrato come regolatore del settore. In realtà anche noi condividiamo le perplessità e la contrarietà che si sta da più parti manifestando in queste ore. Ovviamente non è possibile ‘punire’ i Comuni che hanno rinunciato alle accise, cioè agli introiti connessi al gioco d’azzardo”. La stessa Chiavaroli spiega che le norme servono solo a non far andare fuori strada i conti: “Pensi che io organizzo anche corsi per la lotta alla ludopatia…”
Zingaretti: “Contrasteremo queste norme”. Nencini (Psi): “Noi lasciati soli a combattere”
Nel frattempo si moltiplicano le critiche al provvedimento approvato dal Senato. C’è chi arriva a minacciare una sorta di “boicottaggio”, come il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: “Orgogliosi di aver fatto tra leprime Regioni d’Italia, pochi mesi fa, una legge contro la ludopatia e le slot machine, non accetteremo mai e contrasteremo in tutti i modi norme statali che limitano la sacrosanta battaglia, anche degli Enti locali, contro il gioco d’azzardo e le mafie che spesso si nascondono dietro”. Sulla stessa linea il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e il sindaco di Genova Marco Doria.
“Da mesi il Psi – scrive il segretario Riccardo Nencini – conduce in perfetta solitudine, accompagnato dal solito silenzio dei media una campagna contro i danni che provoca ai cittadini e alle loro famiglie la diffusione massiccia di giochi d’azzardo e di apparecchi come le slot machines, collocati in luoghi pubblici e di facile accesso”. “Siamo felici – continua – che oggi altri denuncino quello che noi ieri abbiamo sostenuto da soli”. Nencini, intervenuto al Senato, aveva commentato l’emendamento come “estremamente grave. Da un comportamento virtuoso di un’istituzione pubblica non ne discende un premio bensì una penalità. Non abbasseremo la guardia”. Il segretario socialista assicura che il suo partito proseguirà la sua battaglia: “Lo abbiamo fatto fuori dal Parlamento, lo faremo in Aula e non abbasseremo la guardia”.
Giudizio senza appello anche da parte dell’associazione Libera: “Un grave errore – è il commento in una nota – Una decisione inaccettabile visti i numeri della ludopatia, un problema sociale, economico e sanitario nel nostro paese. Si trovi una soluzione per bloccare un provvedimento che penalizza di fatto quei comuni che contrastano gioco d’azzardo”. “Siamo sconcertati – chiosa la capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Giorgia Meloni – L’Italia è in mano a un esecutivo schiavo delle lobby che ha la faccia tosta di definirsi ‘responsabile’. Vergogna”.
Nuove regole per il mercato dei concessionari
Intanto lo stesso Palazzo Madama ha dato l’ok anche a nuove regole per l’uscita dal mercato dei concessionari delle slot machine. Un emendamento al decreto Salva Roma riguarda gli apparecchi prevede una procedura ad hoc in caso di revoca o decadenza della concessione stabilendo che l’operatore continui l’attività per 90 giorni per consentire il subentro degli altri concessionari nella gestione dei diritti Videolotteries (sono 50mila in totale) in proporzione a quelli già posseduti, rispettando così la par condicio in relazione alle quote di mercato.
Novità anche per le 372mila slot machine legali: il testo prevede la risoluzione di diritto dei contratti coi gestori (e con gli esercenti) in modo da consentire a questi ultimi la stipula di nuovi contratti con altri concessionari, garantendo la continuità aziendale e i livelli occupazionali. L’adozione del provvedimento si lega anche alla vicenda delle maxi multe a carico dei concessionari che non hanno aderito, qualche settimana fa, alla sanatoria prevista dal decreto Imu: la sentenza di primo grado (l’udienza del secondo grado è prevista il 31 gennaio 2014) ha stabilito che Bplus debba versare alla Corte dei Conti 845 milioni di euro, Hbg 200 milioni, Gmatica 150 milioni e Codere 115 milioni. L’obiettivo – spiega la relazione tecnica del ministero dell’Economia che accompagna il provvedimento – è tamponare le “situazioni di crisi” per salvaguardare la rete legale, tutelare gli interessi occupazionali ed erariali, assicurare la par condicio tra gli altri concessionari evitando posizioni dominanti. Attualmente, è scritto ancora, mancano “le disposizioni legislative finalizzate a regolamentare il trasferimento delle attività svolte dal concessionario uscente”.
Più tempo ai concessionari per aderire a sanatoria Imu
Intanto però – come spiega l’agenzia politica Public Policy – viene dato più tempo ai concessionari di slot per aderire alla sanatoria disposta dal decreto Imu e per pagare. I concessionari avranno ora tempo fino al 15 gennaio 2014 (e non 15 ottobre 2013) per presentare la domanda di sanatoria e fino al 15 febbraio 2014 per pagare il 25% del proprio debito. Anche questo emendamento al decreto è stato presentato dal Nuovo Centrodestra. L’emendamento amplia anche i confini della sanatoria, aprendoli anche “ai giudizi per i quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, pende giudizio di revocazione innanzi alle competenti sezioni giurisdizionali d’appello. In questo caso, il calcolo della somma per la definizione del giudizio è operato con riferimento al danno quantificato nella sentenza d’appello sottoposta a revocazione ed essa non può eccedere il venti per cento del danno liquidato in sentenza”.