Il regista dopo l'ultima e contestata rappresentazione "Sul concetto di volto nel figlio di Dio", ha presentato il progetto che durerà quattro mesi per dieci spettacoli in dieci luoghi diversi della città, dal teatro Comunale alla palestra Arcoveggio
Un rifugio antiaereo, un’ex ricovero per bambini, una palestra vicina ad un ippodromo, un cinema e ancora il salone centrale del palazzo comunale di Bologna. Sono questi alcuni degli spazi scenici scelti da Romeo Castellucci per mettere in scena “E la volpe disse al corvo”, corso di linguistica generale, progetto che durerà quattro mesi per dieci spettacoli in dieci luoghi diversi della città che non sono quelli abitualmente deputati alla rappresentazione teatrale.
Una “celebrazione” particolare che segue quelle che il Comune di Bologna ha dedicato a John Cage e Gianni Celati, veri e propri approfondimenti a tappe per almeno mezzo anno tra diversi contesti urbani, e che mette in rilievo l’arte e la poetica del 50enne regista teatrale cesenate, cofondatore nel 1981 con Claudia Castellucci e Chiara Guidi della Societas Raffaello Sanzio, nonché recentemente insignito del leone d’oro alla carriera dalla Biennale di Venezia.
Dopo i successi internazionali nel teatro di ricerca, e dopo l’ultima rappresentazione “Sul concetto di volto nel figlio di Dio” contestata platealmente dalle frange oltranziste del cattolicesimo francese e italiano, Romeo Castellucci offrirà alla città un lungo e ricco calendario di appuntamenti, da gennaio a maggio 2014 con diversi lavori tra installazioni, performance, proiezioni e concerti. Il programma, curato da Piersandra Di Matteo, consentirà all’autore romagnolo di tornare a ripercorre ed occupare fisicamente vie e piazze di una Bologna che lo vide allievo dell’Accademia di Belle Arti sul finire degli anni settanta.
Si inizia con magniloquenza alla ricerca delle origini del Graal dal 14 al 25 gennaio 2014 con la regia del Parsifal al Teatro Comunale; si prosegue con Persona, dal 24 al 30 gennaio nel rifugio antiaereo di via Indipendenza 71, poi ancora al cinema Lumière dall’8 al 25 febbraio per L’atto di vedere con i propri occhi con filmati d’epoca delle prime rappresentazioni della Raffaello Sanzio e i film divenuti punti di riferimento dell’immaginario di Castellucci. E la volpe… continua con una prima assoluta all’ex convento dei Bastardini dal 14 al 16 febbraio con Uso umano di esseri umani; poi l’aula magna dell’Accademia delle Belle Arti ospiterà dal 27 al 30 marzo Giulio Cesare e Pezzi Staccati a cui seguirà l’azione performativa nella palestra Arcoveggio (2-6 aprile) di Giudizio Possibilità Essere. Il progetto si concluderà con La quinta parete a Palazzo marescotti (5 aprile), Unheard (24 maggio), Il ritmo è tutto (27 maggio) e la performance Attore, il tuo nome non è esatto (28 maggio) dove a subire stravolgimenti scenografici pirotecnici sarà il palazzo centrale di Bologna.
“Intanto non la ritengo una celebrazione del mio lavoro ma una fase come le altre”, spiega Castellucci, “Rispetto all’Italia, dove in generale si ritiene il mio teatro figlio di un dio minore, solamente a Bologna potevo immaginare la realizzazione di un progetto del genere. La trama di questo ciclo di lavori è percorsa dal rapporto con la lingua – spiega l’autore che in alcuni spazi teatrali scelti reciterà a mezzogiorno o durante il pomeriggio con luci naturali – viviamo nell’era dell’informazione dove il linguaggio può risultare una disfunzione o una malattia, ma anche un campo di battaglia, un prisma trasparente visibile da lati opposti”.
Castellucci torna in scena dopo le violente polemiche attorno a Sul concetto di volto nel figlio di Dio, passato anche al teatro Pubblico di Casalecchio di Reno (Bo): “Dopo un anno le minacce e le proteste si sono esaurite. Molti di quelli che si lamentavano vedendo lo spettacolo hanno poi scelto di riflettere e rimanere in silenzio”, spiega al fattoquotidiano.it, “certo è che il timore del pazzoide che si avvicina e magari all’improvviso ti pugnala fatico a toglierlo dai miei pensieri”.