Rapporti sempre più stretti tra l'editore di Mf/Milano Finanza e le banche. Anche nelle attività vinicole che sono state separate dai giornali
“Le banche non devono far parte del libro soci delle case editrici”. La pensava così Alessandro Profumo, quando, nel 2004, si trovava ai vertici di Unicredit e voleva disfarsi della partecipazione in Rcs. Che però non era il solo investimento dell’istituto di credito che aveva ereditato da Capitalia anche il 13,56% di Euroclass, holding lussemburghese che controlla il gruppo editoriale Class e, quindi, il giornale economico finanziario Milano Finanza. Parole profetiche quelle dell’allora banchiere di Piazza Cordusio. Soprattutto alla luce del buco di Rcs e del drammatico andamento del giro d’affari e del titolo dell’editrice del Corriere della Sera in Borsa con tanto di svalutazioni e perdite per gli istituti di credito esposti. Il caso di via Solferino è il più eclatante, ma non il solo.
Perchè anche in casa Class, che al pari de Il Sole 24 Ore si trova in prima linea nella scomoda situazione di raccontare le cronache finanziarie delle stesse banche creditrici e dei suoi protagonisti, le cose non vanno per il meglio. E gli istituti di credito questo lo sanno bene: l’indebitamento netto di via Burigozzo al 30 settembre 2013 è cresciuto a 63,5 milioni di euro con un peggioramento di 20,8 milioni rispetto alla fine del 2012 (42,7 milioni). Denari, parte dei quali, arrivati con finanziamenti sul lungo periodo da parte di Centrobanca e Mediocredito. Non solo: rispetto al 30 giugno “si segnala l’incremento di 6 milioni di euro nei debiti a medio e lungo termine, derivante da un mutuo acceso con la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, in sostituzione di una linea di credito di pari importo che era precedentemente nei finanziamenti a breve termine”.
Se questa è la situazione della casa madre, le cose non vanno molto diversamente nelle attività vinicole del gruppo che l’editore di Milano Finanza, ha appena separato da quelle editoriali. La Euroclass multimedia sa, holing di controllo del gruppo Class, secondo un atto depositato il 27 novembre scorso, ha deciso la separazione della Compagnie Foncière du Vin sa “nell’intento di organizzazione e razionalizzazione di alcune attività del gruppo che punta, da una parte, a raggruppare in una sola e unica struttura, tutte le partecipazioni italiane che sono legate tra di loro sul piano operativo e, dall’altra, a ottimizzare le spese di gestione del gruppo”, controllato da Panerai accanto a Unicredit, alle famiglie Gori Batacchi (Finanziaria 200 spa). E, soprattutto, dalla filiale irlandese della Banca Popolare di Vicenza (Bpv Finance Limited). Istituto, quest’ultimo in cui il gruppo Class ha una piccola partecipazione (lo 0,008% pari a 450mila euro).
La nuova struttura dovrebbe insomma garantire all’editore di Mf/Milano Finanza di rilanciare le attività vinicole fra cui spicca la società agricola della maremma Rocca di Frassinello che, nonostante viaggiasse verso un rosso da 479mila euro, lo scorso anno è riuscita ad ottenere il rinnovo di una decina di milioni di credito dalla Bpm suo storico creditore. L’istituto milanese al centro di un eterno braccio di ferro con i dipendenti-azionisti che oggi vede in ritirata il finanziere Andrea Bonomi, controlla tra il resto Banca Akros di cui è vice presidente Maria Martellini. La Bpm del resto non è l’unica ad aver dato credito alle attività vinicole dell’editore di Class. Lo hanno fatto anche i Baroni Rothschild che hanno acquistato il 10% della Rocca di Frassinello nella speranza di poter degustare del buon vino.
di Marina Urbino