“La più fantastica conferenza stampa dell’anno”. Così Barack Obama ha esordito davanti a decine di giornalisti in attesa delle considerazioni di fine anno del presidente degli Stati Uniti. Obama ha parlato di economia, lavoro, riforma sanitaria e immigrazione. Ma, a parte l’assicurazione che “il 2014 può essere l’anno della svolta per l’America”, l’attuale capo della Casa Bianca ha detto poco o nulla, non ha disegnato strategie, non ha fatto vere proposte. Su un tema in particolare, quello delle intercettazioni di massa, si è mantenuto vago e, alla fine, è risultato piuttosto deludente.

“La fine dell’anno è sempre l’epoca migliore per riflettere e capire cosa puoi fare di meglio l’anno successivo, e sono sicuro che mi verranno idee ancora migliori dopo un paio di giorni di sonno e di sole”, ha scherzato Obama, facendo riferimento alle due settimane di vacanze alle Hawaii che lo attendono. Sin dalle prime parole del suo intervento, il presidente ha indicato che sarà ancora l’economia il capitolo più importante della sua attività nel 2014. Obama ha citato gli indicatori – lavoro, consumi, deficit – che dimostrerebbero una ripresa dell’economia USA. A parte questo, non ha però offerto nessuna strategia nuova, o anticipazione di come pensa di nutrire e rafforzare la ripresa. Sulla questione del budget, ha accolto positivamente l’accordo limitato su riduzione del deficit e investimenti che il Congresso già ha inviato in settimana. Anche se ha dovuto riconoscere che l’intesa “è lontana da quanto speravo”.

La stessa vaghezza ha dominato quando Obama ha dovuto rispondere a domande sulla riforma dell’immigrazione – una delle sue promesse più forti la sera della sua rielezione, nel novembre 2012. Obama ha parlato di “segnali” sulla possibilità che una riforma venga considerata dal Congresso durante il 2014 (il progetto di legge bipartisan del Senato, che avrebbe aperto un percorso verso la cittadinanza per 11 milioni di immigrati, è affondato per l’opposizione della Camera a maggioranza repubblicana). Ma quali siano questi “segnali”, e perché Obama pensi che l’opposizione repubblicana possa essere sconfitta nel 2014, non è dato sapere.

La medesima aria di incertezza, e malcelata delusione, ha dominato quando Obama ha dovuto affrontare i temi delle armi e dell’attuazione della riforma sanitaria. Una legge per maggiori controlli su acquisto e vendita di pistole e fucili era stata annunciata dalla Casa Bianca dopo la strage di Newtown, Connecticut. Quella legge è desolatamente affondata al Congresso, per l’opposizione di buona parte degli stessi democratici, e Obama nella conferenza stampa di fine anno non ha potuto fare altro che manifestare la sua “delusione” per il fallimento, senza però nemmeno accennare a una possibile ripresa della battaglia nei mesi che verranno. Sulla sanità, il presidente ha ricordato che “un milione di americani in più avranno l’assistenza sanitaria il 1 gennaio 2014”, ma non ha potuto che riconoscere che l’esordio della riforma, con i ben noti problemi al sito web, “è stato affrontato male dall’amministrazione”.

In generale, Obama è apparso durante la conferenza stampa più riflessivo, e pragmatico, del solito. Quest’anno, il primo del suo secondo mandato, è stato costellato di sconfitte più che di successi, e Obama lo conclude con un indice di popolarità a picco. Il programma di riforme vasto e ambizioso tracciato il giorno del suo secondo giuramento, nel gennaio di quest’anno – quando disse che “ci toccano decisioni importanti, e non possiamo ritardarle” – appare lontano e in qualche modo ormai imprendibile. Obama entra ora nella fase lame-duck della sua presidenza, quella segnata da maneggi e preparativi per l’elezione successiva, e appare molto difficile che il Congresso e la Washington politica possano essere rifocalizzati su quell’ambizioso piano di riforme.

La parte forse più deludente della conferenza stampa è venuta comunque quando il presidente si è trovato a rispondere a domande sulla NSA e sul programma di sorveglianza che, dalle rivelazioni di Edward Snowden in poi, ha scioccato e preoccupato il mondo. Obama ha ringraziato la Commissione da lui nominata, che in settimana ha reso pubbliche ben 46 “raccomandazioni” per limitare poteri e abusi della NSA. Ma, a parte i ringraziamenti, Obama ha detto molto poco. L’attuale capo della Casa Bianca ha ancora una volta riaffermato che “il governo americano non compie abusi” e si è detto pronto a fare di più “alla luce di quanto emerso”.

L’unica idea che ha però citato, parte del lavoro della Commissione, è stata quella secondo cui in futuro potranno essere le stesse compagnie telefoniche e Internet a conservare i dati dei loro clienti (che dunque non finirebbero più negli enormi database federali). Ma anche su questo Obama non ha dato certezze, difendendo anzi con vigore il lavoro della NSA e delle agenzie di intelligence. Il mese prossimo il Congresso si troverà a revisionare la norma del Patriot Act che, interpretata in modo estensivo, ha dato il via alle intercettazioni. La difesa a oltranza dei programmi di spionaggio, da parte di Obama, non promette nulla di buono per chi ha a cuore le libertà civili e la privacy.

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