Il testo elaborato da Nas, Istituto superiore di sanità, centro nazionale trapianti e Aifa definisce così la cura: "Non esiste documentata efficacia". L'inchiesta della procura di Torino alle battute finali. La Stampa pubblica il contenuto di alcune mail secondo cui i responsabili "non sanno cosa stanno iniettando". Il ministro incontra il papà di Noemi
Una cura ‘pericolosa’ e ‘scadente’. Il metodo Stamina è definito così dai verbali dello scorso anno usciti dal tavolo tecnico composto da Nas, Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale Trapianti e Agenzia del Farmaco (Aifa). “Non esiste – riporta il verbale – documentata efficacia del metodo Stamina Foundation. Preoccupante anche la pratica di utilizzare cellule provenienti da un paziente e infuse in un altro paziente. Per quanto riguarda invece la dose di infusione, la si potrebbe definire ‘omeopatica’, si legge ancora nei verbali”.
Lorenzin: “Il metodo Stamina non esiste” – Chiara anche la posizione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che in mattinata, a margine dell’inaugurazione del Centro nazionale di alta tecnologia in Oftalmologia dell’ospedale della cittadina abruzzese, ha incontrato il papà di Noemi, la bimba di 18 mesi malata di Sma per cui un giudice ha ordinato le cure col metodo ideato da Davide Vannoni, e che era stata anche ricevuta da Papa Francesco. “Il metodo Stamina non esiste dal punto di vista scientifico – ha detto Lorenzin – non abbiamo ancora le prove. Vediamo quando sarà provato o non provato. In realtà – ha proseguito il ministro – l’altro comitato aveva già dato il verdetto, vediamo cosa farà il secondo”.
L’inchiesta della Procura di Torino – E’ alle battute finali l’inchiesta della procura di Torino sulla Stamina Foundation. Nel frattempo continuano le rivelazioni sulle modalità di sviluppo della tecnica. Nessun malato che migliora e l’ipotesi di una morte sospetta. E’ quanto emergerebbe dalle 36 cartelle cliniche dei pazienti trattati con il ‘metodo Vannoni’ agli Spedali Civili di Brescia. Alle quali, evidenzia oggi il quotidiano ‘La Stampa’, che rivela di essere in possesso della documentazione, si aggiunge uno scambio di mail tra la Stamina Foundation e il Professor Camillo Ricordi dell’Università di Miami, esperto di trapianti cellulari. Le mail rivelano invece che la stessa Stamina non sarebbe certa della natura staminale delle ‘sue cellule, che potrebbero invece essere insicure per i malati”. Una rivelazione a cui ha risposto il professore: “Conversazione fraintese“. Sempre secondo il quotidiano torinese inoltre, da una relazione ‘top secret’ degli stessi Spedali Civili del 4 dicembre scorso emergerebbe “che non si ravvisano segni di miglioramento in nessuno dei pazienti, salvo quanto riferito dai genitori nel caso di due bambini e direttamente nel caso di un adulto”. Dunque “i tre miglioramenti su 36 casi sarebbero frutto solo di impressioni soggettive, non di riscontri clinici. E qual è il paziente ‘numero uno’ che dichiara di stare meglio? E’ Luca Merlino, della direzione sanitaria in Regione Lombardia, dal quale ha origine la vicenda, perché sarebbe stato proprio lui a promuovere l’adozione del metodo Vannoni a Brescia”. Si citano infine le “mail scambiate pochi giorni fa, il 16 dicembre scorso, tra la biologa del pool di Vannoni, Erica Molino e il professor Camillo Ricordi. Scrive in inglese la Molino al prof: ‘Non abbiamo mai valutato l’espressione genica delle nostre cellule e non sappiamo se esprimano quei fattori che sono essenziali per mantenere il loro stato di cellule staminali’. Come dire”, conclude La Stampa, “non sappiamo cosa iniettiamo ai pazienti“.
E’ stato frainteso il senso dello scambio di mail fra una collaboratrice di Davide Vannoni, presidente di Stamina, e Camillo Ricordi. E’ quanto afferma all’agenzia Adnkronos Salute lo scienziato italiano che dirige il Centro trapianti cellulari e il Diabetes Research Institute a Miami e che si è sempre detto favorevole a una verifica scientifica del metodo ideato da Vannoni, alle notizie circolate oggi su ‘La Stampa’. Secondo Ricordi, “la frase di Stamina: ‘dobbiamo documentare l’assenza di batteri classici e di contaminazione da micoplasma è stata interpretata come se queste analisi non fossero già in realtà svolte presso il laboratorio di controllo di qualità dell’Ospedale di Brescia su ogni singolo preparato cellulare”, mentre invece Ricordi possiede certificazioni di tali analisi. Ancora, “l’affermazione di Stamina: ‘non abbiamo mai valutato il profilo di espressione genica delle nostre cellule; non sappiamo se, a livello molecolare, esse esprimono marker critici, per esempio i marker Esc che sono fattori di trascrizione fondamentali caratteristici delle cellule pluripotenti per mantenere la loro staminalità’ – spiega lo scienziato – va interpretata in questo modo: le cellule Stamina sono già identificate con metodologia citofluorimetrica. Si dibatte oggi se le mesenchimali da adulte possano riuscire a esprimere i markers Esc (Embrional Stem Cells) per valutare la loro maggiore o minore potenzialità. L’avere pertanto richiesto al nostro gruppo di valutare anche questi marker, non significa certo che Stamina non conosca le sue cellule, significa invece che ci è stato richiesto un ulteriore approfondimento che oggi potrebbe essere di grande interesse per tutti coloro che lavorano sulle staminali”.
I carabinieri del Nas, su mandato del pm Raffaele Guariniello, stanno proseguendo l’acquisizione di documenti e sentendo testimoni. A quanto si apprende in ambienti vicini alla Procura, l’intenzione sarebbe quella di chiudere il fascicolo dopo le feste. Fino a oggi sono oltre settanta le potenziali vittime individuate dagli investigatori o che hanno sporto denuncia. Nell’inchiesta sono indagate 13 persone, tra cui il presidente Davide Vannoni, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, somministrazione di farmaci imperfetti e somministrazione di farmaci pericolosi per la salute. Secondo le indagini l’intento della Fondazione era trarre un guadagno da pazienti con malattie senza speranza, con trattamenti che i parenti dei malati arrivavano a pagare anche 50mila euro.