Un debito milionario, oltre cento lavoratori a rischio e un’inchiesta per bancarotta fraudolenta. Si spegne così il sogno della scarpa comoda, quella della Valleverde, storico marchio di calzature nato negli anni Settanta sulle colline di Coriano, in provincia di Rimini. Dopo mesi di agonia, con la cessione della proprietà a una holding bresciana, ipotesi di fusione e istanze di fallimento, la procura di Rimini ha aperto un’inchiesta, come riportato da il Resto del Carlino, e ha iscritto nel registro degli indagati lo storico patron della Valleverde, Armando Arcangeli.
La guardia di finanza, incaricata dal pm, Luca Bertuzzi, sta cercando di fare luce sugli ultime vicende dell’ azienda di Coriano, in crisi da oltre due anni. Per capire bisogna fare un passo indietro, fino all’estate del 2011. In quei mesi la proprietà annuncia la cessione a un gruppo di manager bresciani, scongiurando così l’ipotesi di licenziamento dei lavoratori. Alla Valleverde spa, sulla quale pesa un debito di 45 milioni di euro, subentra la Spes spa, che ad ottobre viene ammessa al concordato. Questa promette di ripianare almeno il 10% dei debiti entro primavera del 2013, grazie ai soldi pagati dalla holding bresciana Valleverde srl per il marchio. Passa un anno e, mentre la Valleverde srl denuncia di essere stata vittima di una truffa, nessuno vede un soldo. Né fornitori, né agenti, né dipendenti. Per questo, ad aprile di quest’anno arriva la richiesta di revoca del concordato e di fallimento per la Spes, da parte degli oltre 2mila creditori sparsi in tutt’Italia.
Una serie complicata di passaggi, accuse e controaccuse che ora passeranno sotto la lente della magistratura, per cercare di accertare le responsabilità dei manager. Per adesso, nel registro degli indagati con l’accusa di bancarotta fraudolenta, spicca il nome di Armando Arcangeli. Imprenditore di Riccione, classe 1944, nel 1970 dà vita a quello che fino agli anni 2000 verrà considerato un colosso delle scarpe. Un’eccellenza del made in Italy, con oltre 300 dipendenti, 2300 punti vendita distribuiti in tutto il mondo e 100 milioni di fatturato annui. Un’ascesa che frutta a mister Valleverde una nomina a Cavaliere del lavoro di Carlo Azeglio Ciampi e una laurea honoris causa dell’Università di Bologna.
Ora di quel successo è rimasto ben poco. Dopo il rifiuto dell’ultima offerta presentata dalla Valleverde srl, è attesa per gennaio l’asta per la vendita del marchio. Il tribunale di Rimini dovrebbe decidere in questi giorni. Intanto i sindacati sono sul piede di guerra. Una delegazione è già stata ricevuta dalla presidente del tribunale di Rimini, alla quale i sindacati hanno chiesto di salvaguardare l’occupazione. In ballo c’è il destino di 130 lavoratori, più quello di un altro centinaio di terzisti. “Chiediamo – si legge in una nota firmata da Cgil, Cisl e Uil – la tutela dei posti di lavoro diretti e indiretti, attraverso la vendita del marchio congiuntamente all’impegno di mantenimento dei posti di lavoro in loco. E tempi rapidi di decisione, perché la moda vive di stagioni e non ci si può permettere altro tempo. Bisogna essere sul mercato senza saltare stagioni”.