Più di un anno fa a ricordarlo c’erano gli yayoflautas, i nonni indignati. Cartelli e megafoni in mano avvertivano i più giovani: vogliono rimettere tutto in discussione. Ed è che agli ultrasessantenni spagnoli non manca certo l’esperienza. Così prima sono arrivate la riforma sanitaria – che ha stracciato agli immigrati irregolari le tessere per l’assistenza – e quella dell’educazione. Poi la Ley de seguridad ciudadana, che limita manifestazioni di piazza e proteste. Adesso a rischio c’è l’aborto.

Il governo Rajoy ha approvato venerdì il progetto di legge, voluto dal ministro della Giustizia Alberto-Ruiz Gallardón, che scardina i principi della legislazione precedente, varata da Zapatero nel 2010. E la Spagna torna indietro al 1985, quando l’aborto era consentito solo per gravi problemi di salute. Le donne spagnole potrebbero dunque diventare cittadine europee di serie B. In poche ore proteste, critiche e reazioni a catene. Le femministe sono già sul piede di guerra: centinaia di donne si sono date appuntamento nelle piazze delle maggiori città del Paese per rivendicare il diritto di decidere sul proprio corpo. Una protesta che si è conclusa con tre arresti, davanti al palazzo del ministero della Giustizia della capitale. 

Al grido dello slogan “l’utero è mio”, le associazioni per i diritti delle donne hanno invaso le reti sociali. Su twitter già da sabato pomeriggio l’hashtag è diventato trend topic, infiammato da tutti i principali partiti d’opposizione. “Ci colloca fuori dall’Europa”, ha spiegato la responsabile per le Pari opportunità del partito socialista Purificación Causapié. Poche ore prima la vicesegretaria Elena Valenciano aveva descritto la nuova normativa com “innecessaria”, “cinica” e “ingiusta” e aveva annunciato che i socialisti chiederanno il voto segreto alla Camera e si appelleranno alle donne del partito popolare affinché “pensino da donne” e votino contro la legge. Il disegno, che è uscito nelle ultime ore dalle stanze del governo Rajoy, ora si troverà a seguire l’iter parlamentare, ma la maggioranza conservatrice rende quasi certa l’approvazione della riforma al Parlamento.

Ribattezzato col nome di “Legge organica di protezione del nascituro e dei diritti della donna in gravidanza”, la bozza elimina tutti i vincoli temporali entro i quali era possibile interrompere la gravidanza e limita il diritto ad abortire solo in casi di violenza sessuale – che dovrà essere comunque denunciata – e di “pericolo grave per la salute fisica e psichica” della madre. La presenza invece di malformazioni fetali, anche gravi, secondo il testo approvato dal Consiglio dei ministri, non sarà più considerato un buon motivo per interrompere la gravidanza.

La Spagna sarebbe così il primo Paese dell’Unione europea a fare marcia indietro e avvicinarsi alle posizioni di Malta o dell’Irlanda. Il rischio, per le associazioni femministe, è quello che le cittadine iberiche potrebbero tornare a praticare l’aborto clandestino, con tutte le complicazioni già denunciate dall’Organizzazione mondiale della Salute, o al cosiddetto “turismo abortivo”. Anche le associazioni dei medici infatti non hanno gradito la bozza di legge che prevede da una parte l’obiezione di coscienza ma anche l’obbligo che siano due medici interni agli ospedali a vagliare i casi e autorizzare la gravidanza, oltre al divieto di pubblicità per le cliniche dove si praticano le interruzioni. “La bozza di legge è uno schiaffo alla dignità delle donne, considerate come delle semplici incubatrici e portatrici del feto”, ha detto chiaro e tondo Justa Montero, portavoce della Federazione nazionale delle associazioni femminili. “Saranno di nuovo altri a decidere del nostro corpo, della nostra maternità e della nostra salute” ha aggiunto Yolanda Besterio, a capo della federazione delle Donne progressiste.

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