Dopo 44 anni di vita dello scalo di capitanata, la Regione prepara un bando da 14 milioni di euro per allungare di qualche centinaia di metri la striscia d'asfalto per l'atterraggio. Obiettivo: accogliere Boeing, Airbus e, con loro, i turisti
Un aeroporto senza alcuna compagnia: la solitudine del Gino Lisa di Foggia si respira già all’ingresso, che poi è una bella cornice senza il quadro. Il parcheggio è funzionante e la biglietteria è deserta. C’è il personale in divisa ma non c’è un aereo. Il monitor è acceso ma non c’è scritta una riga: né arrivi né partenze. E’ così da quando – nel novembre 2011 – la compagnia svizzera Darwin ha mollato lo scalo pugliese. Sono trascorsi due anni: nessun’altra compagnia aerea s’è più avvicinata a questa torre di controllo. A parte qualche velivolo privato e un elicottero, che porta regolarmente alle isole Tremiti, il flusso dei passeggeri è pari a zero.
Viaggio nel deserto: fuori poca sicurezza
La perdita di senso è completa quando, nella sala d’aspetto, trovi persino i pannelli pubblicitari della Fidanzia Sistemi, che paga regolarmente il canone, senza che un solo turista s’accomodi in questa sala. Motivi tecnici, commerciali, politici: questo fallimento ha molti padri. Sarà, innanzitutto, che la pista somiglia a una cerniera lampo: una sorta di zip ostacolata, per di più, da un comignolo e qualche antenna di troppo. Misura – sulla carta – 1.660 metri. Comignoli e antenne – per motivi di sicurezza – ne riducono l’utilizzo a circa 1.400 metri. Nella speciale classifica – la media italiana è di 2,2 km – il Gino Lisa è al 43esimo posto su 46. Precede di poco Pantelleria, pista di 800 metri scarsi. Risultato: può accogliere solo apparecchi a turboelica da 50 posti. Tutto qui. E’ inibito il volo di Boeing e Airbus, i più diffusi sul mercato, che vantano tra 160 e i 200 passeggeri: questi velivoli hanno bisogno di atterrare su una striscia di almeno 1.800 metri.
E quindi: basterebbero 300 metri in più per aprire lo scalo a tutt’altro scenario. E infatti, proprio in questi giorni, sta partendo un bando regionale – da 14 milioni di euro con fondi europei – per l’allungamento della pista. Ma sarebbe un errore pensare che tutto si risolve con 300 metri di bitume: la forza d’un aeroporto non si valuta solo con la lunghezza di una pista. E’ necessario il mercato. E’ necessaria la politica. Prendiamo Firenze: sulla carta, con i suoi 1.620 metri, possiede una pista anche più corta di Foggia. Eppure questo scalo – che vede Pisa, pochi chilometri più in là, spadroneggiare con colossi del calibro di Ryanair – vanta 1,5 milioni di passeggeri nei primi 9 mesi del 2013. Stesse dimensioni e risultati opposti. Certo, di là c’è il Duomo, Palazzo Pitti, Michelangelo e il Ponte Vecchio. Di qua però c’è il Gargano, il turismo religioso targato Padre Pio, e quindi: com’è possibile che Firenze batta Foggia con 1,5 milioni di passeggeri a zero? Uno studio Eurispes – del 2009 – ha stimato le potenzialità dell’aeroporto foggiano tra i 500mila e 1,3 milioni di passeggeri. Invece siamo a zero. Il punto è che alle questioni tecniche vanno affiancate quelle commerciali e politiche.
La politica che condiziona e lo “scippo” di Bari
Prendiamo il mercato: già nel 2002, Ryanair, aveva chiesto di usare Foggia come scalo, a patto di allungarne la pista, segno che lo scalo – all’epoca – era appetibile. Non se ne fece nulla. E la compagnia irlandese approdò a Bari. Grazie a una pista adeguata (il lato tecnico) e a una ricca concessione d’incentivi pubblici (il lato politico) ha rilanciato la potenzialità dell’aeroporto barese. E con esso dell’intero turismo pugliese. Idem per lo scalo di Brindisi. E tra i foggiani si fa strada il sospetto che, oltre all’influenza dei comignoli, il Gino Lisa abbia patito quella dei campanili. Uscendone finora perdente. E’ altrettanto vero che, in questi anni, la città non ha puntato granché sull’aeroporto: basti pensare che intorno alla pista sono state concesse licenze di costruzioni, per case e capannoni, che in vista di un allungamento andranno espropriate. Negli anni scorsi sono state incentivate alcune compagnie – senza mai allungare la pista – per ridare slancio allo scalo foggiano. Un’occasione sprecata. Myair vola dal Gino Lisa per due anni – dal 2008 al 2010 – poi arriva Darwin e nel 2011 – attraverso i collegamenti con Palermo, Milano e Torino – lo scalo raggiunge 80mila passeggeri. Una soglia bassa, certo, ma ottenuta con velivoli da soli 50 posti. E soprattutto: Gino Lisa non è un ingranaggio isolato. E’ gestito da Aeroporti di Puglia che amministra quattro scali: Bari, Brindisi, Foggia e Grottaglie. L’obiettivo è metterli in rete e creare ‘sistema’.
80mila passeggeri non erano granché, lo scalo era in perdita, ma erano turisti del ‘sistema’ Puglia e comunque – in questo momento – il ‘fantasma’ Gino Lisa costa 2 milioni l’anno. E invece: terminati gli incentivi pubblici pagati dalla Regione, nel 2011, la Darwin molla tutto. E’ un fallimento politico – Darwin incassa milioni pubblici e poi molla – e di mercato. Resta solo un tentativo: allungare la pista. Oggi la Regione dà il via libera: bando da 14 milioni per allungare la pista. Le aspettative? “Dipendono dalle prossime linee guida europee – sostiene Giuseppe Acierno, attuale ad di Aeroporti di Puglia – che riguardano gli aiuti all’avvio di nuove rotte”. Una vittoria per chi – come le associazioni “Mondo Gino Lisa” e “Vola Gino Lisa” – da anni sostiene: “Il bacino dell’aeroporto di Foggia – dice il presidente di Mondo Gino Lisa, Andrea Casto – gravita dall’Abruzzo al Molise, dalla Campania alla Basilicata. Già nel 2007 avevamo valutato che l’allungamento della pista era l’unica soluzione possibile per raggiungere un milione di passeggeri”. Si vedrà. La scommessa si sposta trecento metri più in là. Il Gino Lisa è nato nel 1969: ci son voluti 44 anni per decidere di fare appena trecento passi.
da Il Fatto Quotidiano del 15 dicembre 2013