E’ un vero e proprio tesoro d’arte quello sequestrato dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri del Ros nella lussuosa casa di Roma, con affaccio su Fontana di Trevi, appartenente a uno dei capi storici della banda della Magliana, Ernesto Diotallevi. L’operazione fa seguito ad un altro ingente sequestro di beni, del valore di 25 milioni di euro, ai danni di Diotallevi avvenuto il 12 novembre scorso. La lista delle opere d’arte stilata dalle forze dell’ordine si compone di 27 quadri, tutti appesi alle pareti e sparsi per le stanze dell’appartamento del boss di una delle bande criminali più potenti degli ultimi trent’anni, attiva soprattutto nel Lazio ma i cui legami con vari boss della mafia siciliana hanno già ottenuto numerosi riscontri. Quadri di Giacomo Balla, Mario Schifani, Sante Monachesi, poi dipinti di Franco Angeli, Norberto Proietti, Ana Maria Laurent, Antonio Balbo detto ‘Abatè, Aldo Riso. Ma anche dipinti di scuola romana, campana e francese del 1800 e del 1900. Poi mobili di antiquariato di ingente valore, un pianoforte di mogano, tavoli intarsiati e specchiere. Una passione per l’arte dettata – come hanno sottolineato gli inquirenti, “non tanto da esigenze estetiche, quanto soprattutto perché le opere d’arte, non essendo soggette a particolari registrazioni, in molteplici casi sfuggono ai provvedimenti ablativi emessi dall’Autorità Giudiziaria”. Oltre a questi beni, giudicati “di notevole valore storico ed artistico“, è stato sequestrato il restante 50% del capitale sociale della “C. Immobiliare S.r.l.”, con sede a Rimini, dichiaratamente attiva nella “compravendita di beni immobili” nonché l’intero capitale sociale e patrimonio aziendale della “Lampedusa S.r.l.”, con sede a Fiumicino (Roma), finalizzata alla “costruzione di navi ed imbarcazioni”, e una autovettura