La condanna più alta è andata ad Antonio Mosconi, ex presidente e amministratore delegato della Teksid, passato poi ai vertici della Fiat Impresit. Il sostituto procuratore di Torino Gianfranco Colace aveva chiesto condanne fino ai cinque anni per i vertici delle società che non avrebbero fatto installare impianti di aspirazioni per eliminare le polveri pericolose
Quattordici operai delle acciaierie della Fiat (passate poi ad altre società come la Teksid, gli Acciai Inox e la Deltasider) si sono ammalati e morti di tumore tra il 2001 e il 2006 per aver respirato amianto e silicio. Per queste ragioni stamattina il giudice Cristina Domaneschi ha condannato quattro ex manager dello stabilimento, con pene da un anno e otto mesi di reclusione a tre anni e mezzo, per l’accusa di lesioni colpose e omicidio colposo, mentre due ex dirigenti sono stati assolti per non aver commesso il fatto. La condanna più alta è andata ad Antonio Mosconi, ex presidente e amministratore delegato della Teksid, passato poi ai vertici della Fiat Impresit e alla Toro assicurazioni degli Agnelli: un manager passato nelle indagini di Mani Pulite con un’assoluzione e un patteggiamento a undici mesi per le tangenti dei lavori alla metropolitana di Milano.
Gli altri tre ex dirigenti condannati sono Guido Denoyer (condannato a un anno, otto mesi e quindici giorni), Aldo Pozzo (un anno e nove mesi) e Wieland Walcher (2 anni e dieci mesi). Il giudice Domaneschi ha pure condannato la Fintecna spa (controllata al 100 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti) come responsabile civile per i reati, mentre sono state scagionate la Fiat Group spa e la Teksid spa. I condannati dovranno pagare un risarcimento provvisionale alla Fiom Cgil, Flm Uniti (sigla dei metalmeccanici iscritti ai Comitati unitari di base), all’Inail, a Medicina Democratica e all’Associazione italiana esposti amianto, mentre le famiglie degli operai hanno già ricevuto degli indennizzi nel corso del processo.
Il sostituto procuratore di Torino Gianfranco Colace aveva chiesto condanne fino ai cinque anni per i vertici delle società che non avrebbero adottato le misure di sicurezza previste dalle leggi del 1956, né avrebbero fatto installare impianti di aspirazioni per eliminare le polveri pericolose. Le condanne stabilite dal giudice sono più basse, ma pongono un punto fermo per i prossimi processi che potrebbe arrivare. Le Ferriere della Fiat nel massimo della loro produzione davano lavoro a migliaia di operai e per questa ragione i casi di tumori provocati dall’amianto e dal silicio potrebbero aumentare. La procura di Torino è già al lavoro su altri sessanta casi di ex lavoratori delle sedi di Mirafiori, Avigliana, Savigliano (Cuneo), ammalati o deceduti per questi tumori dal 2006 in poi. Per questa ragione nei mesi scorsi le Asl hanno svolto alcuni accertamenti tra gli ex lavoratori di altri impianti legati alla Teksid (che appartiene a Fiat Group spa). Altri ex manager della Lingotto rischiano di finire a processo per omicidio colposo per i decessi da amianto alla Alfa Romeo di Arese. A Milano la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Paolo Cantarella (Ad Fiat dal 1991 al 1996) e altre sei ex alti dirigenti di Alfa Romeo, Fiat e Lancia nell’ambito di un’indagine relativa alla morte di 21 ex operai dello stabilimento dell’Alfa.