Si è spento a 94 anni a Izhevsk. L'idea di un'arma automatica gli venne guardando quelle dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale. La Russia non gli ha mai riconosciuto la proprietà intellettuale. A oggi sono stati prodotti 100 milioni di pezzi
E’ morto a 94 anni il generale Mikhail Kalashnikov, l’inventore del fucile d’assalto russo più famoso ed utilizzato al mondo. Il padre dell’AK-47 è deceduto all’ospedale a Izhevsk, una cittadina a 1.300 km a est di Mosca a ridosso degli Urali, dove ha vissuto e “lavorato tutta la vita”. A renderlo noto Viktor Chulkov, portavoce del presidente della repubblica dell’Udmurtia, dove Kalashnikov viveva. Più volte ha dichiarato di non sentirsi toccato dal contributo che ha dato alle guerre e ai conflitti nel mondo. “Dormo bene. Sono i politici quelli da biasimare perché non si trova un accordo e si ricorre alla violenza”, disse nel 2007.
L’ex contadino, nato in una famiglia che subì la repressione staliniana (lui stesso venne deportato a 11 anni), ebbe l’idea di costruire un’arma automatica dopo aver combattuto la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1938 si arruolò nell’Armata Rossa, dimostrando subito le sue competenze tecniche nell’apportare modifiche ai carri armati sovietici. Ma nel ’41, durante la battaglia di Bryansk contro i nazisti, rimase ferito. Nel corso della convalescenza, Kalashnikov rifletté a lungo sui fucili automatici visti in dotazione ai tedeschi, per questo iniziò a sperimentare una personale versione dell’arma nel 1947 (da qui il nome: Avtomat Kalashnikov 1947, letteralmente fucile automatico Kalashnikov). “È colpa dei nazisti se sono diventato un progettista di armi, io ho sempre voluto costruire macchinari agricoli”, disse.
Al fucile d’assalto, Kalashnikov dedicò tutta la sua vita. Lavorò attivamente nella fabbrica dalla quale ogni anno escono circa 100 mila pezzi l’anno fino a 92 anni. “Lavoro quattro giorni a settimana a cominciare dalle otto e mezza del mattino”, raccontava qualche anno fa il generale che diceva di amare le passeggiate nei boschi, la caccia e la pesca ma che soprattutto confidava che se avesse dovuto ricominciare, avrebbe rifatto tutto da capo. Salvo poi nel 2006 decidere di spendere il proprio nome per appoggiare la campagna a favore del Trattato Internazionale contro la proliferazione delle armi da fuoco. “Quando vedo che civili inermi vengono uccisi o feriti da quei mitragliatori, sono assalito dall’ansia e dalla rabbia. Mi tranquillizzo ripetendo a me stesso che ho inventato quell’arma ormai 60 anni fa per proteggere gli interessi della mia patria”.
L’Ak-47 è divenuto talmente popolare che in alcuni paesi africani ai bambini viene dato il nome di Kalash “in onore” del leggendario fucile. Nella Kamchatka nel luglio 2008 è stato addirittura eretto un monumento al fucile, mentre il compositore serbo Goran Bregovic ha intitolato “Kalashnikov” una sua canzone. Quando compì 90 anni l’allora presidente Dmitri Medvedev decorò l’uomo con la medaglia d’oro definendolo l’inventore di “uno dei nostri migliori simboli nazionali“. Eppure, il “padre” del fucile non ha tratto alcun beneficio economico dalla sua invenzione perché la Russia non gli ha mai riconosciuto i diritti di proprietà intellettuale. Negli ultimi anni lui però ha deciso di ricavare qualcosa dalla sua “abilità manuale” concedendo l’uso del suo nome per un ombrello, un orologio, un’auto e, naturalmente, una vodka. E due anni fa ha vinto una causa in Francia contro una società che voleva commercializzare una bevanda energetica chiamandola “Kalaschnikow”.
L’arma venne ufficialmente adottata dall’esercito sovietico nel 1951. Il fucile prodotto su licenza in numerose nazioni ha avuto diverse imitazioni ed è stato, all’epoca dell’Urss, l’arma per eccellenza degli eserciti del Patto di Varsavia e dei Paesi fratelli, e dei movimenti di guerriglia del Terzo mondo. Attualmente è usato dagli eserciti di oltre 50 paesi e rimane il fucile preferito di guerriglieri e terroristi, fino a oggi, ne sono stati venduti 100 milioni di pezzi.
L’anno scorso il Kalashnikov è rinato con la benedizione del presidente Vladimir Putin, in una nuova e più sofisticata versione di quinta generazione, Ak-12, ma non ha superato i test preliminari e quindi non è stato ammesso ai test statali per diventare la nuova arma da tiro dell’esercito russo.
Lo scorso settembre era stata annunciata la cessione del 49 per cento del gruppo: la società Rostec aveva venduto la quota ad Alexey Krivoruchko e Andrey Bokarev, co-proprietari della società per i trasferimenti aeroportuali di Mosca Aeroexpress, per 41 milioni di dollari. I due investitori avevano assicurato un investimento di 78 milioni di dollari nei prossimi due anni per coprire i debiti della compagnia, produttrice del 95 per cento delle armi leggere russe. Il Consorzio Kalashnikov era stato istituito ad agosto, dopo che nel 2012 la Izhvevsk aveva dichiarato bancarotta. Mikhail Kalashnikov aveva ceduto gratuitamente il suo nome per ribattezzare e rilanciare la compagnia. Nel 2014 il ministero della difesa dovrà decidere la nuova arma da fornire all’esercito: oltre al Kalashnikov intesta c’è una nuova versione del fucile mitragliatore prodotto dagli anni Ottanta in una fabbrica di Kovrov, nella regione di Vladimir.