Era il 2000 quando il Parlamento Europeo chiese agli Stati di ‘garantire alle famiglie monoparentali, alle coppie non sposate e alle coppie dello stesso sesso, pari dignità rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali’.
Sono passati quasi 14 anni e l’Italia è rimasto uno dei pochi Paesi europei a non prevedere alcuna tutela per le coppie conviventi, in particolar modo per le coppie omosessuali.
Un piccolo passo in avanti è stato fatto con l’istituzione nei Comuni del Registro delle unioni civili, e un ulteriore tassello potrebbe essere posto dal Disegno di legge proposto da alcuni senatori del Pd che si prefigge di modificare il codice civile in materia di disciplina delle unioni civili e dei patti di convivenza.
È sicuramente un punto di partenza, non un traguardo, ma va dato atto a questo partito di aver finalmente preso coscienza della necessità di legittimare giuridicamente una prassi consuetudinaria. Non esistono coppie di serie A e di serie B, su questo dovremmo essere tutti d’accordo, e ben fanno le comunità gay a insorgere quando il loro diritto di amare viene civilmente negato.
Si prenda però atto che dopo atti offensivi per la comunità, i Dico su tutti, oggi il Pd ha attuato un cambiamento, che ci auguriamo possa trovare presto una validità giuridica.
Da attivista per i diritti Lgbt invito la comunità a non cadere nel ruolo di vittima, che relega in spazi bui e non accelera il processo di inclusione, e da politica auspico che tutti gli esponenti del Pd, senza esclusione alcuna, si prendano la responsabilità di sostenere questa proposta.
Ognuno mantenga il proprio ruolo, chi quello di avanzare proposte, chi quello di ascoltarle e trasferirle in sede istituzionale.
Non sarà facile portare a casa un risultato ottimale in breve tempo, ma mi auguro che l’impegno congiunto delle forze parlamentari porti a una risoluzione della questione delle coppie omogenitoriali.
Far parte di un partito significa assumersi delle responsabilità che a volte appaiono essere in contrasto col desiderio altrui, e altre volte vanno contro il proprio sentire, ma la sfida sta proprio in questo: agire in favore del bene comune, superando i propri limiti e accettando il rischio di creare un conflitto con chi la pensa diversamente. Questa è la politica, saper guardare oltre, in prospettiva, avere il coraggio di prendere decisioni che guardino all’insieme, e abbandonare le fin troppo facili e bieche rivendicazioni dei qualunquisti.
Mi auguro, il prossimo anno, di poter festeggiare con la mia bimba il riconoscimento legale del suo diritto di avere due mamme, e a voi tutti auguro di poter esprimere con libertà il vostro sentimento, appoggiato da chi governa, nel rispetto del bene collettivo.