Davide, sei anni, ancora nel sonno apre appena gli occhi e biascica: “Questo è il giorno più odioso della mia vita!”. Nel pomeriggio ha la recita di Natale e a scuola proprio non gli va di andare. Forse non ha tutti i torti. 

Quest’anno lui e i fratelli non hanno voluto fare neanche l’albero di Natale grande, quello con le palline rosse,  quello che per gioco definimmo l’albero del cinema italiano.

Quest’anno il mio albero del cinema italiano è molto piccolo, con palline anonime d’argento e azzurre, con poche luci, senza puntale.

Mi ci siedo davanti. Ecco, quest’anno di sorridere proprio non mi va. Non mi va di colorarlo. Non mi va di renderlo accecante. Con questa poca luce, rimangono in penombra i regali esposti ai suoi piedi: La grande bellezza, un grandissimo, produttivamente parlando, film italiano che finalmente rischia di essere candidato all’Oscar, per chi pensa che l’Oscar sia un riconoscimento importante; un piccolissimo, sempre produttivamente parlando, film italiano, Spaghetti story, che meritatamente è in due sale di Roma durante le feste di Natale con tante persone che vanno a vederlo; Maya Sansa che canta Il mondo nel film francese che tra quelli in sala a Natale per me è il più bello, Alceste à bicyclette , che il più bravo dei distributori indipendenti italiano ha chissà perché voluto intitolare in Italia Molière in bicicletta; un bel libro di interviste a cineasti che si intitola Atlante sentimentale del cinema per il XXI secolo, di Donatello Fumarola e Alberto Momo, che a leggere quella ad Alberto Grifi, ti fa venire voglia di continuare a combattere.

E poi, nell’angolo più estremo, c’è il regalo più bello che quest’anno il cinema italiano ha fatto a me: la possibilità di fare un laboratorio di cinema nelle Vele di Scampia. Ma questo, rimane un regalo troppo personale per essere messo in luce. E’ giusto che rimanga nell’angolo più scuro.

Davide è rientrato da scuola. Si è tolto il grembiule. Mi guarda con quella faccia da schiaffi che si ritrova.

“Andiamo a giocare?” 

Buon natale a tutti.

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