È tempo di playlist! Inutile raccontarsela, a fine anno, in ambito musicale, si tirano le somme e allora… prima di guardare ciò che è successo nel mondo, proviamo a dare uno sguardo a quello che l’Italia – nel 2013 – ha saputo esprimere. Lo abbiamo chiesto a Barbara Santi, collaboratrice storica di Rumore (ma un tempo anche speaker a Radio Torino Popolare). Da anni Barbara scrive per la nota rivista musicale concentrandosi prettamente su quanto succede nel nostro Paese.
Sentite quello che ci ha detto.
Cara Barbara proviamo a tracciare le coordinate del 2013. Che anno è stato dal punto di vista musicale?
Se parliamo di musica straniera, direi buono. Mi son piaciuti diversi dischi e molti sono in classifica sul numero di dicembre. Concordo sull’enfant prodige dell’anno: King Krule. Poi, ho amato molto The Next Day e mi piace pensare che li abbia messi (quasi) tutti a tacere. Bowie è e resta un fuoriclasse. Saltando di palo in frasca, un disco che mi è garbato un monte è Wise up Ghost, di Elvis Costello And The Roots. Poi, Daft Punk.
Sui Daft Punk intervengo a gamba tesa, resto della mia idea, il futuro è da un’altra parte, il loro è puro revisionismo.
Non so. A me appassiona ciò che riesce a stupirmi, ciò che non si ripete, e credo che sia un disco coraggioso. Hanno “azzardato” e hanno vinto la scommessa.
Andiamo avanti. Io con te mica voglio parlare degli stranieri… Parliamo di quanto è successo in Italia.
Ci sono stati anni migliori, sono mancate sorprese sia tra le novità sia tra “le garanzie” ma qualcosa di buono c’è stato e i nomi li farò più avanti…
Sarò banale ma resto convinto che niente in Italia sia riconducibile agli anni ’90, ovvero a quando esisteva realmente una scena musicale nuova quanto strutturata.
Spesso gli “anni migliori” coincidono con quelli in cui se ne avevano venti o poco più. Facci caso, secondo le età, parlando con gli interessati, ti diranno che “ah però, la miglior musica è quella degli Xanta”. Per carità, è fisiologico, sacrosanto e lo faccio anch’io ma credo dipenda molto dal “ricordo”. E non c’è quasi nulla che evochi bene i ricordi come la musica. Ma la nostalgia non è affidabile, può distorcere le percezioni, e non sempre si può cogliere il valore della “scena” nell’immediato.
Indie, Mainstream in Italia è difficile capire “chi ci è oppure ci fa”
Indie, Mainstream… Sarebbe bene parlare finalmente di qualità. Per quanto riguarda l’atteggiamento dei musicisti, non credo dipenda solo dall’ambito cui appartengono. Parliamo di esseri umani, che hanno un’indole che prescinde dal loro ruolo. Tra gli indipendenti ci sono persone gradevoli, che non si atteggiano, e altre noiosamente altezzose. In ambito mainstream, idem. Non è questione di “etichetta” ma di attitudine.
Ho scritto un post recentemente nel quale me la prendo con la musica mainstream italiana, come ti poni con Vasco e soci?
Non mi pongo. Ascolto di tutto e mi faccio un’opinione, senza pensare alle categorie. Per me esiste musica buona e musica inutile, come dicevo. Certo, il gusto influisce, per quanto si cerchi di essere obiettivi, ma credo sia fondamentale porsi di fronte a chiunque nello stesso modo, quando si recensisce. Per quanto riguarda la musica che scelgo, “non mi pongo” a maggior ragione. Ascolto e scelgo d’istinto. Che si chiamino Iacampo o Battiato.
Che opinione ti sei fatta della querelle legata al mancato ritiro del Tenco di Cesare Basile?
Stimo molto Cesare, oltre ad amare i suoi dischi. Lui, credo sia come lo vedi. Penso sia comprensibile e condivisibile che abbia risposto così alla decisione del Tenco di cancellare la data al Valle. Basta leggere il comunicato che divulgarono, per capire cosa può aver provato. Di fatto non hanno preso posizione e la sua è stata una reazione fisiologica. Per nulla scontata, però. Non ne ho parlato con lui ma immagino sia andata così.
Veniamo ai dischi dell’anno cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto.
Cosa non mi piace generalmente lo rimuovo, ché preferisco dedicare spazio a ciò che mi piace. Con tutto quel che esce! Considera che perlopiù mi occupo di piccole produzioni.
Ho capito ma il tuo mestiere è anche quello di stroncare. Troppo facile parlare bene di un disco…
Credo invece sia più facile stroncare, sai? In ogni caso, ignorare è peggio che stroncare. Perlomeno a me fa quest’effetto. Se devo lo faccio ma, parlando di nicchia, penso sia meglio dar spazio a chi lo merita.
Veniamo ai dischi…
Qualche titolo? Venga il regno dei Viginiana Miller, Formigole di Toni Bruna, l’album di Basile, The Sleeping Tree, Perturbazione, C+C=Maxigross, Saluti da Saturno. A conferma del fatto che non credo nelle categorie, ti dirò che mi sono piaciuti sia i Marta sia Edwina & Deko: il primo è BMG, il secondo è fatto in casa. Poi Cascata di Alessandro Fiori e Il Fratello.
Premessa, non sono un fan dei Marlene Kuntz come molti erroneamente credono ma ritengo che Nella Tua Luce sia un grande disco.
Per me l’album dei Marlene resta Catartica. Già, anch’io combatto coi ricordi. Comunque, Nella tua luce mi è piaciuto. Vedi? È uscito su Sony “eppure” è un buon album.
Sei sostenitrice convinta che il Rock nel nostro Paese debba essere cantato in italiano, perché?
“Sostenitrice” è una parola grossa. Sono usciti anche ottimi lavori in inglese. The Sleeping Tree, dicevamo, ma anche M+A e altri. Però trovo che l’italiano sia più personale, oltre che credibile, in linea generale. Diciamo che non amo coloro che usano l’inglese per nascondere le loro lacune. In italiano “l’inganno”, se c’è, è più evidente. Forse è egoismo, il mio: è più facile stanarli (ride).
Hai letto i big di San Remo? Ci vanno I Perturbazione… che ne pensi?
Sono felice per loro. Anche per Sinigallia, che mi garba un monte. E pure un po’ per me, che li vedrò. Non so ancora se in trasferta o da casa ma seguirò di sicuro il Festival. Come tutti, ho vissuto il periodo del rifiuto adolescenziale, poi mi son scoperta a seguirlo.
Voglio essere onesto, lo guardo per criticarlo…
È un gioco, come lo è la musica in fondo e mi piace osservarne ogni aspetto. E poi è sicuramente utile ai musicisti. Quest’estate ascoltavo due ragazzine chiacchierare e una diceva: “si chiama Marta, come i Marta sui Tubi”. Ecco, solo l’anno prima, questo dialogo difficilmente l’avremmo sentito.
Il tuo disco del 2013
Aspettando i barbari dei Massimo Volume, senza se e senza ma. Uno di quei dischi che non riesci a togliere dal lettore. Lo levi in “periodo recensioni” e rientra da solo appena finito. Ahah, temo che abbia le gambe.
E ora fuori 9 canzoni italiane del 2013
Vivo in modo diverso singoli e album, arrivando dalla radio. Prendila più come una playlist radiofonica:
9 canzoni 9 … di Bartbara Santi
Lato A
Fortuna, ora • Umberto Maria Giardini
Sentimento Oggetto 1 • Marco Parente
Zenith Diamond • His Clancyness
B Song • M+A
Lato B
Wild Tiger Woman • Giuda
Senza Volersi Bene • Paletti
Ho Visto Un Dio • Cosmo
No Autobus • DIMARTINO
Non c’è Niente di Twee • I Cani