Ovviamente il titolo è una battuta, perché nessuno – tranne forse Chiara Geloni – potrà mai rimpiangere le Finocchiaro e i D’Alema, che comunque son sempre lì alla faccia di qualsiasi rottamazione. La domanda è però lecita: siete sicuri che basti essere giovani per essere nuovi? Anche ieri Enrico Letta ha detto che il 2013 ha sancito il ricambio generazionale e il 2014 sarà “l’anno dei quarantenni”. In tale frase Libero ci ha voluto persino vedere un attacco al mio libro. Figuriamoci: non merito tale onore. E in ogni caso il 47enne Letta non può parlare di nuovo e giovani, non essendo mai stato nuovo e giovane.
Renzi ha trasformato il ritornello della rottamazione nel Gimme Five contemporaneo. Facciamo finta di non sapere che nella sua segreteria ci sono ancora quasi tutti i “leader” che lui voleva mandare in pensione. E facciamo anche finta che tra i suoi supporters non ci siano i De Luca, i Lele Mora e i Briatore. Facciamo finta che Renzi sia veramente il nuovo che avanza e non il paninaro che indietreggia.
Che nuovo è quello di Renzi? Il nuovo riformista, garbato, jovanottiano, caruccio, educato, buonista, accomodante, che all’ideologia ha sostituito gli arancini di Eataly. Chi sono i nuovi renziani? Scopriamolo attraverso una breve analisi di alcuni tra i 12 apostoli della nuova segreteria . Sette donne, cinque uomini. E già qui tutti hanno applaudito, perché “viva le quote rosa” e “l’età media è di soli 35 anni”. Sì, ma è un merito in sé avere scelto più donne? E’ un merito in sé essere giovani (all’anagrafe)?
Francesco Nicodemo, Comunicazione. Subito smascherato dal Fatto Quotidiano per la sua attività su Twitter di dileggiatore seriale contro chiunque criticava Renzi, ha promesso la nascita di una “nuova community” (altra cosa tipica del gggiovane: parlare in inglese per mascherare la mancanza di argomenti). Dopo la figuraccia, Nicodemo si è dato un contegno, ha rilasciato interviste lisergiche in cui si dice cresciuto con Tarantino e Radiohead (casomai Muccino e Jovanotti) e ha garantito che anche De Luca può essere una risorsa. Memorabile la lettera inviata al direttore di questo giornale, Antonio Padellaro, per scusarsi delle “cappellate”. La lettera, si presume scritta sotto minaccia di Renzi (che avrà sacramentato in aramaico per averlo scelto), cominciava con uno strepitoso “Pregiatissimo Direttore” e continuava con toni paragonabili a quelli di Benigni e Troisi nei confronti del “santissimo Savonarola”. Mancava però la parte in cui Nicodemo scriveva “e noi lì, caro santissimo Padellaro, sotto i vostri piedi. Zitti”. Fiduciosi, attendiamo.
Federica Mogherini, Europa. Durante una puntata di L’aria che tira su La7, specificando giustamente che il taglio di un miliardo proposto da Renzi a Grillo riguarderebbe cose come l’abolizione del Senato e quindi non dipendenti solo dal Pd, ha specificato poi in maniera piccata: “No no, noi non intendiamo neanche restituire i finanziamenti pubblici“. E certo: figuriamoci se è ipotizzabile restituire soldi pubblici a prescindere da ciò che dice Grillo. Sarebbe un’idea troppo nobile.
Pina Picierno, Politiche per il Mezzogiorno. Uno dei suoi miti è Ciriaco De Mita, ed è forse l’unica cosa veramente renziana che la caratterizza. Come tante altre, dalla Madia alla Moretti, è passata in un amen dall’antirenzismo fervente al renzismo estatico, seguendo la prassi italica del correre in soccorso del vincitore. Come può Renzi rottamare il partito, se i suoi “nemici” sono già saliti tutti sul suo carro?In questo video potete scoprire cosa diceva la Picierno di Renzi su Twitter durante le primarie 2012, da pasionaria bersaniana: “Lo slogan ‘Adesso’ di Matteo Renzi? Uguale a quello di Dario Franceschini alle Primarie Pd 2009, mazza che svolta”. “M’avanzano un sacco di cappellini dal congresso del Pd. Le (sic) mando a Renzi e libero il garage?”; “E ci mancava pure Nicole Minetti: ‘Alle primarie voterei Renzi perché è giovane’. #salvateilsoldatorenzi”; “Bella supercazzola di Matteo Renzi sui diritti”. E via così
Marianna Madia, Lavoro. Veltroniana, ferocemente antigrillina (“Meglio Berlusconi di Grillo“), una delle assenti Pd al voto sullo scudo fiscale. Già punzecchiata per il trasformismo disinvolto e per la sua acerbità politica, entra direttamente nella leggenda quando sbaglia ministro: cercava Giovannini (Ministro del Lavoro), ma è andata da Zanonato (Ministro per lo Sviuppo Economico). Strepitosa la risposta di Zanonato, che dopo averla fatta parlare un po’ l’avrebbe ghiacciata così: “Cara Marianna sono contento del vigore e dell’entusiasmo con il quale mi chiedi supporto. Ma di questo avresti dovuto parlare con il collega ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Le mie competenze non sono specificamente destinate alle politiche dell’occupazione”. Pensate: se una cosa così l’avesse fatta Giulia Sarti o Paola Taverna, quanto ci avrebbero gongolato tivù e giornali? Se però sbaglia una renziana no, va tutto bene. E anzi Massimo Gramellini tira addirittura fuori la storia del “sessismo”. Tesi difensiva odiosa: se una persona critica la Biancofiore non è sessista. E’ sana di mente.
Davide Faraone, Welfare e Scuola. Ex pupillo di Crisafulli (“Davide Faraone l’ho allevato io, difendendolo nella lunga serie di minchiate che ha combinato”). Dal sito del gruppo M5S alla Camera: “Ecco il nuovo che avanza. (Faraone) ha incontrato persone poi condannate per mafia mentre raccattava voti per la città per la campagna elettorale per le regionali del 2008”. Il riferimento, come ha raccontato Il Fatto Quotidiano, è a una storia di cinque anni fa, quando, scrivono i 5 Stelle, “il 10 marzo 2008 (Faraone, ndr) si accomoda nel salotto di Agostino Pizzuto, custode dell’arsenale della famiglia del quartiere San Lorenzo-Resuttana. E si parla di voti”.
Tutti gli ospiti sono incensurati, ma sotto indagine dei carabinieri che registrano l’arrivo del futuro deputato che Pizzuto chiama per nome, “Davide”. Quattro giorni dopo una microspia piazzata nell’auto di Pizzuto, ufficialmente giardiniere del Comune a Villa Malfitano, dove custodiva le armi della cosca, capta un colloquio con un altro degli indagati, Antonino Caruso, anch’esso pubblicato sul sito del M5S: “Allora hanno chiesto qualche cortesia… qualche cosa si matura… noi altri abbiamo fatto la campagna elettorale per Faraone…”, dice Caruso. Che aggiunge: “Faraone ci dice… non ce l’abbiamo fatta, mi è dispiaciuto, mi devo ricandidare al Comune…”. Quattro anni dopo, durante le primarie del Pd per il Comune di Palermo, Stefania Petix, l’inviata di Striscia la notizia, e il suo fedele bassotto sorprendono Faraone mentre rassicura il membro di una cooperativa di disoccupati, Palermo Migliore, che poco prima avevano indetto una riunione per invitare i soci a votare per lui. “Sono caduto in un trappolone ordito dai personaggi coinvolti in queste primarie – replica – sto cercando di scoprire, con delle indagini personali, chi siano e perché hanno agito ai miei danni”.
Debora Serracchiani, Infrastrutture. Per partecipare a una puntata di Ballarò su RaiTre, viaggia con un volo di Stato. Come un Mastella qualsiasi.
Filippo Taddei, Economia. Ex civatiano, come peraltro Nicodemo (Pippo Civati ha seri problemi di reclutamento). Respinto all’esame per l’abilitazione di prof in politica economica.
Oh, Renzi, una curiosità: ma son tutti così? Davvero non c’era niente di meglio? Che dire: se questi sono i rottamatori, buona supercazzola a tutti.