“Un peso che l’Italia non può più permettersi”. Per Confindustria sono questo le imprese di Stato. Partecipazioni pubbliche costose, che insistono su organismi locali nati per aggirare i vincoli di finanza pubblica e generare consenso e che non servono alla collettività. E’ duro il giudizio espresso nel rapporto del 19 dicembre scorso dal Centro Studi di Confindustria (CsC), sulle partecipazioni di Stato in imprese ed enti. Che porta ad una conclusione: il Paese non può permetterselo.
“Nel 2012 – scriveva infatti il CsC citando la banca dati Consoc, istituita presso il ministero per la Pubblica amministrazione e la semplificazione – erano 39.997 le partecipazioni possedute da amministrazioni pubbliche in 7.712 organismi esterni. L’onere complessivo sostenuto dalle Pubbliche amministrazioni per il mantenimento di questi organismi è stato pari complessivamente a 22,7 miliardi, circa l’1,4% del Pil”. Numeri che “il Paese non può permettersi”.
Si tratta di “cifre consistenti che meritano attenzione – sottolineava il CsC – Infatti, gran parte di questi organismi sono nati, a livello locale, per aggirare i vincoli di finanza pubblica, in particolare il patto di stabilità interno, e come strumento per mantenere il consenso politico attraverso l’elargizione di posti di lavoro”. Naturalmente “non tutti gli organismi rispondono a queste logiche. Di certo, però, il modo e l’intensità con cui il fenomeno si è sviluppato confermano l’anomalia”. Ma, in generale, “sarebbe prioritario dismettere gli enti o comunque azzerare i costi per le pubbliche amministrazioni di quegli organismi che non producono servizi di interesse generale“.
Incrociando la banca dati Consoc, che riporta le società partecipate da tutte le Pubbliche amministrazioni, la quota di partecipazione, la Pa partecipante e l’onere a carico di quest’ultima, con la banca dati Aida – spiegava il CsC – è stato possibile associare alle partecipate i loro bilanci e il codice Ateco (la classificazione delle attività economiche) per capire cosa realmente producono. I dati mostrano che oltre la metà degli organismi non sembra svolgere attività di interesse generale, pur assorbendo nel 2012 il 50% degli oneri sostenuti per le partecipate: circa 11 miliardi di euro. “Più in generale – proseguiva Confindustria – considerando anche gli organismi che producono servizi di interesse generale, oltre un terzo delle partecipate ha registrato perdite nel 2012, e ciò ha comportato per la Pa un onere stimabile in circa 4 miliardi. Il 7% degli organismi partecipati ha registrato perdite negli ultimi tre anni consecutivamente con un onere a carico del bilancio pubblico che è stato pari a circa 1,8 miliardi”.