In questi giorni ci auguriamo tutti ‘buon anno nuovo’!
E lo faccio anch’io, chiaro: buon anno, miei cari, e che sia un anno nuovo davvero!
Un anno, in fondo, è fatto di tanti attimi, di tanti ‘adesso’; quando ne parliamo son già appena passati, oppure ci pensiamo fantasticando, come faccio io ora, dell’anno che verrà, e che ancora non c’è, con tutti i suoi attimi che ci immaginiamo. Per cui possiamo ragionare solo su quelli passati, anche se da pochi secondi, o immaginandoci quelli di un futuro caratterizzato comunque dal fatto di non esistere, non adesso, né mai: quando arriva per definizione non è più futuro, ma sarà l’’adesso’ di turno. Si sa, nulla di nuovo, ma a me piace pensare anche pensieri usati, per nulla nuovi.
E un anno davvero nuovo, come potrebbe essere? Sì, un anno davvero nuovo, bella idea. Ma se è nuovo davvero, se lo è come tutti gli anni, è nuovo-come-al-solito, e allora che anno-nuovo è?
Un anno davvero nuovo, che possa essere, forse, un anno da ripescare al mercatino dell’usato, scegliendone uno che ci piaccia o almeno ci consoli? O meglio ancora all’antiquariato, o all’archivio storico? Sarebbe quindi così un anno nuovo davvero diverso da tutti gli anni nuovi, in quanto antico? Un anno in cui nessuna nuova notizia ci sorprenda, né spaventi; infatti la conosciamo già, è storica, ormai.
Un anno senz’ansia, senza paura, senza doverci difendere, senza nulla da dimostrare, senza nemmeno il bisogno di farci gli auguri – dato che ce la caviamo benissimo anche tenendoci il contrario degli auguri, il nostro perenne timore che le cose non vadano come preferiamo che vadano. Un anno di cui sappiamo già che fra cent’anni, mettiamo, a nessuno interesserà più di quel che vi era avvenuto? Comprese ansie, gioie, dolori, delusioni, fastidi grandi e piccoli e frustrazioni?
E in un anno così, un anno davvero nuovo, come ci comporteremo? Come sempre, ad esempio augurandoci che gli altri siano gentili e comprensivi con noi (e dimenticandoci di esserlo noi per primi), oppure no, non come sempre, augurando a chi non ci sembra per nulla così gentile (non come a noi piacerebbe) che sia finalmente felice, e così sereno che comportarsi in modo allegro e gentile gli venga spontaneo?
Un anno di pausa dal nostro solito aspettarci dagli altri qualcosa di meglio di quel che possono fare? Un anno di tregua? Un anno in cui ci venga spontanea la benevolenza? Un anno tranquillo, senza novità, senza il flusso continuo di informazioni in bilico tra l’irrilevanza e la drammaticità, che ci spintonano di qua e di là. Un anno senza cattivo umore, un anno empatico con noi umani.
Un anno in cui ci venga facile allenarci ad essere grati, ma si, a tutto e a tutti. Anzi inzio subito: grazie di esserci, con tutta la nostra rabbia, con tutto il disorientamento, con la stanchezza, con gli auguri di poter star bene, con le nostre paure, con le disperazioni e le preoccupazioni, con quel che c’è. Grazie, e che quello ‘nuovo’ sia un anno buono con noi, e noi con lui.