I tonfi più evidenti (a doppia cifra) si sono registrati nei fondi hanno investito in Paesi emergenti o nelle materie prime. Quanto ai buoni del tesoro, per trovare rendimenti decenti, gli investitori hanno dovuto buttarsi sulle scadenze più lunghe, anche perché i triennali sono scesi lo scorso novembre all’1,79%, il minimo da marzo 2010
Oltre ai guadagni, quando si investono i propri risparmi bisogna anche imparare a incassare i flop: titoli o prodotti finanziari che ci fanno perdere una parte (a volte importante) di quanto abbiamo investito o con un rendimento così basso da farci rimpiangere il caro e vecchio materasso. Ecco, quindi, una lista dei peggiori nel 2013, considerando i diversi strumenti di investimento.
Partendo da quelli più rischiosi (le azioni), stando ai dati di Borsa italiana aggiornati a lunedì 23 dicembre, la maglia nera da inizio anno va a Saipem: -48,36%. Penultima: Banca Monte Paschi di Siena con -21,67% da inizio anno, seguita da Eni (-5,73%) ed Enel (-1,02%). Il crollo della società che fornisce i servizi per le attività onshore e off shore di Eni si deve all’allarme lanciato a inizio anno: da allora il titolo, complici le inchieste giudiziarie, non si è più ripreso. Film analogo, ma in grande, per Rocca Salimbeni, che sconta le tortuose vicende societarie della banca senese (non ancora finite) e rischia a questo punto la nazionalizzazione.
Passando ai titoli di Stato, il 2013 ha fatto dimenticare i rendimenti da capogiro toccati due anni fa, quando il Btp triennale sfiorò nel novembre del 2011 (erano i giorni delle dimissioni dell’ex premier Berlusconi) un rendimento dell’8 per cento. Quest’anno, i ritorni per i Bot people sono stati ben più magri e prossimi allo zero (basta dare un’occhiata alle tabelle di Bankitalia). Quanto ai Btp per trovare rendimenti decenti, gli investitori hanno dovuto buttarsi sulle scadenze più lunghe, anche perché i triennali sono scesi lo scorso novembre all’1,79%, il minimo da marzo 2010.
Non hanno fatto meglio le soluzioni più liquide, come i conti deposito: basta scorrere un qualsiasi sito comparatore per scoprire tassi lordi attorno al 2,50%: detto altrimenti, investendo 10.000 euro in questi strumenti vincolati, dopo 12 mesi si ottiene un guadagno netto di poco superiore a 200 euro, quando un Btp comprato a fine 2011 ha continuato a garantire nei tre anni successivi una cedola di oltre 700 euro. Quanto ai fondi comuni d’investimento, quest’anno chi aveva messo i soldi sugli obbligazionari nella maggior parte dei casi è rimasto deluso. Come ha fatto notare Morningstar, una società che dà rating ai fondi, un campione del settore come Pimco Gis Total Return, gemello del fondo americano gestito dal “re dei bond” Bill Gross, ha perso addirittura il 29% del patrimonio in Europa a causa dei deflussi: i risparmiatori negli scorsi mesi hanno chiesto il riscatto della propria quota a fronte di rendimenti negativi. Il super fondo da 23 miliardi di euro quest’anno ha portato a casa un segno meno dopo l’altro, chiudendo il mese di novembre con una performance di -4,9 per cento. Stesso andamento per un altro big del comparto, Templeton Global Bond (oltre 44 miliardi di euro di masse in gestione in Europa): -3% a fine novembre.
Ma i tonfi più evidenti (a doppia cifra) si sono registrati sui prodotti più esotici che investono nei paesi emergenti o nelle materie prime (commodity): stando ai dati Morningstar, i fondi che investono in azioni di società operanti nel settore delle miniere d’oro e di altri metalli preziosi sono crollati del 50% da inizio anno.