Nella cittadina in provincia di Rimini l'eurodeputato Pd Andrea Zanoni promette una lauta ricompensa per coloro che contribuiranno a trovare i colpevoli: "Con quelle esche sono a rischio anche i bambini"
Come nel Far West, come si faceva coi banditi anche in Italia 100 anni fa. Manca il cartello con su scritto Wanted, Dead or Alive, perché i loro volti sono ignoti. Ma sul capo di chi ammazza i cani e i gatti è spuntata una taglia di 500 euro. A Sant’Arcangelo di Romagna, provincia di Rimini, da un po’ di tempo a questa parte degli sconosciuti avevano disseminato una zona della cittadina con esche velenose. Così nel giro di poche settimane diversi quadrupedi sono stati trovati morti e, nonostante le indagini della polizia municipale e della Guardia forestale, mobilitate dalle denunce dei padroni, i killer sono rimasti senza volto. È a questo punto che, dopo diverse lettere scritte dai padroni desolati per la morte dei loro amici a quattro zampe, l’eurodeputato (ex Idv, oggi Pd) Andrea Zanoni, ha deciso di offrire di tasca sua un premio a chi denuncerà gli avvelenatori. Una pratica, quella della taglia, inusuale per ricercare il colpevole di un reato: “Chi sta compiendo una vera e propria strage è un delinquente senza scrupoli che mette a rischio anche i bambini che, inconsapevoli, possono entrare in contatto con i veleni disseminati sul terreno. Sono episodi gravissimi che vanno puniti in modo esemplare”, spiega Zanoni al fattoquotidiano.it.
Per ora, a qualche giorno dall’annuncio della taglia, nessuno ha contattato il parlamentare europeo per segnalare il “ricercato” e battere cassa. “Una volta con la Lac, l’associazione contro la caccia di cui sono presidente in Veneto – spiega Zanoni, da sempre in trincea su temi dell’ambientalismo e della lotta per i diritti degli animali – il sistema delle ricompense funzionava”. L’eurodeputato ha condotto un’indagine tra gennaio e maggio 2012, basata su segnalazioni di associazioni e notizie a mezzo stampa da cui sono emersi 282 casi di probabile avvelenamento in 11 Regioni e 30 Province italiane. È stato registrato in totale il coinvolgimento di ben 151 cani, 124 gatti e di alcune specie selvatiche (aquila reale, tasso, storno e colombo). “Ma è solo la punta dell’iceberg – spiega il parlamentare – Le denunce non partono sempre, e comunque non riguardano i randagi che non hanno nessuno che li reclami”.
Diversi i tipi di sostanze utilizzate secondo l’indagine condotta. In alcuni casi di avvelenamento è stata accertata la responsabilità di sostanze rientranti nelle categorie dei lumachicidi e degli insetticidi, mentre la stricnina, sostanza dichiarata illegale in Italia e dunque sempre meno utilizzata, risulta aver causato il decesso di sei cani. L’ampia diffusione del fenomeno dei “bocconcini” è evidenziata anche dalla letteratura scientifica: uno studio del 2009 condotto in cinque Stati membri dell’Unione europea sottolinea come sia proprio l’avvelenamento una delle principali cause di mortalità della fauna selvatica. In Italia, dove la pratica è diffusa in egual misura da sud a nord, l’utilizzo delle esche al veleno è vietato dalla legge, almeno dal 1992: “Costituisce un doppio reato – spiega Zanoni – configura sia il maltrattamento di animali, sia l’uso di mezzi vietati dalla legge nazionale sulla caccia e dalle direttive Ue Uccelli e Habitat”.
Già a giugno 2012 Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea in cui ha chiesto di far rispettare il divieto di utilizzare bocconi avvelenati in tutto il territorio dell’Unione, alla luce anche di due direttive (Uccelli, 147 del 2009 e Habitat, 43 del 1992) che ne vietano l’utilizzo. Il 17 luglio 2012 il commissario all’Ambiente Ue, Janez Potočnik, ha risposto a nome della Commissione ribadendo che “la direttiva Uccelli e la direttiva Habitat proibiscono esplicitamente tali metodi, insieme ad altre prassi simili non selettive e pericolose”. Gli avvelenatori di Sant’Arcangelo sono avvisati.