“Il sistema di sicurezza della stazione ferroviaria di Volgograd ha funzionato al meglio”. È questa la tesi ufficiale ripetuta come mantra dai conduttori di Russia24 dopo che una donna kamikaze si è fatta esplodere all’ingresso della stazione provocando almeno 15 morti. Eppure sui social network c’è tanto scetticismo sulla reale efficacia del lavoro dei servizi di sicurezza. A quanto pare, non sono stati in grado di prevenire il secondo attentato, dopo quello dello scorso 21 ottobre, che ha colpito Volgograd. Città-snodo tra la capitale Mosca e Sochi, che dal 6 febbraio prossimo ospiterà i Giochi. “I metal detector hanno aiutato ad evitare un numero maggiore di vittime”, ha detto Vladimir Markin, portavoce del Comitato investigativo russo. “L’attentatrice ha fatto esplodere l’ordigno non nella sala d’attesa dove erano concentrate più persone, ma vicino all’entrata dell’edificio proprio grazie ai poliziotti presenti e al metal detector”, ha sostenuto Markin.

Polemico invece è Aleksei Venediktov, direttore della radio Echo di Mosca: “Gli esperti di sicurezza israeliani hanno avvisato che i metal detector non fanno che fissare gli ‘obiettivi’. Pensano che siano provocatori”. Proprio il sito della radio russa ha ospitato l’intervento di Aleksei Filatov, un ex agente del gruppo Alpha, unità dell’antiterrorismo del Fsb, Servizio federale per la sicurezza russo. Filatov aveva avvisato del crescente rischio terrorismo in vista delle Olimpiadi già dopo l’attentato di Boston del 15 aprile scorso compiuto dai fratelli ceceni Tsarnaev. Le cosiddette “cellule” del sottosuolo islamista del Caucaso che fanno capo al leader Doku Umarov, da tempo latitante, non potranno non rivitalizzarsi nel periodo dei Giochi, aveva messo in guardia l’agente dell’Alpha. D’altronde lo stesso Umarov in un video diffuso in rete lo scorso luglio aveva minacciato: “Guasteremo la festa che Putin vuole fare sulle ossa dei nostri antenati”.

Eppure, per Filatov, nulla è stato fatto per contrastare la minaccia: “Le risorse continuano ad essere spese non per la prevenzione delle minacce terroristiche, ma per gli inutili metal detector nei posti dove si accumulano tante persone”. Metal detector, che secondo l’agente, sono un vero e proprio business. Eppure il sistema dei controlli all’ingresso delle stazioni ferroviarie e degli aeroporti, che spesso crea lunghe file, è stato rafforzato dopo l’attentato all’aeroporto di Domodedovo del 24 gennaio del 2011, in cui sono morte 37 persone. Qualche settimana dopo l’attentato l’allora presidente Dmitri Medvedev in persona è arrivato alla stazione Kievskaya, una delle più grandi di Mosca, per un controllo a tappeto tutto di facciata. Rilevando la mancanza dei detector e dei poliziotti ha fatto una dura critica alle autorità trasmessa a reti unificate. A quasi tre anni dall’esplosione a Domodedovo, tutti gli edifici strategici nelle principali città russe, e soprattutto a Sochi, sono stati forniti di metal detector e severi agenti delle forze dell’ordine che accolgono la gente all’ingresso. Eppure, come ha dimostrato l’attentato alla stazione ferroviaria di Volgograd, non servono per fermare i terroristi.

A Sochi, però, saranno impegnati anche dei mezzi ben più sofisticati, rassicurano le autorità. Si parla dei droni per il controllo dall’alto degli impianti sportivi, mentre dei robot verificheranno la presenza degli esplosivi dentro i complessi sportivi. Inoltre 22mila unità degli agenti della Protezione civile russa saranno presenti nella città olimpica per il periodo dei Giochi per garantire la sicurezza. Si tratta di una città militarizzata? Per nulla secondo l’Fsb. “La sicurezza a Sochi sarà invisibile, non salterà all’occhio e non disturberà gli ospiti e i partecipanti”, ha rassicurato qualche mese fa Aleksei Lavrishchev, portavoce del Fsb. Gli ambientalisti però sono critici nei confronti del decreto del presidente russo Vladimir Putin che de facto trasformerà Sochi in una città chiusa per un periodo di quasi tre mesi. “Servirà non per garantire la sicurezza, ma per continuare con la cementificazione selvaggia senza disturbi”, denunciano. Intanto il capo del Fsb Aleksandr Bortnikov ha di recente dichiarato che nel 2013 le azioni terroriste sono state dimezzate grazie all’operato dei servizi segreti russi. Ed ecco puntuale a ridosso delle Olimpiadi si riaccende la guerriglia nel Sud della Russia. Il 27 gennaio nella città meridionale di Pyatigorsk è saltata un’auto parcheggiata accanto al comando locale delle forze dell’ordine, uccidendo tre passanti. Per le autorità non si tratta di un attentato. Mentre a Volgograd è ufficiale che a colpire la città per la seconda volta è stata una “vedova nera”.

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