Castello del Madese nel Casertano è il paese più vicino all’epicentro del sisma a una profondità di 10,5 chilometri. La terra ha tremato anche ad Avellino e in Puglia a Foggia. Non si sono registrati danni. Molte le chiamate ai centralini dei vigili del fuoco per chiedere soprattutto informazioni
Molta paura, in alcuni casi panico tra la gente, ma la forte scossa di terremoto con epicentro tra le province di Benevento e Caserta non ha provocato danni. La scossa, rileva l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è stata registrata alle 18.08 a una profondità di 10,5 chilometri e avvertita anche nel Lazio, in Molise, in Abruzzo e Puglia.
Il sisma è stato sentito con intensità soprattutto ai piani alti delle abitazioni in diversi quartieri di Napoli. La gente si è riversata in strada in varie località. Non sono arrivate ai centralini dei vigili del fuoco delle zone colpite richieste di soccorso ma soltanto di informazioni. ”Al momento non si registrano danni a persone o cose. Utilizziamo i cellulari solo per estrema necessità per qualche ora” ha scritto su Twitter il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Secondo i dati delll’Ingv la magnitudo è stata 4.9 e Castello del Madese in provincia di Caserta il paese più vicino all’epicentro del sisma.
La scossa è stata registrata alle 18.08 a una profondità di 10,5 chilometri. In precedenza, alle 18.03, era stata registrata un’altra scossa di magnitudo 2.7. I comuni più vicini all’epicentro sono Castello del Matese, Gioia Sannitica, Piedimonte Matese, San Gregorio Matese, San Potito Sannitico in provincia di Caserta e Cusano Mutri in provincia di Benevento. La sequenza sismica non si è fermata, ha spiegato Alberto Michelini, direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Ingv. Dopo la prima scossa di magnitudo 2.7 delle 18.03 e quella 4.9 delle 18.08 che si sono avvertite sui monti del Matese in provincia di Caserta, è seguito uno sciame sismico di altre sei scosse, fra le 18.14 e le 19.16, rispettivamente di magnitudo 2.7, 2.3, 2.8, 2.7 e 2.5. Il sisma si è verificato in un’area dove negli ultimi decenni c’è stata una sismicità ridotta.
Già la notte scorsa, dopo le 2, l’Ingv aveva localizzato un movimento tellurico magnitudo 2.6 e 2.4 al confine tra Irpinia e Sannio. Il sisma è stato preceduto da un boato fortissimo, ed è durato circa 15 secondi in due riprese. “È una zona attiva, importante” ha spiegato il sismologo Enzo Boschi ai microfoni di RaiNews24.
Il 23 novembre di 33 anni fa – anche allora una domenica – alle 19.34 una scossa di magnitudo 6.9 in Irpinia provocò 2.914 morti e 8.848 feriti, oltre a circa 280.000 sfollati. L’epicentro fu identificato tra i Comuni di Teora, Castelnuovo e Conza della Campania. Il terremoto colpì le province di Avellino e Salerno, oltre a quella di Potenza in Basilicata. I paesi più feriti, oltre a quelli dell’epicentro, furono Laviano, Lioni e Sant’Angelo dei Lombardi. Ma crolli si verificarono anche a Napoli. In totale, furono 679 i Comuni colpiti in otto province: tutte quelle della Campania e della Basilicata e la provincia di Foggia in Puglia.
Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, segue l’evolversi della situazione. Sono in corso le verifiche da parte della Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione civile. Nei piccoli centri del Beneventano e del Casertano, dove si è registrato l’epicentro della scossa di terremoto, i carabinieri stanno fornendo assistenza alla popolazione nelle zone più isolate, in particolare a supporto delle persone più anziane e per la verifica di eventuali danni.