La rivelazione arriva dal sito francese Mediapart, che cita documenti forniti dalla talpa Edward Snowden. Un virus avrebbe installato software spia per recuperare informazioni sulla struttura, che viaggia da Marsiglia a Singapore, e sulla distribuzione dei flussi di dati in rete
Il nuovo capitolo del caso Datagate viaggia sui fondi marini. Una divisione speciale della Nsa, l’agenzia per la sicurezza nazionale Usa, nel febbraio scorso ha piratato la rete informatica di una serie di società che utilizzavano il cavo sottomarino di telecomunicazioni SEA-ME-WE 4. Lo rivela il sito francese Mediapart, confermando informazioni contenute in un lungo articolo del settimanale tedesco Der Spiegel. Il cavo parte da Marsiglia e collega il sud dell’Europa al Nordafrica e all’Asia arrivando fino a Singapore. Nei suoi quasi 19mila chilometri di lunghezza, costeggia Nordafrica, Medio Oriente, penisola arabica e sud dell’India.
Secondo alcuni documenti riservati, forniti alla stampa dall’ormai celebre talpa Edward Snowden, l’operazione di pirataggio è stata svolta da un team della divisione Tailored access operations (Tao) della Nsa, tramite un virus informatico. I virus di questo tipo ridirigono i dipendenti di un gruppo o istituzione bersaglio verso delle copie dei siti web che usano e installano nel loro sistema dei software spia. Con questo espediente, riporta Mediapart, la Nsa è riuscita a recuperare informazioni sulla struttura del cavo e sulla distribuzione dei flussi di dati tra i diversi nodi della rete.
L’agenzia ha inoltre avuto accesso ai metadati delle interazioni via web avvenute attraverso il cavo piratato, ovvero a tutte quelle informazioni che uno scambio digitale porta con sé al di là del contenuto (data, luogo di emissione e di ricezione, identità delle persone coinvolte). Tra le aziende che utilizzano il cavo c’è la francese Orange (ex France Telecom), che, contattata dai media dopo la rivelazione della notizia, ha fatto sapere che queste manovre di intrusione sono state effettuate “interamente a nostra insaputa”, e che sarebbe pronta ad adire le vie legali se si verificasse che c’è stato un tentativo di intercettare i dati.