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Milioni di euro per le forniture d’armi, scandalo corruzione sull’asse Berlino-Atene

Le rivelazioni dell'ex numero uno della Direzione Armamenti della Ministero della Difesa greco Antonis Kantà aprono un nuovo fronte sulla fornitura di armi tedesche ad Atene. Circa 18 milioni di euro sarebbero dirottati verso funzionari greci per “incoraggiare” l'acquisto

Dopo lo scandalo Siemens, un altro fronte tangentizio si apre sull’asse Berlino-Atene. Le rivelazioni dell’ex numero uno della Direzione Armamenti della Ministero della Difesa greco Antonis Kantà stanno terremotando la Germania nell’ambito di un’inchiesta sulla fornitura di armi tedesche ad Atene. Circa 18 milioni di euro sarebbero dirottati verso funzionari greci per “incoraggiare” l’acquisto di sottomarini Poseidon. In ballo anche 170 carri armati Leopard 2A6 Hel dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann (KMW), per i quali Kantà avrebbe ricevuto un totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco. Oltre a 1,5 milioni per la fornitura di missili Stinger e 600mila euro per i caccia F-15.

Kantà tra l’altro aveva operato in un settore dove il deus ex machina era l’ex ministro della difesa Akis Tsogatsopulos, in carcere dal maggio 2012 con l’accusa di fondi neri ottenuti dalle forniture di armi da Germania e Russia, e principale collaboratore di Papandreou senior. In quattro giorni di ammissioni dinanzi ai magistrati, così come rivela la Suddeutsche Zeitung, Kanta ha fornito numeri, dati e nomi del groviglio di contratti e forniture illegali dal 1997 al 2002. Suscitando non solo la reazione della stampa teutonica, ma anche altre indagini, come quella che punta dritta sui cantoni svizzeri, dove potrebbe essere stata nascosta la gran parte delle tangenti in questione, dal momento che secondo fonti giudiziarie Kanta avrebbe esplicitamente indicato istituti finanziari, conti correnti e modalità di transito del denaro.

Ma la parola Svizzera in Grecia fa rima con Lista Lagarde, l’elenco degli illustri evasori che hanno trafugato miliardi di euro prima che l’allora ministro delle finanze francese (oggi al vertice del Fmi) lo inviasse ad Atene per corriere diplomatico, ma scontrandosi con il muro di gomma dei due ministri delle finanze che non lo protocollarono (Venizelos e Papacostantinou). Un fil rouge, quello della Lista Lagarde, che si ritrova pericolosamente in ogni indagine che conta, come dimostra il fatto che alcuni dei protagonisti si sono suicidati o sono stati trovati senza vita.

Questa è la seconda maxi inchiesta sull’asse Berlino-Atene dopo lo scandalo Siemens quando, in occasione delle Olimpiadi del 2004 (costate tre volte l’importo previsto), vi fu un anomalo e ingente flusso di denaro dalla Germania alla Grecia per assicurarsi commesse e appalti. La stessa azienda tedesca ammise alla fine pagamenti in nero per 1,3 miliardi con la conseguente mini rivoluzione all’interno del proprio management. Alcuni dei top manager più prestigiosi furono costretti a dimettersi, come il presidente Heinrich von Pierer e l’amministratore delegato Klaus Kleinfeld. Ma senza andare fino in fondo su chi in Grecia quel fiume denaro ricevette e poi, si sospetta, portò all’estero.

Dalle rivelazioni di Kanta risulterebbe che quando scoppiò lo scandalo Siemens, due impiegati di una grande banca tedesca (Dresdner) e altrettanti di una francese (BNP), avevano il compito di “ricevere” fondi neri dalla Grecia. E così come accade nel gioco dell’oca, ecco che si torna indietro fino alla Lista Lagarde, da cui vanno sottratti quattro nomi: l’ex ministro Leonidas Tzanis, trovato in casa impiccato nell’ottobre del 2012; l’ex ministro della Difesa Tzogatzopulos, arrestato per tangenti sulle forniture militari; il mercante d’armi internazionale e suo sodale, Vlassis Karambouloglu, trovato morto a Jakarta in una stanza d’albergo; e l’ex numero uno della polizia tributaria, Yannis Sbokos, coinvolto proprio nel processo a Tzogatzopulos. A questo punto mancano solo i nomi di chi ha corrotto i dirigenti ellenici per far avallare acquisti milionari ad un Paese che ha speso ciò che non aveva. Anche per carri armati e caccia militari.

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