Sono intollerante al Natale e a tutto quello che riguarda il Natale. Detesto il buonismo, detesto chi si compra un pino all’anno per addobbarlo e poi buttarlo. E detesto anche chi ricicla i regali. Inoltre non mi sono mai spiegata perché abbiano scelto un uomo grasso,vecchio e barbuto come leader spirituale di questa gara di consumismo.
Nonostante la mia intolleranza rimango ligia al dovere. Così, nel weekend che precede “il grande giorno”, decido di fare una corsa per comprare gli ultimi regali.
Le vie sono trafficate, ovviamente piove, le luci natalizie aumentano la mia emicrania, sono in macchina da mezz’ora e non ho la più pallida idea di dove comprare i doni, specie quello per zia Guidetta, una casta vecchina di 92 anni che da 30 non dimentica mai di presentarsi con un pacchetto per me.
Come la maggior parte degli italiani, mi dirigo in centro. Dopo una lunga e inutile ricerca di parcheggio, abbandono la macchina in doppia fila.
All’entrata del negozio vengo accolta dalle note di “All I want for Christmas is you”. Cerco di non farci caso nonostante sia la decima volta che la sento nell’arco della giornata. Non importa, mi dico. La buona notizia è che ho trovato immediatamente delle caldissime pantofole per la zia.
La fila davanti alla cassa è infinita. C’è una sola commessa. Il riscaldamento è al massimo e le casse da cui provengono le canzoni natalizie sono sempre più vicine.
Sono all’inferno.
E’ quasi il mio turno, ma dalla vetrina mi accorgo che i vigili si stanno dirigendo verso la mia macchina. Chiedo alla commessa se gentilmente può prepararmi il pacchetto mentre mi precipito in strada tentanto di impietosire le forze dell’ordine.
Mi scapicollo fuori, ma il vigile è irremovibile. Se anche volesse “chiudere un occhio”, come gli chiedo di fare, la multa sarebbe comunque già firmata. E se non mi sbrigo a spostare la macchina, rischio anche la rimozione.
Perdo altri venti minuti per cercare un parcheggio, ma per fortuna, al mio rientro nel negozio, la ragazza addetta ai pacchetti ha già riposto le mie pantofole in una scatola argentata. Pago ed esco. Finalmente.
Ed ecco che arriva “il grande giorno”: davanti agli sguardi dei parenti zia Guidetta ed io ci scambiamo i regali di Natale.
Un minuscolo completo intimo di pizzo rosso ricoperto di peli bianchi fa capolino dalla scatola. In tutto quel delirio la commessa si è sbagliata. O forse sono io ad aver preso un pacco non mio. La sostanza resta il perizoma che zia Guidetta si ritrova in mano.
Trovo così un ulteriore motivo per essere intollerante al Natale: se anche mi impegno, sbaglio sempre il regalo.