La procura di Bologna ha sentito in gran segreto l’ex terrorista tedesco Thomas Kram, che due anni fa era stato iscritto nel registro degli indagati per la strage alla stazione del 2 agosto 1980, per quella che in molti hanno definito la pista palestinese. Insieme a lui è indagata anche Christa Martha Froilich anche lei legata come Kram al terrorista Carlos. Ora i magistrati dovranno decidere se esercitare o meno l’azione penale nei loro confronti. O piuttosto, visti gli elementi in loro possesso, archiviare.
“Vengo qui spontaneamente solo per una ragione politica – ha detto l’ex terrorista al procuratore Roberto Alfonso e al sostituto Enrico Cieri che non avevano ottenuto la possibilità di sentirlo per rogatoria – La pista palestinese è il tentativo di reinterpretare da parte di un piccolo gruppo di persone, la strategia della tensione. Vogliono riabilitare davanti alla legge le strutture parallele fasciste che agivano in quegli anni in Italia”. Kram ha tibadito che il 2 agosto era a Bologna, per caso. Ma non ha voluto rispondere alle domande dei pm avendo chiesto di poter fare solo dichiarazioni spontanee.
Kram ha ribadito la sua estraneità all’attentato, come fece in un’intervista nel 2007. Ha confermato di aver dormito in città tra primo e 2 agosto, ma di essersi allontanato il giorno dell’attentato, quando avvicinandosi alla stazione vide le ambulanze. Non ha risposto a domande. Nemmeno a quella sui suoi rapporti con Carlos, il terrorista internazionale noto anche come “Lo Sciacallo”, a cui il gruppo delle Revolutionaren Zellen di Kram era legato. “Io vengo da voi per una ragione politica – sono state le sue parole – perché da anni a Bologna c’è un piccolo gruppo che propone ostinatamente la pista palestinese. Il tentativo è reinterpretare la strategia della tensione”. Per Kram con la pista palestinese “si tenta di riabilitare davanti alla storia le strutture parallele fasciste”.
Quello in cui Kram è indagato è un ramo dell’inchiesta bis nato dalle rivelazioni dalla commissione Mitrokhin. Ramo che è in dirittura d’arrivo. Gli inquirenti hanno svolto approfondimenti su ogni dettagli emerso. Aspettano alcuni documenti poi, esaurito il tempo delle indagini, dovranno decidere se esercitare l’azione penale o chiedere di archiviare la posizione dei due ex terroristi. I pm infatti sono giunti alla conclusione che la pista palestinese (la bomba come ritorsione per la rottura del “Lodo Moro“, che garantiva il transito di armi in Italia in cambio di assenza di attentati) era emersa fin dall’inizio delle indagini. Era un filone che “andava debitamente approfondita, ma che allora non fu fatto”. Oggi invece ogni aspetto su Kram e Frohlich è stato approfondito Ma questo non significa che ci siano elementi per esercitare l’azione penale. Potrebbe infatti esserci una richiesta di archiviazione, anche se Alfonso e il pm Enrico Cieri, titolare del fascicolo, non confermano e hanno rimarcato nettamente che ogni decisione deve essere ancora presa.
In ogni modo dalle parole del procuratore si deduce che l’inchiesta bis resterebbe aperta, per approfondire in futuro ogni spunto sulla strage, anche minimo, dalla pista nera a quella palestinese. Non caso proprio oggi è stato sentito il presidente dell’associazione delle vittime, il deputato Pd Paolo Bolognesi, che non ha mai nascosto di ritenere la pista palestinese infondata. Oggetto del colloquio, l’esposto con cui l’associazione sollecitava a indagare in una direzione opposta, ripartendo dalle sentenze di altri processi di terrorismo (come piazza Fontana e piazza della Loggia) per risalire dalle condanne di Mambro, Fioravanti e Ciavardini ai mandanti della strage. “Il fatto che lo Stato e il governo vogliano essere presenti alla commemorazione e che ci sia una Procura che non voglia lasciare niente di intentato per arrivare alla verità, significa che il ricordo della strage di Bologna è vivo: sono tutte cose importanti” ha commentato Bolognesi.
Per gli 85 morti di Bologna sono stati condannati i due militanti neofascisti Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, mentre la cosiddetta pista palestinese ha avuto tra i suoi maggiori sostenitori l’ex parlamentare finiano, ed ex missino, Enzo Raisi. Le posizioni di Kram e Froilich potrebbero essere archiviate anche se, ha precisato il procuratore, le indagini sulla pista palestinese e in generale sulla ricerca del movente di quella strage rimangono in piedi. “Non smetteremo mai di lavorarci – ha ribadito più volte Alfonso – lo dobbiamo alle vittime e all’Italia”.