La donna era stata arrestata con altre persone lo scorso 9 dicembre. L'avvocato Beatrice Saldarini ha spiegato che i giudici hanno accolto il ricorso con cui era stato chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per mancanza di indizi di colpevolezza
Antonella D’Agostino, moglie di Renato Vallanzasca, è stata scarcerata lunedì con un provvedimento del Tribunale del Riesame di Napoli che ha accolto il ricorso della difesa. La donna era stata arrestata con altre persone lo scorso 9 dicembre.
L’avvocato Beatrice Saldarini ha spiegato che i giudici hanno accolto il ricorso con cui era stato chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per mancanza di indizi di colpevolezza. L’udienza per discutere l’istanza di scarcerazione si è svolta nella mattinata di lunedì: nel ricorso il difensore ha sostenuto che “se è indubbio che l’indagata sia persona conosciuta anche da molti soggetti inseriti in contesti criminosi, tanto che la stessa non ha mai taciuto la sua storia di vita né ha mai nascosto le sue antiche amicizie, anche con personaggi che hanno fatto la storia della criminalità del nostro Paese, tra cui Renato Vallanzasca che è divenuto suo marito dopo un lungo legame affettivo che risale all’infanzia, è pure vero che la donna da anni è impegnata come scrittrice, sceneggiatrice e volontaria nel diffondere la sua esperienza in ottica diversa, tesa a divulgare specie tra i giovani la consapevolezza delle conseguenze devastanti che derivano da scelte dissennate e nel contempo ad offrire un’opportunità di riscatto sociale a chi sta scontando una pena detentiva”.
Il legale nell’istanza ha poi ammesso che “il personaggio Antonella D’Agostino” ha rivendicato “le sue amicizie definite vere e proprie fratellanze: potrà apparire ‘scomodo, antipatico o talvolta sopra le righe, per il modo di porsi o l’ostinazione con persone che hanno un passato tutt’altro che specchiato[…], ma ciò non può tradirsi in un pregiudizio a suo carico“. E la stessa “frequentazione di alcuni coindagati o altri pregiudicati – si osserva nell’istanza – è un dato processuale che non è in discussione”. Ma, per il legale, dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta della Dda di Napoli “emergono dialoghi che danno conto di rapporti certo amichevoli con alcuni coindagati o altri pregiudicati, che tuttavia non sconfinano nella partecipazione alla commissione di reati specifici né nella disponibilità personale che integra la partecipazione alla associazione di stampo mafioso”.