Ivan quell’sms l’aveva battezzato come uno dei tanti augurali che arrivano in questi giorni di festa. Un “buon Natale” un po’ in ritardo, visto che era il 27 dicembre, ma succede. E invece, una volta preso il telefonino, ecco la doccia fredda: “Gi Group – Le comunichiamo che il suo contratto di lavoro presso Ies cesserà in data 31/12/2013”. Sapeva Ivan, quarantun anni e precario, che nel 2014 il gruppo Mol, proprietario della Raffineria Ies di Mantova, avrebbe iniziato le procedure per fermare gli impianti e iniziare la trasformazione del sito in deposito.
Come altri 19 lavoratori interinali, anche lui era conscio che sarebbe rimasto senza lavoro entro la fine di un anno maledetto. Un anno in cui è passato dalla gioia per un contratto di sei mesi, e tante belle illusioni di una stabilità lavorativa, alla disperazione di dover rimettersi in gioco in un periodo a dir poco difficile. Senza il paracadute della cassa integrazione e della mobilità, sul quale possono contare gli altri dipendenti della raffineria (in totale 390, un centinaio dovrebbero essere rioccupati nel deposito, ma ancora sindacati e proprietà stanno trattando sul numero degli esuberi) e con la magra consolazione di un incentivo di 5mila euro lordi concesso dall’azienda dopo lunghe pressioni sindacali.
“Ma mi sarei aspettato – racconta al telefono dalla sua abitazione di Levata, dove vive con la moglie, anche lei precaria – un trattamento meno freddo, un po’ più umano. Che ne so, sarebbe anche bastata una telefonata per rendere il momento meno umiliante. E invece è arrivato quel messaggio, così distante, così categorico… Ormai siamo numeri, lo so, ma uno non se ne vuole fare una ragione e ha la ‘pretesa’ di essere trattato con un briciolo di umanità”.
La Gi-Group, l’agenzia del lavoro che ha mandato Ivan “in missione” – come si dice in gergo – alla Ies nel luglio scorso, non ha digerito lo sfogo pubblico del quarantunenne. “Dopo l’articolo uscito su un giornale locale – dice – nel quale ho raccontato la vicenda dell’sms, mi è arrivata una email nella quale, con tono abbastanza risentito, la responsabile della selezione ha cercato di spiegare le ragioni del modo in cui mi è stato dato il benservito”.
Nella mail la responsabile della Gi-Group di Mantova si dice dispiaciuta del fatto che Ivan si sia sentito “licenziato per sms”. Ma aggiunge che “coincidendo spesso i nostri orari con quelli dei lavoratori, anticipiamo la scadenza contrattuale per sms, rimandando poi la disponibilità a una telefonata successivamente”. Nel reparto dove lavorava Ivan, ferrocisterne, su cinque addetti quattro erano interinali e tutti hanno ricevuto lo stesso sms. Ora cercheranno di voltare pagina e ripartire, anche grazie all’aiuto dei colleghi più “fortunati”, quelli che potranno contare sugli ammortizzatori sociali e che nel corso delle assemblee convocate in questi giorni hanno deciso di devolvere una cifra – si parla di 500 euro a dipendente ma è da stabilire – a sostegno di un fondo per i 20 interinali rimasti senza lavoro.
Il 16 gennaio al Ministero delle Attività Produttive ci sarà l’ennesimo incontro fra i rappresentanti della Mol e i delegati sindacali, per affrontare ancora i temi della re-industrializzazione del sito, delle bonifiche e degli esuberi. Sul tavolo verrà portata anche la proposta di concedere incentivi alle aziende che decideranno di assumere gli interinali.