Ho scritto circa 150 post in questo mio blog dal settembre 2011, ma nessuno ha preso in seria considerazione le mie idee. Ho lavorato tanto per il cittadino-paziente sacrificandomi e sacrificando le persone a me vicine senza alcuna risposta. È una constatazione che è parte della mia lotta per una nuova sanità iniziata il 14 agosto 2003. Forse occorre fermarsi e stare a guardare. Ma prima mi pare giusto riassumere per i “nuovi” politicanti che, ahimè, vogliono continuare a gestire la salute dei cittadini, alcune proposte che spero vengano veramente considerate nel nuovo anno che porterebbero a risparmio di diversi miliardi di euro ma soprattutto porterebbero ad un maggior rispetto delle regole ancor più determinanti nel mondo di chi soffre.

– Controlli a campione sui pazienti e non sulle cartelle cliniche o sulle richieste. La percezione del controllo riduce il rischio di abuso. Ne deriva minor richiesta di esami inutili, ricoveri ed interventi chirurgici non indispensabili.

– Risoluzione del dualismo tra farmaco e generico in modo da far diventare il risparmio certezza di uguaglianza di efficacia clinica. Introduzione di farmaci “specifici” ed unici per ogni patologia con garanzia di composizione e di efficacia con concorrenza reale e riduzione dei costi impropri (pubblicità, congressi, confezioni) delle aziende farmaceutiche.

– Utilizzo maggiore della tecnologia in campo sanitario con congressi on-line e sviluppo di sistemi per riavvicinare il cittadino-medico al cittadino-paziente quali tweetsalute.com 

– Riformulazione delle prestazioni sanitarie e dei loro rimborsi secondo criteri di medie mondiali di utilizzo di tecnologie, di tempi clinici e chirurgici.

– Progressiva digitalizzazione di ricette, cartelle cliniche, esami clinici e radiologici con delega esclusiva al paziente della gestione dei suoi dati sanitari. Introduzione di History Health senza interposizione di Istituzioni a gestire la nostra storia della salute con enorme abbattimento dei costi di gestione e di tempo inutilmente perso.

In realtà questo ultimo punto è fondamentale per la sanità del futuro. La portabilità, il risparmio di tempo, il controllo dell’elusione fiscale ed il controllo dell’attività sanitaria sono argomenti fondanti di History Health collegato a “nuvole” di memorizzazione personali e certificate. Nel giro di 5 anni, secondo IBM, l’ingresso di “cloud computing cambierà le cose”. 

Nei giorni scorsi ho visitato una ragazza, laureata in Informatica, che vive in Germania da anni. Ho chiesto come fosse la sanità tedesca. Mi ha mostrato una tessera simile alla nostra (l’abbiamo copiata noi o loro?). Le ho chiesto, da tecnico, secondo lei quale fosse uno dei problemi di quel tipo di gestione. Non le era mai venuto in mente, ad esempio, che essendo anche in Germania gestita da server centrali non poteva essere utilizzata se non là. Se avessi dovuto vedere un esame precedente non avrei mai potuto, seppure nella nazione di residenza funzionasse bene. È rimasta entusiasta di History Health e del fatto che ognuno si possa gestire e portare i propri dati sempre con sé e ovunque.

Anche lo studio di IBM sulla sanità del 2015 chiarisce, alla pagina 22, che “le istituzioni sanitarie potrebbero guidare lo sviluppo di una solida infrastruttura informatica, o parteciparvi, per facilitare il rapido apprendimento e la rapida integrazione delle informazioni nella prassi (innovazione, sicurezza e qualità), fornendo al paziente le informazioni necessarie per una migliore autogestione della propria condizione, monitorandolo, verificando il suo rispetto delle prescrizioni e coordinando l’assistenza”. Perché non anticipare i tempi cominciando a lasciare al paziente l’esclusività della gestione dei propri dati? Che History Health sia sviluppato e certificato prima che lo presenti come modello qualche altro Paese, forse allora diventerà più interessante anche per noi.

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