I vari strati di maglie non siano aderenti: l'aria è il miglior isolante possibile
Mentre scrivo, fuori il termometro segna -27° C. E a causa del Wind Chill Warning, vale a dire dell’allarme vento freddo, la temperatura percepita è di -40° C. Dove mi trovo? Al Polo Nord? Al Polo Sud? No. Semplicemente a Ottawa, la fintissima e ghiacciata capitale federale del Canada. La capitale più fredda del mondo.
Un luogo comune vuole che in Canada faccia molto freddo. A dire la verità, durante i sei anni vissuti a Toronto non ho incontrato delle temperature estremamente rigide. In sei anni, ricordo un giorno a -23°C, come record negativo. Ma si trattò appunto di un giorno solo in sei anni. La media delle temperature invernali di Toronto è di -4° C in dicembre, -8° C in gennaio e -7° in febbraio, valori che non sono lontanissimi da quelli di una nostrana Torino.
Dal momento che questa “meravigliosa” città fu costruita su una superficie sabbiosa, non c’è né un sistema di metropolitana, né una città sotterranea, come invece accade per Montreal, in piccola parte per Toronto e per altre metropoli canadesi sorte in aree rigide del globo. Quindi, se proprio volete uscire di casa, non avete che una cosa da fare: coprirvi bene.
Qui potete immaginarvi la voce narrante di Fantozzi entrare in scena. La vestizione invernale a Ottawa è un lungo rito salvavita. Per uscire di casa a -27° C (o, Dio non voglia, a -40° C) occorre anzitutto spalmarsi qualche tipo di grasso sulla pelle. Sì, come facevano e fanno gli Inuit e i popoli nativi canadesi: loro usavano il grasso di foca, voi potete più comodamente – visto l’odore del grasso di foca – scegliere un tubetto di vaselina in farmacia. Il grasso o la vaselina aiutano la pelle a trattenere meglio il calore del corpo. Sopra, vi consiglio caldamente di indossare: dei mutandoni di lana, di quelli che coprono da sopra al ginocchio alla vita. Quindi, un paio di “long johns” vale a dire una calzamaglia. In Canada ne vendono di ogni tipo: di lana merino, di fresco lana, felpati, di semplice cotone (non consigliato per temperature sotto i -10°C). Sì, perché gli indumenti qui portano delle etichette che spiegano fino a quale temperatura si consiglia di indossarli.
Quindi non un semplice paio di calzettoni, ma–datemi retta: due. Uno dei due deve per forza essere un 100% lana, l’altro può essere un misto lana, ma non consiglio di scendere sotto al 70% lana. Tenere al caldo piedi e mani, vale a dire le estremità, è la cosa più difficile e insieme la più importante se si tiene a non sperimentare i geloni. Sopra alla calzamagna, pantaloni di fustagno o imbottiti. Sul torso, una canottiera, anche di cotone. Sopra alla canottiera una maglietta a maniche lunghe. Io ne uso una di 50% cotone e 50% poliestere, ma naturalmente si può fare di meglio con dolcevita a collo alto di lana e cotone, per dire. Sopra, un maglione di cachemire. Nelle giornate come quelle di oggi, non guasta indossare sopra al maglione di cachemere un maglione 100% di lana a grana grossa. Il segreto, mi è stato spiegato, è infatti che i vari strati di maglie non siano troppo aderenti, ma anzi possano catturare aria, che è il miglior isolante possibile.
Sopra al secondo maglione occorre un giaccone o piumino Made in Canada. Chiariamo una cosa: dimenticate il “piumino” comprato in Italia, magari Made in China. Non serve. Se proprio non si può comprare un costoso piumino stile Canada Goose o North Face con rivestimento in goretex, dovrete indossare due piumini italiani. Il primo è necessariamente uno smanicato, il secondo un regolare piumino con cappuccio e pelo. Il cappuccio è fondamentale contro l’effetto vento. Ma in testa indosserete comunque un colbacco con copri orecchie e gola, possibilmente di pelo di coniglio, perché se usate un pelo sintetico vi potete giocare le orecchie e assicurare un’otite da freddo. Poi, ovviamente, sciarpa di lana e guanti. Ma non guanti normali. Muffole in goretex, che tengono le dita unite e, se non vi basta, prima delle muffole dei guantini di lana cinque dita. Un bel paio di scarponi o moon boot e ora siete pronti per uscire a -40° C.
Naturalmente, l’effetto “omino della Michelin” a questo punto è assicurato. Ma, in compenso, le dita e la vita sono salve.