Il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ha radunato alcuni sindaci dell'Emilia Romagna (tra questi Pighi di Modena, Balzani di Forlì e Merola di Bologna) e lanciato la proposta provocatoria: "Sostituiamo la tassa vergognosa. I soldi si possono prelevare dai guadagni delle slot machines"
Hanno fatto per una volta quadrato i sindaci dell’Emilia Romagna, al di là delle differenti visioni politiche o delle divisioni interne al primo partito della regione. Si è svolto oggi pomeriggio in Comune a Ravenna, alla presenza di una significativa rappresentanza di primi cittadini, di esponenti delle istituzioni, delle associazioni economiche, dei sindacati e dei partiti, un incontro pubblico promosso dal sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, a sostegno della proposta di sostituire l’Imu una tantum con una tassa una tantum di 350 milioni sul gioco d’azzardo e per sensibilizzare la comunità sul tema del gioco d’azzardo patologico.
Per fare arrivare il loro appello a Roma hanno scritto coralmente una lettera con carattere di urgenza al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del consiglio Enrico Letta. Ad aprire l’incontro è stato il sindaco di palazzo Merlato il quale ha ricordato che “il 24 gennaio ci sarebbe la famigerata Imu sulla prima casa, prevista dal decreto del 30 novembre”. La proposta innovativa di sostituirla con una tassa sul gioco d’azzardo è stata accompagnata dall’invito a una revisione strutturale della tassazione sul gioco, “incredibilmente calata in questi 10 anni del 200 per cento”. Nel chiedere poi misure serie contro la dipendenza patologica da macchinette e gratta e vinci l’argomentazione di Matteucci è stata sostenuta da dati allarmanti: “Il gioco d’azzardo -ha precisato- fattura in Italia 100 miliardi all’anno e in dieci anni il volume d’affari è decuplicato, tanto che siamo il secondo Paese al mondo per giro d’affari nel settore e la spesa pro capite degli italiani per il gioco d’azzardo ha toccato quota 1800 euro. Chiediamo pertanto al governo e al parlamento misure immediate e robuste per invertire questa ignobile e inaccettabile deriva”.
Il Sindaco di Modena Giorgio Pighi, ha appoggiato l’iniziativa del Sindaco Matteucci perché puntare i riflettori su un tema specifico come quello dell’imposizione fiscale ridicola sul gioco d’azzardo e le pesanti imposizioni fiscali che, al contrario, gravano sulle famiglie, consente di affrontare il tema relativo alle conseguenze sul gioco d’azzardo. “Un tema del quale –ha tenuto a precisare– si parla poco. Le persone che si rivolgono al Sert per problemi legati al gioco d’azzardo patologico superano il numero dei tossicodipendenti in terapia ed è noto il rapporto fra gioco d’azzardo e criminalità organizzata”. Ma secondo Pighi c’è anche un terzo aspetto relativo alle situazioni di degrado che accompagnano l’apertura di una sala dedicata al gioco d’azzardo: “Se ci fossero leggi precise questa sarebbe la classica materia sulla quale i Comuni potrebbero intervenire con le norme urbanistiche e del commercio”.
Il Sindaco di Forli, Roberto Balzani ha rilevato che “c’è una differenza sostanziale fra cosa significa fare finanza pubblica con il decreto salva Roma e farla nell’interesse dei cittadini. Noi -ha aggiunto- oggi compiamo una scelta di carattere strutturale per dare una mano da un punto di vista pratico per risolvere un problema. Questo significa utilizzare uno strumento finanziario a sostegno dei cittadini. È una scelta di moralità”. “Questo è un Paese che da oggi in avanti non può più pensare di prendere provvedimenti senza il nerbo sano e robusto dei Comuni –ha esordito il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Non si tratta di essere teste calde che si inventano un movimento. Da questo pezzo d’Italia parte un messaggio che non asseconda logiche democratiche romane. Gli enti locali sono sottoposti a provvedimenti umilianti. Mentre si fa il decreto ‘salva Roma’ si fa anche l’‘ammazza italiani’: noi non ci stiamo più”.
“Il Comune di Bologna c’è. La comunità di Bologna aderisce a questa iniziativa – ha esordito l’assessore alla sicurezza di Bologna Nadia Monti. Il Comune è l’ente sociale più vicino ai cittadini e il gioco d’azzardo ha costi sociali diretti e indiretti. Se non c’è un intervento serio a livello nazionale, difficilmente i Comuni saranno in grado di far fronte a questa emergenza”. Servono strumenti fiscali che sostengano le aziende ‘vere’ e disincentivino o rendano meno appetibili certe attività –ha detto Mirco Bagnari, sindaco di Fusignano e responsabile provinciale dell’Anci . Gli enti locali devono avere la possibilità di dire sì, oppure no all’apertura di una sala giochi sul loro territorio. Ma non hanno gli strumenti per farlo. L’iniziativa di proposta di legge popolare sostenuta da Anci e da Lega Autonomie va anche in questa direzione. Dal 19 al 26 gennaio verranno istituiti degli altri banchetti per la raccolta delle firme. Credo sia importante dare un segnale netto e chiaro”.