Il 118 l’ha trovata la sera del 2 gennaio a terra, davanti alla baracca in via Landi, periferia ovest di Bologna, dove viveva da poche settimane. A fianco a lei un fagottino, un feto di sei mesi freddo e bagnato avvolto in un asciugamano. Elena, 21 anni, perdeva sangue anche perché non aveva espulso la placenta. Per questo è stata subito portata all’ospedale Maggiore per essere operata e salvata. Per la piccola creatura invece non c’è stato nulla da fare. Adesso l’autopsia, disposta dal pubblico ministero Augusto Borghini, potrà solo dire se il feto è nato vivo e se eventualmente si sarebbe potuto fare qualcosa per salvarlo.
A recidere il cordone ombelicale, a poggiare il feto accanto alla madre e quindi a scappare lasciando la ragazza da sola con un’amica, era stato il padre del piccolo, Nicolae (i nomi sono di fantasia), un ragazzo rom di 22 anni, senza fissa dimora e di nazionalità rumena, come la compagna. Il dramma inizia nel pomeriggio dello stesso 2 gennaio quando Elena, mentre è sola in un campo nomadi che qualche settimana prima era stato sgomberato perché abusivo, accusa dei dolori al basso ventre. Cosciente di essere incinta, chiede aiuto a un’altra donna che giunge subito al campo. Intorno alle 20 arriva Nicolae, che si trovava per lavoro nel modenese. Verso le 21, per un nuovo dolore alla pancia, Elena abbandona la baracca e si allontana, forse per espletare i suoi bisogni fisiologici. È proprio una volta uscita dalla baracca che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe arrivato il parto spontaneo.
Il compagno della donna, affiancato dall’amica che era rimasta con loro fino a sera, subito accorre con delle forbici e taglia il cordone ombelicale. Poi il mistero: Nicolae avvolge il feto nell’asciugamano, lo poggia in terra in balia del freddo e della pioggia e scappa, proprio nel momento in cui l’amica di Elena chiama i soccorsi del 118. Il padre, che non ha precedenti penali, si ripresenterà dopo circa un’ora al Pronto soccorso, dove ad attenderlo trova però anche i Carabinieri che lo hanno denunciato.
Nicolae è stato quindi iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Bologna per le ipotesi di omicidio colposo e di omissione di soccorso. La prima accusa potrebbe essere solo teorica e l’autopsia affidata al medico legale Sveva Borin dovrebbe spiegare se il feto, dal peso di 460 grammi, fosse vivo o morto al momento del parto. Gli inquirenti vogliono soprattutto capire il perché della fuga del ragazzo. Peraltro il taglio del cordone ombelicale effettuato dal marito fuori della baracca sembra sia stato fatto correttamente e abbia in qualche modo giovato alla compagna.
La Compagnia di Bologna Borgo Panigale sta facendo tutti gli accertamenti e sentendo tutte le persone presenti nella zona, per ricostruire la dinamica del fatto e accertare se ci siano altre responsabilità. Elena invece, che in Romania con il suo compagno ha altri 3 figli, ora sta bene e seppure ricoverata al Maggiore, non è in pericolo di vita.