“Grazie sindaco Bloomberg. Il minimo che si possa dire oggi è che lei ha guidato la nostra città attraverso dei periodi molto difficili. E per questo, le siamo grati. La sua passione su tematiche come l’ambiente e la salute pubblica hanno costituito un’eredità nobile. Noi ci impegnamo oggi a continuare i grandi progressi che lei ha realizzato in questi settori. Grazie sindaco Bloomberg”. Ringrazia il suo predecessore, bersaglio preferito durante la campagna elettorale, Bill De Blasio, da due giorni nuovo sindaco di New York, durante la cerimonia del giuramento che si è svolta mercoledì in forma pubblica, dopo quella privata, svoltasi poco dopo lo scoccare della mezzanotte, a Capodanno.
Michael Bloomberg, nel suo primo giorno da privato cittadino, dopo 12 anni di impegno istituzionale, ha atteso il suo successore alla fermata della metro del treno numero 5 che collega Brooklyn con il City Hall: il primo tratto che finora li accomuna: la decisione di muoversi in treno, come l’ex sindaco ha fatto quasi ogni giorno per tutti e tre i suoi mandati. De Blasio, accompagnato dalla moglie Chirlaine, dalla figlia Chiara e dal figlio Dante, ha prestato giuramento davanti all’ex presidente Bill Clinton, poggiando la mano su una Bibbia che fu di Franklin Delano Roosevelt. Dopo i ringraziamenti di rito, durante i quali non è mancato un momento di italianità con quel “grazie” rivolto ai componenti italiani della famiglia, “che mi avete sempre guidato e sostenuto”, De Blasio ha prima di tutto ribadito la necessità di conservare le peculiarità che rendono New York speciale, “la comprensione che i grandi sogni non sono un lusso riservato solo a pochi privilegiati, ma la forza attiva che sta dietro ogni comunità, in ogni quartiere”.
E il primo compito di un amministratore, ha sottolineato il sindaco è quello di “mantenere i nostri quartieri sicuri; le nostre strade pulite; assicurare a chi vive qui – e a chi viene per visitare – che può trovare tutto ciò di cui ha bisogno in ogni quartiere. Perciò oggi noi ci impegniamo per seguire una direzione più progressita di New York. Quello stesso impulso progressista che ha scritto la storia della nostra città ed è il nostro Dna”.
Non mostra “timore”, dunque, De Blasio nel sottolineare il suo essere, non solo primo cittadino democratico, ma posizionato a sinistra, quando, citando Dickens, si impegna a mettere fine alla storia delle due città “Onorerò la fede e la fiducia che mi avete dato. E daremo vita alla speranza per tantissimi nella nostra città. Noi vinceremo come un’Unica Città. Sappiamo che non sarà facile e non potrò riuscirci da solo ma ci riusciremo tutti insieme”. E, quasi a tranquillizzare i timori dei ricchi ai quali chiede di pagare più tasse, spiega “coloro che guadagnano tra 500 mila e 1 milione di dollari all’anno, per esempio, vedrebbero le loro tasse aumentare, in media, di 973 $ all’anno. Il che significa meno di 3 dollari al giorno – circa il costo di un bicchiere piccolo di latte di soya al vostro Starbucks”.
Soldi che andrebbero investiti soprattutto per finanziare la scuola pubblica anche se non è scontato che il governatore Cuomo, fra i possibili candidati alle primarie democratiche per le presidenziali del 2016, dia il via libera, indispensabile, all’aumento delle tasse. Il progetto De Blasio, però è questo, “una città che combatte l’ingiustizia e la diseguaglianza. Quella in cui voi ed io crediamo. La città che ha accolto il miei nonni che arrivavano dalle montagne del sud Italia, la città dove sono nato, dove ho conosciuto l’amore della mia vita e dove Chiara e Dante sono cresciuti”.
Il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2014