La presidenza di turno greca dell’Unione europea sarà una presidenza difficile, non solo per la crisi economica di cui ancora troppo fioca si vede la via di uscita, ma per quella (probabile) politica con il governo Samaras a fortissimo rischio. Anche il settimanale tedesco Spiegel si unisce al coro di preoccupazioni della stampa mondiale (Wsj, Washington Post, Financial Times, Liberation) sul semestre ellenico appena iniziato.
Il perché è presto detto e si ottiene raffrontando i numeri di trend e indici, con la vita reale che investe gli undici milioni di cittadini ellenici. E così se da un lato per la prima volta in sei anni la recessione pare arrestarsi, dall’altro la condizione generale dei cittadini peggiora, con sacche di povertà diffuse e con la disoccupazione che sfonda record su record. Lecito chiedersi cosa accadrebbe se proprio durante questi sei mesi il governo di Atene dovesse cadere, se la stessa sorte potrebbe toccare a chi dopo Atene prenderà il timone dell’Ue, ovvero l’Italia, che in quanto a mancata stabilità se la gioca con la Grecia per un primato niente affatto invidiabile.
È il Washington Post ad attaccare frontalmente le frasi ottimistiche del premier Samaras (“la Grecia nel 2014 tornerà al recupero ed eviterà il peggio”). E osserva che anche se i dati alfanumerici sono incoraggianti, i problemi reali sono in crescita per la Grecia con quattro macro aree di crisi irrisolte: debito, burocrazia, disoccupazione, instabilità politica. Lo Spiegel parla apertamente di “fallimento imminente”, quando in aprile il Parlamento europeo funzionerà poco in vista delle elezioni di maggio e le stesse elezioni potrebbero dare slancio a forze estreme della destra anti euro in opposizione alla sinistra. Se la Grecia dovesse inviare “questo biglietto da visita a Bruxelles lo shock potrebbe anche gettare il governo nel panico, e con lui un continente intero”.
Anche il francese Liberation mette l’accento sulle modalità con cui il governo conservatore-socialista di Atene avvia la guida continentale inceppato tra scandali giudiziari e incertezze programmatiche. “La Grecia con il pilota automatico”, titola il quotidiano francese, con un ragionamento basato sul fatto che al centro dell’Egeo non è stato ancora recuperato il gap mentre prosegue il rigore imposto dalla zona euro. Certo, osserva Jean Quatremer, Atene ha percorso una lunga strada, anche se non è ancora fuori pericolo. Ma questa sorta di convalescenza, nella migliore delle ipotesi, dovrebbe essere utilizzata per dimostrare ai creditori “che non hanno speso i loro soldi inutilmente”. Mentre le ultime notizie da Atene parlano di altri scandali giudiziari irrisolti, con la difesa dell’83enne trafficante d’armi Panos Efstathiou che ha replicato alle accuse di tangenti rivoltegli dall’ex direttore della Difesa ellenica, Antonis Kantà, protagonista nei giorni scorsi di un interrogatorio fiume in cui ha tirato in ballo grosse aziende tedesche. Secondo fonti giudiziarie altri nomi rilevanti sarebbero stati rivelati al pari delle vie con cui il denaro proveniente dalle fabbriche tedesche di armi, prima intascato dai politici greci, avrebbe poi terminato la sua corsa in Svizzera. Il tutto per convincere la casta ellenica che quei carri armati e quei veicoli militari erano il giusto e oneroso investimento in un momento in cui tutto il resto stava crollando.