Non cibo, non coperte, non vestiti. Ma una semplice radiolina portatile, che funziona a pile e si ricarica con l’energia solare. Questo è il dono che hanno ricevuto i tanti, sempre di più, clochard della città di Parigi, grazie all’operazione “Mille radios à Paris”. L’idea è nata lo scorso anno, dall’associazione Les Enfants du Canal, fondata nel 2007, in riva al Canal Saint-Martin, quartiere scelto non a caso per via della sua allure chic e patinata.
“Un piccolo gesto per far sì che non siano, per l’ennesima volta, isolati”, hanno dichiarato i responsabili dell’associazione. Non è infrequente, infatti, che proprio nel periodo natalizio, i senzatetto della capitale si rifiutino di andare nei centri e nei luoghi d’accoglienza a loro destinati, per non sentirsi ancora più soli, circondati dalla folla.
C’è chi non vede l’ora di ascoltare il jazz al risveglio, chi invece è contento di poter finalmente essere informato sull’attualità, mattina e sera. “L’obiettivo è far sì che si sentano, per una volta, parte della realtà”, spiegano dall’associazione, “che possano approfittare anche loro della presenza della radio, di un po’ di calore umano, di una semplice voce”, ma soprattutto dare loro un piccolo oggetto che consenta alle interminabili e fredde giornate d’inverno di passare più in fretta. Le radio sono state distribuite nella maggior parte delle grandi città francesi, con l’aiuto di 30 associazioni locali e il contributo della Fondation Abbé Pierre, della Fondation de France e di RTL.
Secondo uno studio dell’Insee, pubblicato lo scorso luglio, i senzatetto a Parigi sono aumentati del 50% rispetto al 2001. Oggi (i dati sono aggiornati agli inizi del 2012), la città conta circa 141.500 persone senza fissa dimora, tra cui 30.000 bambini. Lo studio ha, inoltre, evidenziato come almeno un quarto dei senzatetto della capitale fossero parte della categoria dei cosiddetti “lavoratori poveri”, aventi uno stipendio insufficiente a pagare un affitto.
All’indomani della pubblicazione del rapporto, le associazioni che si battono per il diritto all’alloggio hanno protestato contro una cattiva gestione politica, in grado solo di adottare misure improvvisate e stagionali, incapace di elaborare una soluzione a lungo termine e di più ampio respiro per uno dei problemi più gravi della capitale. I soli centri d’accoglienza, infatti, non sono più sufficienti: almeno il 10% dei senzatetto ha rifiutato di essere ospitato in una delle strutture di Parigi, per la grave mancanza d’igiene.
Per sensibilizzare la popolazione francese, forse ignara dei 3,6 milioni di “mal-logés” in tutto il paese, la Fondation Abbé Pierre ha lanciato lo scorso dicembre una nuova campagna di denuncia all’indifferenza e alla noncuranza, che ha raggiunto i cittadini attraverso circa 12000 manifesti pubblicitari per strada, messaggi radio e video diffusi sul web e in televisione. È il fotografo Hervé Plumet a firmare queste immagini, che affiancano il grigio della città, al quale queste persone sembrano quasi volersi fondere, al filtro vintage dei ricordi di giorni felici, secondo lo slogan “Ils ont eu un passé. Aidons-les à retrouver un avenir”, letteralmente “Hanno avuto un passato, aiutiamoli a ritrovare un futuro”.
Lo scorso anno, il quotidiano Le Monde aveva raccolto i commenti a caldo dei senzatetto che avevano appena ricevuto una radio. Luc, 40 anni, le sue giornate passate ai piedi dei grattacieli di Porte Maillot, a guardare i passi esitanti dei turisti appena sbarcati da Beauvais, si diceva felice di poter finalmente seguire meglio il governo di Hollande. Lionel, 60 anni, era finalmente entusiasta di poter continuare a girare il mondo: “ho lavorato per 24 anni al Club Med, ho vissuto in centinaia di paesi diversi, adesso posso tornare a sapere quello che succede nel mondo”.
Non c’è nulla di più indispensabile del superfluo, aveva scritto Oscar Wilde. E la storia sembra avergli dato ragione.
di Valeria Nicoletti