Comincia oggi per terminare venerdì 31 la sessione invernale del calciomercato. Un appuntamento da non sottovalutare perché, al di là degli improbabili sgub di biscardiana memoria che allieteranno le serate televisive degli appassionati, può succedere che si rivoluzioni una stagione. Un esempio per tutti è stato l’anno scorso l’acquisto di Mario Balotelli, che oltre ai 400mila voti elettorali portati in dote al suo presidente ha anche permesso al Milan una rimonta ‘di rigore’ che da metà classifica lo ha portato alla qualificazione in Champions League. Nonostante la crisi, lo scorso gennaio in Serie A sono stati spesi complessivamente 91 milioni, un aumento del 18% rispetto ai 77 del 2012. Meno che in Inghilterra, dove se ne sono spesi 146, ma più che in Germania (33), Francia (21) e Spagna (12) messe insieme. E dato che poi questi campionati continuano a migliorare nei coefficienti per club e l’Italia invece retrocede, significa che nel fu Belpaese i soldi sono spesi molto e male.
Un altro segnale del declino del calcio di casa nostra sono i nomi più attesi per un possibile arrivo in Italia. I vari cavalli di ritorno come Lavezzi, Pastore, Lamela, Menez e compagnia bella, giocatori che in Serie A erano considerati dei fenomeni e che nei campionati esteri languono in panchina o in tribuna, laddove i campioni sono ben altri. Se non sarà il mese di gennaio quindi a riportare il calcio italiano alla pari con gli altri campionati europei, è pur vero che un paio di innesti azzeccati o la cessione di un presunto campione bizzoso possono cambiare le sorti di un campionato ancora molto aperto come quello italiano. Così come una flop clamoroso, e dispendioso, può essere letale per delle squadre che a chiusura di bilancio 2013 hanno fatto quasi tutte registrare il segno meno, con le lodevoli eccezioni tra le sette sorelle di Napoli e Fiorentina, e i cui debiti, escluse le due di cui sopra, ammontano per ognuna a centinaia di milioni.
Per iniziare ecco la Juve, che nonostante i 65 milioni ricavati dalla scorsa Champions e un netto miglioramento rispetto agli ultimi anni ha chiuso il 2013 con una perdita di 16 milioni e debiti nell’ordine dei 160. E che per questo ha individuato il suo top player in Menez, l’ex romanista in scadenza di contratto al Psg che libero a giugno potrebbe anticipare a gennaio l’arrivo a prezzi di saldo. Altra pista calda è quella del granata Cerci, ma la vera forza della Juventus sono i giovani in comproprietà nelle altre squadre, come Immobile (8 gol col Torino) o Berardi e Zaza (rispettivamente 7 e 5 gol col Sassuolo): un patrimonio di gol e milioni che rendono luminoso il futuro bianconero grazie all’ottimo lavoro di setaccio svolto negli anni da Marotta e Paratici. In partenza alcuni stipendi alti e minutaggi bassi come Vucinic, Quagliarella e Giovinco. Opposta la situazione della Roma, che ha chiuso il bilancio a -40, a coronamento di un triennio in cui ne ha bruciati ben 130, e si trova costretta a tirare i remi in barca.
Se riescono a piazzare esuberi pesanti come Marquinho, Borriello e Burdisso, i giallorossi potrebbero investire su Iturbe, con il sogno Pastore nel caso il Psg fosse disposto a svendere il pupillo che Sabatini portò a Palermo. Chi potrebbe rivoluzionare la squadra invece è il Napoli, che oltre a portarsi dietro un tesoretto di 50 milioni, ha chiuso anche il 2013 con un utile di bilancio e debiti praticamente ridotti a zero. Una gestione sana e ammirevole per De Laurentiis che però è arrivato al punto di svolta: o investe per tentare finalmente l’assalto al titolo o si accontenta di virtuose qualificazioni europee. I nomi chiesti da Benitez per lo scatto decisivo sono quelli di suoi ex pasdaran Mascherano e Agger, mentre per il centrocampo è vicino Gonalons del Lione. Altra squadra in saldo positivo è la Fiorentina, che ritrovatasi quest’anno con un Pepito Rossi in più (preso a poco lo scorso gennaio) e aspettando Mario Gomez potrebbe investire solo per un difensore.
Chi dovrebbe investire assolutamente ma non può, o non vuole, sono le milanesi. L’Inter ha chiuso con l’ennesimo passivo intorno agli 80 milioni, a fronte di un fatturato che non cresce e di debiti che aumentano. Se Mazzarri per affiancare qualcuno in attacco al solitario Palacio sogna di ritrovare il vecchio amico Lavezzi, o per lo meno di conoscere Lamela, un fallimento al Tottenham, o Mata, in rotta di collisione con Mourinho al Chelsea, sembra invece che si dovrà accontentare di rinforzi minori e solo in seguito alla partenza ben retribuita di Guarin. E’ oramai chiaro che Thohir non è venuto a Milano a fare il benefattore. Il Milan invece negli ultimi anni è riuscito a ridurre drasticamente il passivo finale, ma il monte stipendi e l’esposizione debitoria restano altissimi, e la linea societaria è quella di tagliare. In attesa di capire se il sacrificato eccellente sarà Balotelli, che sia Berlusconi che Raiola hanno dato in partenza salvo poi smentire il giorno dopo, forse arriveranno D’Ambrosio e Nainggolan. Quanto basta per salvarsi in una stagione disastrosa. Poi dall’anno prossimo cambierà tutto, da Allegri che ha già dato l’addio a Galliani che se lo vedrà recapitare per posta.