Quello delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, è senz’altro un ministro del fare. Letta & C. arrancano tra Milleproroghe, bacchettate di Napolitano, decreti fiscali che cercano continue coperture di bilancio e le vedono svanire. Mentre Lupi contribuisce a far girare l’economia dei cantieri. Concorre a far arrivare liquidità sul territorio e alle aziende. Che fa molto gola anche alle imprese attive nelle costruzioni vicine a Comunione e Liberazione alla quale l’ex colomba è  notoriamente legato.

D’altronde Lupi ha conosciuto il fondatore di Cl ai tempi dell’università per poi avvicinarsi al Sabato, prima di essere nominato amministratore delegato di Fiera Milano Congressi nel 1994. Da subito si occupa di costruzioni e cemento. Entra nel consiglio comunale di Milano, dove segue l’urbanistica e l’edilizia privata. Da lì corre verso la politica nazionale. Fino a rappresentare in questi mesi l’ago della bilancia della stessa Cl e di una grossa parte del centro-destra.

Se con le mosse di Mario Mauro verso Scelta Civica e poi con il salto carpiato di Roberto Formigoni si possono prendere le misure di un successo strategico di Cl e constatare che le larghe intese sono state cucite perfettamente attorno al meeting di Rimini, è con l’andamento delle opere pubbliche e dei grandi cantieri che si tasta il polso del vero successo del Movimento e del suo nuovo capo cordata. “Un altro miliardo e 500 milioni di euro per interventi in infrastrutture e opere pubbliche nel Sud sono stati decisi in Consiglio dei ministri”, ha dichiarato Lupi alle agenzie il 27 dicembre scorso, annunciando l’ennesima distribuzione di fondi statali ed europei. Si tratta di “una ulteriore spinta per una ripartenza dell’economia e dell’occupazione, calcolando che l’impatto sull’occupazione sia di 70/80mila posti a partire dall’apertura dei cantieri prevista nella primavera del 2014”.

Il programma è stato chiamato 6.000 campanili a indicare la capillarità dei fondi che dovrebbero arrivare a oltre 5mila Comuni. Numeri interessanti, ma le vere operazioni di sistema (altro che quelle di Corrado Passera) prendono il via in Lombardia. E’ passata un po’ sotto silenzio, ma la chicca di fine anno si chiama Tangenziale Esterna Milano. La Tem. Con la supervisione del ministro, banca Intesa e il gruppo Gavio hanno stretto importanti accordi per definire il controllo congiunto delle holding a monte delle austostrade Tem e BreBeMi.

Un patto parasociale che ha consentito di fatto l’aumento di capitale, aprendo la strada al finanziamento bancario da 1 miliardo. E soprattutto ai 330 milioni di fondo statale previsti dal Decreto del Fare, colonna portante di tutta l’operazione. Non solo. Il rilancio (autostradale) del gruppo Gavio e di Intesa, come banca di sistema, era anche la premessa necessaria per consentire i successivi stadi di avanzamento di buona parte dei grandi cantieri lombardi. Che nei prossimi anni graviteranno attorno a Serravalle e Brebemi. Non a caso la leva prevista complessiva sarà di 4 miliardi di euro. Solo la Tem ha un valore di oltre 2 miliardi di euro e a detta della Regione Lombardia genererà una ricaduta di 1.600 posti di lavoro.

A ridosso di Natale a tagliare il nastro dell’architettura finanziaria dell’operazione ancora una volta sono stati il governatore Roberto Maroni, l’assessore alle infrastrutture Maurizio del Tenno e lo stesso Lupi. Maroni, mentre il ministro assentiva, ha fatto l’elenco delle opere lombarde datate 2013. L’avvio della Brebemi, l’inaugurazione della Cinisello Balsamo-Monza, Statale 36, l’ok del Cipe alla Cassanese bis e decreto Via per la Rho-Monza. E pensare che appena insediato Maroni, alcuni giornali ebbero a scrivere che la Lega si era mossa per allontanare Cl dalla Regione.

Certo molte cose sono cambiate rispetto a quando nel 2010 Il Fatto Quotidiano pubblicava l’elenco di tutti i ciellini vicini al Pirellone. Un lungo elenco fatto di assessori, dirigenti e direttori generali (vedi sanità). Ma se si gratta la superficie si comprende che gli equilibri si sono spostati di poco. Alcune settimane fa il Pd lombardo aveva segnalato da parte della Regione Lombardia elargizioni per circa 70mila euro al mondo di Cl, dal Matching a Fondazione Tempi.

Ma queste sono quisquilie. Sarebbe più interessante analizzare l’avvicinamento a Cl dell’assessore alle infrastrutture Maurizio Del Tenno, valtellinese e pidiellino. E sarà interessante capire le pedine che saranno mosse nel 2014 attorno al sistema aeroportuale lombardo. Il Corriere della Sera lo scorso ottobre scriveva chiaramente che il disegno del Pirellone è: “Con il ministro Maurizio Lupi – riportava le parole di Del Tenno – stiamo rivedendo il piano nazionale degli aeroporti. A differenza di quanto fatto da Passera, si è deciso di coinvolgere i territori. Si sta costruendo un sistema dove ogni scalo avrà una propria specializzazione. Malpensa hub intercontinentale, Linate city airport, Orio al Serio low cost; Montichiari da aeroporto regionale a scalo cargo”. Ma soprattutto il D’Annunzio “sarà collocato nel sistema del nord-ovest – concludeva il Corriere – Non è solo una questione di territorialità, ma di sviluppo industriale, che deve avvenire in partnership con Orio”.

Una scelta con un sottostante interessante da un punto di vista industriale. Ma di sicuro una strada per portare acqua al mulino di Sea e Sacbo, mai avversarie del sistema Cl. Soprattutto un tassello in più nel puzzle infrastrutturale che servirà a sostenere il grande progetto Expo 2015. La partita finale che da sola vale un miliardo e 300 milioni di euro.

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