Il vostro dirimpettaio proprio non lo sopportate? Il capoufficio vi ha umiliato un’altra volta? E che dire di quell’automobilista che quasi vi investiva e, a un vostro cenno di protesta, ha risposto con un elegante dito medio alzato? Beh, se ormai le avete provate tutte, dal training autogeno alla classica camomilla, prima di esplodere, potete fare un giro alla “camera della rabbia“. Questo il nome, assai eloquente, che è stato dato a un “locale di svago e divertimento” di Vecchiazzano, frazione di Forlì. Si tratta di un capannone di due ambienti gemelli, dotati di un telaio in acciaio, un pannello in legno e una lamiera in acciaio. Alle pareti i giganteschi murales di Simone Valli, studente di liceo artistico, rendono il luogo più accogliente.
La formula è semplice: “35 euro per un’ora di distruzione e ti diamo anche una bibita e il video del disastro”, così recita il sito. In cambio potete spaccare tutto ciò che trovate, basta essere maggiorenni e firmare una liberatoria. Lo staff fornisce maschera, elmetto da soft air, paracollo (l’insieme fa molto Dart Fener) e poi ginocchiere, gomitiere, guanti, scarpe antinfortunistiche, mazza da baseball o da muratore. La rabbia dei clienti si rivolge contro bottiglie, comodini, vetrate, ante d’armadio, cassapanche. Il vecchio mobilio che si trova in discarica, per il proprietario Cristian Castagnoli, è manna dal cielo: nel suo capannone si trasforma in denaro, spremuto dalla voglia incontenibile dei clienti di sfasciare ogni cosa, perché la camera della rabbia è “l’unico posto in Italia dove puoi distruggere tutto e nessuno può dirti niente”.
La promozione dell’attività passa dal profilo facebook e dal sito cameradellarabbia.it, in cui sono caricati video che testimoniano le più memorabili distruzioni. A vederli sembra che alcuni dei clienti siano suggestionati da “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick: c’è quello che in un mulinello di braccia sfascia un mobile con due mazze, come uno dei drughi che infieriva con le catene su un membro della banda di Billy boy. Un altro invece si dà da fare con Mozart in sottofondo, variante del kubrickiano Beethoven che piaceva tanto al capobanda Alex. Ma se alcuni avventori, citazionisti e un po’ snob, vogliono che la loro mazza sia guidata dal violino o dal pianoforte, la maggior parte sceglie deep house o hard rock.
“Per ora, alla settimana verranno dalle 30 alle 35 persone. C’è chi scarica lo stress di una giornata di lavoro, chi è arrabbiato perché è in cassa integrazione o disoccupato, ci sono addii al celibato o al nubilato, feste di laurea; a volte vengono in due-tre e si sfidano a chi fracassa più roba”. Questa la clientela -spiega Castagnoli-, di certo variegata. Non si concedono una session di violenza sugli oggetti solo quanti covano rabbia sociale per la perdita del lavoro o per guai personali, ci sono anche future sposine, che prima dell’abito nuziale vestono i panni delle mitiche Furie. “Un’altra richiesta curiosa -racconta il proprietario- me l’ha fatta un uomo che si era licenziato da un call center: ha voluto che ricreassi per lui un ambiente simile al suo posto di lavoro, pieno di telefoni”.
Al trentaquattrenne Castagnoli l’idea di aprire uno spazio “in cui la gente possa sfogare stress e tensione ma soprattutto divertirsi” è venuta da oltreoceano: in America c’è da sette, otto anni e qualcosa del genere in Europa esiste anche in Serbia e in Germania, dove va di moda scagliarsi contro un’auto fino a ridurla un ammasso di lamiere. Il brand “camera della rabbia” è stato depositato in Italia ed entro gennaio dovrebbe essere pronto anche il brevetto europeo. La società si allargherà a due ulteriori soci, che aiuteranno ad aprire altre camere in franchising in Italia e oltre confine: utilizzo del marchio, assistenza start up e chiavi in mano con un investimento da 9mila 500 euro.