Questa volta ospito un pezzo altrui. Mi sembra importante, perché non proviene da un blablabla professorale, più o meno teorico, ma da una concreta esperienza fatta da una nota professionista* a supporto di una amministrazione locale, e questa professionista si colloca ideologicamente in un contesto non certo vicino a posizioni iperliberistiche, anzi, si potrebbe dire piuttosto il contrario….ma le conclusioni sono eloquenti.
Il trasporto pubblico come metafora dell’italianità
Nel 2011 il Molise è stata tra le poche regioni italiane ad aver indetto una gara per affidare i servizi di trasporto pubblico extraurbano. Vediamo come è andata e chi ci sta guadagnando. La procedura di gara si è basata sulle leggi vigenti (la n. 422/97 e le sue numerose modifiche e quella attuativa regionale). Con la messa a gara dei servizi la Regione si poneva come obiettivi: la riduzione dei sussidi destinati al settore (seconda voce di spesa nei bilanci regionali); lo svecchiamento del servizio (rinnovo dei veicoli con età media superiore a quella nazionale); la messa in sicurezza delle fermate; l’integrazione delle tariffe e la diffusione delle tecnologie per l’informazione agli utenti; l’adeguamento dei servizi alle esigenze della mobilità dei residenti e dei turisti. La Regione ha impiegato tre anni per preparare la gara, avere il consenso di tutti i comuni, delle imprese e dei sindacati dei lavoratori ed alla fine il nuovo assetto dei servizi, condiviso, è stato posto alla base della procedura di gara. Il bando di gara chiedeva alle aziende partecipanti uno sforzo di riprogettazione dell’offerta di trasporto e di attivazione di considerevoli investimenti. I vantaggi per gli operatori sono dati dalla garanzia di continuità nella gestione del servizio per sei anni e dal relativo flusso di risorse derivante dai sussidi regionali. La procedura di gara si è sviluppata per dieci mesi con continui stop and go (ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato), nel tentativo di bloccarla da parte di operatori locali che difendono rendite di posizione (affidamenti diretti).
La procedura di gara si è conclusa lo scorso marzo del 2013 con l’aggiudicazione provvisoria e l’individuazione del nuovo gestore del Tpl regionale. Il cambio di amministrazione e il passaggio da una Giunta regionale di centrodestra ad una di centrosinistra hanno portato a “congelare” a tutt’oggi l’atto formale per l’affidamento definitivo, e questo a fronte della valutazione sulla congruità dell’azienda vincitrice fatte dalle strutture regionali. Un primo bilancio dei costi del mancato affidamento lo ha fatto la stessa Regione, dichiarando una spesa aggiuntiva di circa 400mila eiuro/mese, rispetto a quella che verrebbe erogata al vincitore della gara. Senza contare che il ritardo nel’’aggiudicazione trascina con sé il mancato rinnovo dei veicoli e del servizio. Non solo, la mancata conclusione della procedura di gara impegna ben oltre un tempo ragionevole le stesse strutture della pubblica amministrazione (si è oltre i quattro anni), con un evidente spreco di tempo e di danaro pubblico. Ai costi amministrativi si sommano quelli sostenuti dagli operatori per partecipare alla gara (oneri per le garanzie bancarie, investimenti per la ridefinizione della struttura e così via), tutto sospeso nel limbo. Ma soprattutto con quale spirito imprenditoriale gli operatori (grandi e piccoli) parteciperanno nel prossimo futuro alle gare ben sapendo della poca trasparenza e aleatorietà delle procedure?
Il caso molisano porta a riflettere su un dato più generale ovvero sulle politiche del trasporto pubblico locale. Quanto valgono norme, regole, sentenze della giustizia amministrativa rispetto alla discrezionalità del decisore pubblico, potere affermato ancora una volta dalla poca trasparenza nell’uso ed erogazione delle risorse pubbliche. In questo panorama siamo certi che la soluzione per dare impulso al settore sia quella di favorire la nascita di nuove aziende totalmente pubbliche? Siamo sicuri che la soluzione sia quella di avere un gestore unico per il trasporto passeggeri (su gomma e su ferro) come viene a più riprese proposto in molte realtà urbane e metropolitane del paese? Non sarebbe più sano per l’economia di questo paese che gli imprenditori facessero il loro mestiere e i decisori pubblici promuovessero politiche con l’obiettivo di massimizzare i benefici per la collettività? E’ facile giocare a Monopoly senza assumersi il rischio di tornare al via, avendo a disposizione ingenti risorse e una così elevata discrezionalità nell’allocarle.
di Patrizia Malgieri: *Responsabile dell’area pianificazione dei trasporti di TRT Trasporti e Territorio, ha collaborato alla redazione di piani dei trasporti alle diverse scale territoriali, alla valutazione dei progetti di trasporto (analisi/stima della domanda di mobilità), alla definizione di strumenti di regolazione del settore del trasporto pubblico (strumenti competitivi e di contrattualizzazione). Svolge attività di ricerca e sviluppo nell’ambito dei progetti europei. Tra il 2000 e il 2010 é stata professore a contratto di Pianificazione dei trasporti presso il Politecnico di Milano, svolge attività di formazione presso le pubbliche amministrazioni sui temi della pianificazione e regolazione de trasporti.