Dieci milioni di euro all’anno, soldi pubblici che la Regione Sicilia dirotta alle aziende sanitarie del nord Italia. È il valore della fuga del vitro, la fecondazione assistita che oggi è diventata un vero e proprio affare a sei zeri per chi riesce ad accaparrarsi le quasi dodicimila coppie che nel 2013 si sono sottoposte ad un trattamento di Pma (Procreazione medicalmente assistita) lontano dalla regione di provenienza. Si chiama mobilità passiva: si lascia la regione di provenienza per andare a curarsi fuori. Una vera e propria fuga, che vede la Sicilia guidare la classifica degli esuli del vitro: su cinquemila coppie che decidono di sottoporsi a un trattamento di fecondazione assistita, più di duemila preferiscono prendere un aereo ed entrare in strutture sanitarie del nord Italia.

Scelta obbligata dato che in Sicilia fino al 2012 non era previsto alcun sostegno pubblico a chi avesse bisogno di un trattamento di Pma. Sull’isola i centri pubblici in cui è possibile sottoporsi alla terapia sono soltanto sette, che nel 2008 sono stati scelti dal 15 per cento dei pazienti: il resto ha preferito optare per i centri privati, oppure migrare in altre regioni, dove l’offerta pubblica è molto più diffusa (per esempio in Lombardia dove sono 15 i centri pubblici che effettuano la Pma). Se infatti in Sicilia la fecondazione assistita non è rimborsata in alcun modo, così non è un po’ più a nord, dove i contributi pubblici per ogni ciclo di Pma esistono: sarà poi la Regione Siciliana a rimborsare gli altri enti regionali.

Logico dunque che i pazienti isolani scelgano di migrare, consapevoli che i costi sostenuti dalle altre regioni saranno poi rimborsati dal bilancio siciliano. Ed è per questo che nel 2008, secondo i dati diffusi dal ministero della Salute, 860 coppie siciliane sono andate a sottoporsi ad un ciclo di fecondazione assistita in Emilia Romagna, dove su una spesa totale di 2.124,52 euro la Regione ne rimborsa 1.827.087,20. Nello stesso anno la Toscana ha rimborsato con 1.538.152,48 euro ognuna delle 724 coppie siciliane assistite, seguita dal Lazio (378 coppie rimborsate con 803 euro) e la Lombardia: in totale la Regione Siciliana ha dirottato verso queste tre regioni più di sei milioni di euro all’anno per risarcire i trattamenti di Pma a cui si sono sottoposti i pazienti siciliani. A questi soldi vanno aggiunti i rimborsi dirottati alle altre regioni, più quelli (sconosciuti) per le coppie che hanno deciso di andare all’estero: un totale di dieci milioni all’anno che la Sicilia potrebbe facilmente risparmiare.

E invece i numeri della fuga del vitro sono in continuo aumento: nel 2008 erano il 23 per cento gli esuli del vitro, nel 2011 il 25 per cento, fino ad arrivare ad un cifra vicina ai trenta punti percentuali. Un vero e proprio corto circuito che incentiva le coppie con problemi di fecondazione a fare le valige e andare a curarsi al nord: se rimanessero sull’isola dovrebbero pagare di tasca propria, in caso contrario rimborsa Mamma Regione. Una perdita per l’economia regionale rilevante, dato che nello stesso momento in cui Palazzo d’Orleans rimborsa le aziende sanitarie di altre regioni, in Sicilia gli specialisti della fecondazione in vitro rimangono senza pazienti. “ Una situazione che ha un impatto negativo non indifferente sui conti sanitari regionali” scriveva l’ex assessore Massimo Russo nel piano sanitario regionale. Russo infatti ha ben pensato di intervenire sulla questione con un decreto, firmato il 26 ottobre del 2012, appena due giorni prima che l’isola ritornasse alle urne per eleggere il nuovo governo regionale. Nel decreto di Russo viene per la prima volta previsto un contributo alle coppie che decidano di sottoporsi alla fecondazione assistita sull’isola.

Problema risolto? Neanche per idea. Perché a fronte di un contributo di appena mille euro, viene imposta a tutti i centri siciliani la tariffa minima di 3.178 per un trattamento di Pma: prezzo ancora troppo alto dato che in regioni come la Lombardia basta pagare un ticket di 36 euro e 15 centesimi, il resto arriva sempre dal bilancio siciliano. In più nel decreto di Russo non è prevista alcuna differenziazione per fasce di reddito al contrario delle altre regioni: il risultato è che le coppie siciliane continuano ad emigrare. “Inoltre tale contributo vale solo per i 2000 cicli previsti. Una volta terminati, la coppia se si rivolge ai centri accreditati dovrà pagare 3.178 euro. Sotto questo profilo si rileva che alla coppia siciliana converrà comunque recarsi in altre Regioni” spiega il dottor Antonino Guglielmino dell’associazione Hera. “È assurdo che la Regione Sicilia spenda così tanto per rimborsare le altre regioni, quando potrebbe benissimo dimezzare i costi incentivando i pazienti a rimanere qui” commenta il deputato di Sel Erasmo Palazzotto.

Gli fa eco il capogruppo del M5S Giancarlo Cancelleri che ricorda come “le coppie costrette ad andare in altre regioni devono affrontare anche ingenti spese di trasferimento e soggiorno: mi chiedo a chi convenga questa situazione”. Ma non sono solo i partiti di opposizione a censurare l’attuale situazione.Il deputato democratico Pippo Di Giacomo, presidente della commissione regionale sanità, durante una trasmissione televisiva ha sintetizzato la storia dei rimborsi per la Pma in maniera tutt’altro che leggera: “È una truffa da galera” ha detto. Ma c’è di più, perché il decreto di Russo individua per la prima volta anche i centri accreditati dalla Regione per effettuare cicli di Pma: 9 pubblici, di cui due da costruire da zero, e sei privati.

Tra questi ha fatto discutere la convenzione stipulata tra la Regione Siciliana e l’Humanitas, la grande struttura sanitaria di Milano: la bagarre è scoppiata in consiglio regionale lo scorso autunno, quando è saltata fuori una delibera che garantirebbe all’ospedale milanese l’apertura di un maxi polo oncologico di 240 posti letto, dei quali 88 convenzionati e cioè rimborsati dalla Regione. Questa volta la delibera porta la firma del governatore Crocetta e di Lucia Borsellino, che ha preso il posto di Russo al vertice della sanità regionale. Un’operazione che farebbe spendere alla Regione altri dieci milioni l’anno in un periodo in cui i tagli lineari non risparmiano alcun settore. Perché questo regalo all’Humanitas? “Quella delibera non è esecutiva” si è difeso Crocetta, scatenando le minacce legali di Humanitas, che ha già avviato i lavori per la grande struttura di Misterbianco, vicino Catania. Un infortunio che ha messo a rischio la tenuta del governo Crocetta, dato che due dipendenti del centro siciliano di Humanitas (l’ad Giuseppe Sciacca e la direttrice sanitaria Annunziata Sciacca), sono familiari (rispettivamente zio e madre) del deputato Luca Sammartino, che sostiene la maggioranza. La nascita del nuovo centro catanese di Humanistas era stata agevolata proprio per combattere la fuga dei pazienti siciliani verso le altre regioni: la fecondazione assistita è considerata una delle cause statisticamente principali della mobilità passiva. Ma stando così le cose, la fuga del vitro è destinata comunque a continuare, impoverendo le casse pubbliche e arricchendo quelle private.

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