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Unione Europea, ovvero la fattoria degli animali

“Quattro gambe buono, due gambe cattivo”. Questo è il principio essenziale dell’Animalismo attorno al quale la Fattoria degli Animali raccolse e compattò le varie anime animali di cui era composta. Fu ad opera dei maiali, Napoleon e Palla di Neve, menti della rivoluzione anti-uomo prima e tutori della nuova stagione post-umana della fattoria poi, che la complessità di tutti i comandamenti venne semplificata in un imperativo elementare volto ad essere compreso e tenuto a mente da tutte le specie. 

Del resto a questo principio sottostava una massima ancor più importante “Tutti gli animali sono eguali”: quest’idea, unanimamente condivisa, tutelava tutte le bestie e permetteva loro di affidarsi serenamente alla guida di chi dotato di più mezzi e conoscenze.

L’Unione Europea, il progetto di creare un’organizzazione internazionale che rafforzasse la potenza dei singoli Stati aderenti, che ne rendesse comuni gli interessi, che ne proteggesse e supervisionasse i destini, con la finalità di irrobustirli nel panorama mondiale, ricorda la fattoria orwelliana e la parabola grottesca che fu destinata a vivere.

Le regole, infatti, a quanto pare, sono eternamente in divenire e la metamorfosi graduale dei progetti sembra una sorte inevitabile. Così,cooperando zelanti e rigorosi, senza mai obiettare a nulla in nome del fine da raggiungere (nello specifico la costruzione di un mulino a vento per dotare la fattoria di energia elettrica), gli animali della fattoria si trovarono giorno dopo giorno a perdere l’autonomia acquisita, finendo per lavorare come bestie (per l’appunto) in funzione del benessere di qualcun altro.

Su tutti, Gondrano, il corpulento cavallo della fattoria, lavoratore indefesso, dalla mole enorme, l’intelligenza esigua e la volontà ferrea, i cui motti emblematici divennero “Lavorerò di più” e “Napoleon ha sempre ragione”, ricorda preoccupantemente molti Stati europei che si affannano per star dietro ai vincoli imposti da trattati che stipularono consenzientemente e da cui oggi si ritrovano strozzati. La delega all’Europa a muovere dall’alto le fila delle economie nazionali, senza tuttavia al contempo creare una progettualità politica condivisa, ha inevitabilmente generato delle disuguaglianze profonde e un andamento innaturale dei singoli sistemi economici.

Al giogo, però, consapevoli di averlo volontariamente indossato, e continuamente intimiditi dalle conseguenze di qualsiasi eventuale alzata di testa (come succedeva agli animali della fattoria, costretti ad accettare dai maiali qualunque sacrificio, grazie alla perpetua minaccia del ritorno dell’uomo), gli Stati stanno e boccheggiano, senza contestare troppo ed incapaci d’imporre o una revisione dei suddetti accordi o una revisione della strategia europea tutta.

Come tanti Gondrano, i popoli europei più deboli – i quali a differenza degli Stati si sono trovati in mano una cambiale da pagare senza neanche aver capito chi l’avesse firmata –  si spezzano la schiena portando carichi pesantissimi di pietre per la costruzione di un mulino, il cui capo cantiere è una creatura geneticamente modificata, che assume le fattezze di chi è riuscito ad imporsi e contare di più. Un po’ come il giorno in cui i maiali cominciarono a camminare su due zampe e sul muro della fattoria scrissero “Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono più eguali di altri”.