Amnesty International ha adottato come prigioniero di coscienza Omar al-Hamid al-Said, attivista per i diritti umani dell’Arabia Saudita, condannato il 12 dicembre a quattro anni di carcere e 300 frustate. Dopo la fine della pena, non potrà lasciare il paese per altri quattro anni. 

Omar al-Hamid al-Said, 22 anni, è stato giudicato colpevole di disobbedienza al governo, appartenenza a un’organizzazione non riconosciuta, incitamento ai disordini mediante convocazione di manifestazioni e danno all’immagine dello Stato attraverso la diffusione di false informazioni. 

In Arabia Saudita basta molto meno di queste pretestuose accuse per finire in carcere e subire centinaia di frustate. Basta, come nel caso di Omar al-Hamid al-Said, appartenere all’Associazione saudita per i diritti civili e politici (Acpra), che da quattro anni svolge, o meglio cerca di svolgere, campagne pacifiche per il rispetto dei diritti umani e l’adozione di riforme politiche.

Omar al-Hamid al-Said è il più giovane attivista dell’Acpra a finire in carcere.

Il procedimento nei suoi confronti è stato viziato da numerose irregolarità, prima tra tutte l’assenza di un avvocato dal giorno dell’arresto, il 28 aprile, fino alla fine del processo. Lo stesso imputato ha appreso del processo quando i secondini lo hanno preso dalla cella per portarlo al tribunale di Burayda, nella provincia di al-Qassim.

Il 2013 ha visto inasprirsi la già dura repressione delle autorità saudite nei confronti di qualsiasi forma di dissenso. Diversi esponenti dell’Acpra sono finiti nel mirino della giustizia.

A marzo e a giugno, tre fondatori dell’Acpra – Abdullah bin Hamid bin Ali al-Hamid, Mohammad bin Fahad bin Muflih al-Qahtani e Abdulkareem Yousef al-Khoder – hanno ricevuto condanne dagli otto agli 11 anni.

Il 28 novembre Issa al-Hamid (fratello di Abdullah bin Hamid bin Ali al-Hamid) e Abdulaziz al-Shubaily sono stati convocati per interrogatori dall’Ufficio centrale per le indagini. Sono a piede libero ma è molto probabile che verranno presto processati e condannati per “incitamento dell’opinione pubblica”. Issa al-Hamid è stato incriminato anche per aver fondato e diretto un’organizzazione non riconosciuta.

Infine, è agli arresti in attesa della fine del processo un altro cofondatore dell’Acpra, Fawzan al-Harbi. Anche per lui, la consueta lista di accuse: disobbedienza al governo, costituzione di un’organizzazione non riconosciuta, incitamento ai disordini mediante convocazione di manifestazioni e rifiuto di eseguire la sentenza giudiziaria di scioglimento dell’Acpra. 

Quest’anno, con la nuova legislazione antiterrorismo, rischia di andare ancora peggio che nel 2013

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