Con una perfetta uscita di scena, silenziosa e misteriosa, Federico Caffè non ha lasciato alcuna traccia, ma il suo pensiero, più forte che mai, indica ancora oggi la strada da seguire. Nel centenario della sua nascita, che cade il 6 gennaio 2014, è doveroso ricordare l’opera discreta del professore, il quale, in molte occasioni, ha lanciato delle decise grida di dolore per una società più umana, a partire dal riconoscimento della dignità.
“Nessun male sociale può superare la frustrazione e la disgregazione che la disoccupazione arreca alle collettività umane”.
La sua vita, può riassumersi in cent’anni di solitudine da autentico riformista contro l’arroccamento dei sistemi politici e finanziari, invalicabili come edifici di cemento armato, al riparo da ogni tentativo di fare spazio a quello stato sociale per il quale Caffè ha speso tutte le sue energie fisiche e intellettuali. Ma non invano, perché il suo pensiero è uscito dalle aule universitarie e si è diffuso nelle nuove generazioni che si sono riconosciute nei suoi scritti e nei suoi intenti. Quasi un paradosso che ha trasformato la sua solitudine, con il suo carattere schivo, in un Maestro da cercare per avere la sua compagnia in momenti di smarrimento.
Si tratta di un vero professore che ha messo a disposizione la sua conoscenza, il suo sapere per la costruzione di un’economia giusta mettendo al centro l’uomo per un vero Welfare ancora oggi sacrificato dall’indifferenza delle politiche pubbliche: “Al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei riequilibri contabili.”
Ciò che colpisce è che la sua “Ultima Lezione” è quella di oggi, con parole attualissime e scritte con una lungimiranza propria di un intellettuale riformista e rivoluzionario, sebbene mite in un mondo di aggressioni e di aggressori. La sua costante lezione consente di pensare con uno sguardo attento alla realtà non dimenticando i più deboli che debbono essere protetti attraverso un interventismo sociale, irrinunciabile. Dispiace constatare che alcuni dei suoi allievi che oggi ricoprono ruoli di prestigio e di potere non avvertano lo stesso bisogno. Quasi che le lezioni del professor Caffè, per taluni, si perdano nella nebulosità di scelte in nome di una certa “stabilità” più autoreferenziale che… del Paese.
Tuttavia, spontaneamente nascono, anche con le possibilità del web, gruppi, sostenitori e schiere di appassionati degli insegnamenti di Caffè i quali, attraverso la sua testimonianza trovano strada e luce per agire nello spirito del Maestro nei rispettivi ambiti. Non è forse questa la sua lezione migliore?
La sua solitudine però oggi è anche la solitudine di quanti non riescono a trovare una via di uscita dalla crisi. Una crisi di sistema ma anche di valori. Il potere finanziario ormai sovrasta le scelte nazionali e rende le nazioni satelliti impotenti di decisioni che piegano la schiena soprattutto a chi rimane indietro, il nome di un assurda austerità che sta ghiacciando ogni speranza. Come è noto, Federico Caffè da sempre era convinto che “la sovrastruttura finanziario-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi“.
Hanno una data queste parole? Sono parole purtroppo valide anche oggi e con la stessa intensità. Ciò significa che la società indagata da Caffè non è dissimile a quella odierna con gli stessi attori e con un evidente mantenimento dell'”Ancien Regime” politico e finanziario che stritola, come una piovra, l’economia reale e i ceti più deboli, sempre più deboli.
Per loro Caffè, avrebbe continuato a combattere, in solitudine, queste iniquità con la forza delle sue idee.
Di lui sappiamo con certezza la data della sua nascita. Sappiamo la data della sua scomparsa (15 aprile 1987). Non sappiamo la data della sua morte: forse perché Caffè rappresenta proprio questa forza delle idee che quando sono così concrete non muiono mai.