Nel 2012 oltre 7mila cellulari "illegali" trovati in mano ai detenuti, usati per ordinare raid o spedizioni punitive. Il governo ha pensato a una tecnologia per bloccarli. Ora il ministero dell'Interno fa però un passo indietro: "E' una spesa eccessiva"
Telefonini usati nelle carceri per continuare a delinquere. Ma la tecnologia che potrebbe evitarne l’uso è “troppo costosa” e così il ministero della Giustizia del Regno Unito non farà nulla per evitare questa pratica. Tabloid arrabbiati, a Londra e dintorni, per il dietrofront fatto dal governo britannico sulla questione. “Ora chiunque è in prigione potrà continuare a dare ordini, a richiedere azioni illegali ad altri delinquenti, a tenere contatti con le gang”, hanno scritto, in un coro unanime, quei quotidiani britannici considerati di serie “B” ma che tanto condizionano l’opinione pubblica.
Le reazioni arrivano dopo che il ministero ha rivelato un numero: nel solo 2012, quasi 7mila cellulari posseduti illegalmente dai carcerati sono stati sequestrati nelle prigioni di Galles e Inghilterra. Poi, appunto, la decisione del ministro della Giustizia Chris Grayling. “Il costo della tecnologia per bloccare la ricezione all’interno degli istituti di pena è eccessivamente costoso e proibitivo”. Così, si risolve con un nulla di fatto anche l’indicazione arrivata dal parlamento, che ha fatto passare una legge proprio sul tema. Dal ministero, però, arriva comunque un’iniziativa. In quindici prigioni del regno verranno condotti interrogatori ai carcerati che sono stati “pizzicati” con un telefono in mano per capire che uso ne abbiano fatto.
Nel caso il telefonino sia stato usato solo per contattare amici e parenti, verranno comunque comminate delle sanzioni ma di minore entità. Diverso il caso di un utilizzo per ulteriori azioni illegali. Ma anche su questa iniziativa si è scatenata l’ira dei tabloid. “Come fidarsi di un carcerato?”. Così al momento la posizione del ministero sembra proprio in una impasse, una posizione stretta fra il costo proibitivo della tecnologia di “jamming” (in pratica vengono disturbate le frequenze) e un’opinione pubblica che, nel Regno Unito, non fa sconti alla politica. Il costo degli interrogatori ai carcerati sarà di oltre 70mila sterline.
Intanto, lo scorso mese era emerso come, nelle prigioni di recentissima costruzione, alcuni telefoni di linea fissa fossero già stati impiantati, in via sperimentale, nelle celle. In alcune carceri di Inghilterra e Galles, così, chi è detenuto può ricevere le telefonate dalla propria famiglia. Tutte le chiamate dall’esterno devono essere comunque autorizzate e monitorate e non è possibile effettuare telefonate in uscita, ma il ministero è convinto che l’innovazione possa “velocizzare la riabilitazione dei detenuti”.
Sempre nelle carceri del regno di nuova costruzione, il 90% delle celle possiede una doccia e in un istituto di pena non lontano da Londra sono stati installati, all’interno delle celle, alcuni terminali digitali dai quali è possibile dialogare con le guardie carcerarie oppure effettuare altre piccole operazioni come ordinare un determinato cibo per il pasto del pranzo o della cena, prenotare un libro o un dvd dalla biblioteca interna oppure ancora comunicare con il presidio medico in caso di malore. Qualche polemica, comunque, è arrivata dalle sigle sindacali, per il timore che l’uso sempre più forte della tecnologia possa ridurre l’utilizzo del personale nelle prigioni.