L’origine di Hiv è un argomento estremamente importante e sul quale nel corso degli anni sono state formulate numerose ipotesi.
Ultimamente ho avuto occasione di vedere un documentario estremamente interessante. L’assunto della trasmissione, non recentissima essendo stata prodotta e messa in onda circa una decina di anni fa, è in breve che il terribile retrovirus originerebbe dalla manipolazione dei tessuti di scimpanzé effettuata nel corso delle campagne di vaccinazione antipolio africane della fine degli anni ’50. Il laboratorio nel quale veniva preparato il vaccino, era situato in una regione del Congo Belga ai confini con l’Uganda, ed il Ruanda Urundi, abitata da scimpanzé, di cui vennero “sacrificate” a scopo di coltivazione di polio virus diverse centinaia di esemplari. Tali campagne vennero svolte coinvolgendo oltre un milione di persone in questa regione con un vaccino sperimentale denominato Chat e sviluppato dal Dr. Hilary Koprowski dell’Istituto Wistar di Filadelfia.
Lo scimpanzé, il primate più strettamente imparentato con Homo sapiens da un punto di vista genetico, viene escluso dalla coltivazione di virus per la possibilità di condividere altri virus o altro materiale biologico potenzialmente pericoloso per gli esseri umani. Nella fattispecie la pericolosità si sarebbe tradotta nel consentire nel corso della coltivazione sui tessuti di scimpanzé che il Siv (un virus simile ad HIV) potesse compiere il salto di specie ed aggredire gli esseri umani a seguito di vaccinazione. Tale tesi è stata sostenuta soprattutto da giornalisti nel contesto di articoli pubblicati da riviste popolari, come “Rolling Stones” (T. Curtis, The origin of AIDS. A startling new theory attempts to answer the question “was it an act of god or an act of man?”, “Rolling Stone”, 626, 19 marzo 1992, pp. 54-59,61,106,108)., ma anche da qualche articolo edito su riviste medico scientifiche (L. Pascal, What happens when science goes bad. The corruption of science and the origin of AIDS: a study in spontaneous generation, “Science and Technology Analysis Research Programme”, Working Paper n. 9, University of Wollongong (AUS), dicembre 1991.).
Allora Hiv è “scappato” al controllo dei vaccini? C’è stato un colpevole trasferimento in laboratorio di Hiv agli esseri umani? No, io non credo questo. La pistola fumante che attesti questa ipotesi al momento non sussiste. La provetta superstite dei lotti di vaccini dell’epoca non contiene il virus (analizzata con le tecniche di cinquanta anni dopo) e quindi l’ipotesi rimane tale e nulla di più. Anzi come attestano più recenti studi filogenetici e statistici che calcolano i tassi di mutazione dei Siv, cioè dei lentivirus da cui sarebbe originato Hiv, il salto di specie da scimpanzé ad essere umano è probabilmente avvenuto tra il 1910 ed il 1930 (Cold Spring Harb Perspect Med 2011;1:a006841i). Questo indica che Hiv è rimasto epidemiologicamente latente per 50-70 anni prima di emergere. In base ad analoghe considerazioni di virologia molecolare l’area di iniziale diffusione è probabilmente quella intorno a Kinshasa. Per cui non ci siamo né in termini temporali, né geografici con l’ipotesi che colpevolizza le vaccinazioni. Quindi ci possiamo considerare soddisfatti e la contestazione della medicina ufficiale anche in questa occasione è tutta da rigettare? Non direi nemmeno questo.
Rimane il fatto che nel corso del processo tenuto a Londra su quanto avvenuto nel laboratorio congolese e sulle accuse relative, le affermazioni degli scienziati protagonisti, come ben evidenziato nel documentario, erano false e l’ufficialità scientifica per proteggere questa versione ha operato un cover-up. Le testimonianze raccolte in loco e la documentazione anche fotografica che depongono riguardo ad un uso “illecito” degli scimpanzé sono sconvolgenti e sufficienti a convincermi dell’oggettiva sussistenza dei comportamenti incriminati. Mi pare però il caso di aggiungere che anche se in questa occasione non è stato reso un buon servizio alla causa della scienza, le conclusioni del documentario, come correttamente sottolineato dai conduttori della trasmissione, non autorizzino in alcun modo ad assumere posizioni irrazionali e ad affermare che i vaccini fanno male e nessuno si deve più vaccinare o che l’Hiv non esiste. Anzi questa vicenda dimostra che solamente attraverso il rigore metodologico cartesiano e l’approfondimento e la verifica continua delle acquisizioni scientifiche, e quindi anche riconoscendo gli errori ed accertando la verità dei fatti, che si può cercare di costruire ed aggiornare il sapere.