Forza Italia: "Va bene qualsiasi sistema pur di andare a elezioni anticipate". Il segretario replica: "Confrontiamoci velocemente, senza aut aut". Ma Schifani frena a secco: "Prematuro parlare già di modelli, bisogna riflettere". La Boschi: "Hanno già riflettuto molto". Sacconi: "Intemperanze giovanili". Di Maio (Cinque Stelle) chiude a qualsiasi ipotesi di dialogo: "Ripristiniamo il Mattarellum e tutti a casa"
Più che la discussione sul sistema elettorale pare il gioco delle tre carte. Il segretario del Pd Matteo Renzi sembra voler fare presto e propone tre opzioni su cui tentare un’intesa, ma già deve fare i conti con partiti di maggioranza e opposizione che sostanzialmente vanno in ordine sparso, cambiando direzione anche nel giro di pochi giorni. A partire dalla maggioranza, con il Nuovo Centrodestra che rallenta ogni giorno di più per paura di essere schiacciato da eventuali intese trasversali del Pd. Forza Italia, per esempio, chiede una sola contropartita: fate pure qualsiasi legge elettorale – è il ragionamento – basta che si voti il 25 maggio in contemporanea con le Europee. Renzi replica subito: “Il Pd non impone la sua legge elettorale: non avrebbe i numeri e non sarebbe giusto, troviamo una soluzione tutti insieme. Confrontiamoci velocemente ma senza diktat, non li fa il Pd non li faccia nessun altro”. Anche perché, aggiunge il segretario del Pd, non si voterà prima del 2015 (quando lui, dice, sarà ancora a Palazzo Vecchio).
Boschi (Pd): “Schifani ha già avuto molto tempo per riflettere”
Il presidente del Nuovo Centrodestra, Renato Schifani, frena a secco: “Sulla riforma elettorale non c’è dubbio che occorrerà attendere le motivazioni della Consulta. Per questo sorrido quando in questi giorni si apre un dibattito acceso sui vari modelli da quello spagnolo, al Mattarellum passando per altri sistemi. Mi sembra prematuro parlare di modelli”. Ma come? Angelino Alfano appena 5 giorni fa aveva detto che l’Ncd era pronto a discutere sul sistema che elegge i sindaci dei capoluoghi. Al Nuovo Centrodestra risponde Maria Elena Boschi, responsabile Riforme del Pd: “Abbiamo avuto molto tempo per riflettere su modelli di legge elettorale – interviene – Il presidente Schifani sa benissimo che prima di essere trasferita alla Camera, la legge elettorale è stata per mesi in discussione al Senato: sono state fatte audizioni e sono stati fatti approfondimenti”. Insomma, pronti-via e il governo pare traballare. “Io non credo che ci sarà una crisi di governo se convergeremo sul modello spagnolo – dice Boschi a Radio24 – ma è presto per dire se convergeremo su questo”. Per la Boschi se l’intesa arriverà – come sperato – entro fine gennaio, si può arrivare all’approvazione definitiva già a maggio. “Non credo – continua la boschi – che Ncd farà venire meno il proprio appoggio al Governo per una legge elettorale che potrebbe non andare incontro ai loro desiderata. Anche perché la legge elettorale si fa negli interessi dei cittadini e del Paese, non di un partito o di un altro”.
Sacconi: “Boschi? Intemperanze giovanili”
Alla Boschi controreplica il capogruppo di Ncd al Senato Maurizio Sacconi: “Il presidente Schifani, appartenendo alla schiera di coloro che hanno salutato con favore la sentenza della Corte Costituzionale perché da tempo schierato in favore di una nuova legge elettorale, ha opportunamente richiamato tutti a leggere con attenzione le motivazioni della sentenza. Sarebbero utili in particolare a coloro che ipotizzano premi straordinari e “irragionevoli” per trasformare le minoranze in maggioranze e a coloro che dimenticano l’indicazione affinché si riporti agli elettori la capacità di scegliere gli eletti. Stupiscono quindi le polemiche della Boschi che comprensibilmente considera il Ncd l’avversario da battere, arrivando al punto di imputare proprio a noi, che siamo nati anche con lo scopo di una nuova legge elettorale, di cercare motivi di rinvio”. Fuori dai denti il messaggio è lo stesso di un altro alfaniano, Vincenzo Piso: “Non si capisce perché invece di ristabilire un giusto rapporto eletto-elettori, contemplando un sistema elettorale capace di dare chiarezza degli schieramenti e governabilità, si debba procedere sulla base di un semplice diktat temporale”. E quindi non si capisce che fine abbiano fatto le parole di Alfano (sempre datate 2 gennaio): “Noi – aveva detto il vicepresidente del Consiglio – la legge elettorale la vogliamo cambiare subito”.
Forza Italia, vertice per discutere sulle proposte di Renzi
Ma il Nuovo Centrodestra non è l’unico a perdere la memoria. “Il Paese non reggerebbe un altro anno di melina, un altro anno di discussioni, di chiacchiere, di modelli, contro-modelli, eccetera” dichiara Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, il quale, intervistato da Radio Anch’io, non esclude un incontro tra il segretario Pd e Silvio Berlusconi sulla materia elettorale. I berlusconiani si sono incontrati in un vertice alla Camera. Presenti lo stesso Brunetta, il capogruppo al Senato Paolo Romani, i vicepresidenti dei gruppi parlamentari Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Francesco Paolo Sisto e il senatore Donato Bruno, membro della I commissione di Palazzo Madama, oltre agli ex coordinatori nazionali del Pdl, Sandro Bondi e Denis Verdini.
Brunetta: “Modello? Conta poco, conta di andare a votare a maggio”
Il modello? “Conta poco – dice Brunetta – Quello che conta è avere un modello che ci consenta di andare a votare per le elezioni politiche elezioni europee lo stesso giorno, il 25 di maggio“. In realtà Silvio Berlusconi non dieci anni fa, ma 10 giorni prima di Natale aveva spiegato: “Ora si deve trovare un accordo per una nuova legge elettorale – noi pensiamo che questo accordo non si possa trovare se non con l’abrogazione in un colpo solo di questa legge ritornando alla legge di prima e cioè il Mattarellum. Per farlo speriamo che occorrano pochi mesi”. E infatti Gianfranco Rotondi cosa dice? “Forza Italia è per una legge elettorale chiara e che porti a un risultato: non siamo innamorati di un modello anche se alcune ipotesi vanno escluse perché inefficaci nell’attuale quadro politico, ad esempio rimane il nostro no al Mattarellum“. L’amnesia, infine, è anche quella di Deborah Bergamini, responsabile Comunicazione di Forza Italia: “La posizione di alcuni partiti della maggioranza sulla riforma della legge elettorale ricorda i vecchi giochi da cortile dove chi aveva ‘il pallone’ pretendeva di decidere le regole del gioco, minacciando di andarsene se contrariato e tirando per le lunghe in attesa di decidere cosa gli facesse più comodo”.
E lo sostiene rimuovendo il dettaglio che il Porcellum nel 2005 fu approvato dalla sola maggioranza di centrodestra. Perché vale la pena ricordare che la legge elettorale che va cambiato tanto in fretta stata votata, in ordine sparso, proprio da Schifani, Sacconi, Verdini, Bondi e Bruno nel 2005 erano proprio tra coloro che votarono sì al Porcellum. Tra questi c’era anche il presidente della Regione Lombardia (ex segretario della Lega Nord) Roberto Maroni, che oggi ha dichiarato la propria preferenza per il Mattarellum. Stessa preferenza di Sel, il cui capogruppo alla Camera Gennaro Migliore spiega che la vecchia legge “con alcuni correttivi può garantire a un elettore con una sola croce sulla scheda di scegliere il suo candidato del territorio e la sua coalizione”.
Di Maio (M5S): “Ripristinare il Mattarellum e andare subito al voto”
I Cinque Stelle, nel frattempo, chiudono ogni possibilità di dialogo: “Questo Parlamento meno cose vota, meglio è – scrive il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio sul blog di Beppe Grillo – È moralmente illegittimo perché composto in maniera alterata. Ripristiniamo il Mattarellum e stacchiamo la spina”. La premessa è naturalmente la bocciatura del Porcellum. Per dire il vero tra le proposte di Renzi c’è anche quella del Mattarellum, sia pur rivisitato. Ma Di Maio insiste, aggiungendo che la sentenza della Consulta vale “praticamente per tutte le leggi elettorali delle Regioni italiane” e per lo stesso motivo sono da “attenzionare” anche i sistemi elettorali delle città capoluogo. Un Paese sub iudice, insomma. E dunque tutto deve ripartire da un “nuovo Parlamento eletto con il Mattarellum potrà decidere di fare una nuova legge elettorale o addirittura di metterla in Costituzione, così che possa essere modificata con i due terzi dell’Aula e non a colpi di maggioranza. Il nuovo Parlamento potrà decidere quello che vuole, sarà pienamente legittimato se eletto con una legge precedente all’era Porcellum. Ma per ora dobbiamo fermare questo ‘vulnus’ che sta infettando il nostro ordinamento”. Dopodiché “tutti a casa (inclusi noi)”.