Forma: se dite no a priori, con la solita aria da saputelli alla Lombardi (“Noi siamo le parti sociali“: sì, e Boccia è Churchill), regalate un altro alibi a Pd e derivati. Se dite no a priori, pur con tutti i motivi più validi del mondo, Renzi e media al seguito potranno dire: “I grillini sanno dire solo no, li abbiamo cercati ma ci hanno sbattuto la porta in faccia“. Tu, come molti (non tutti) parlamentari e molti (ma non la maggioranza) degli elettori 5 Stelle, confondi il “vedere le carte” con la “resa incondizionata”. Dialogare con Renzi, che forse è davvero “solo chiacchiere e distintivo” o per meglio dire solo Righeira e Jovanotti, non significa dargliela vinta o abbassarsi al livello del Pd (dove ci sono comunque persone degnissime): significa costringerlo a dare il meglio di sé oppure a svelare definitivamente il suo bluff. Dire di no a priori a Renzi è fare un regalo a Renzi, proprio come venne fatto un regalo al Pd non facendo il nome dopo la caduta di Bersani al secondo giro di consultazioni. So bene che Napolitano non vi avrebbe dato l’incarico: ma so anche che, per colpa di quel duropurismo, ancora oggi ogni persona vi accusa di avere regalato il governo a Letta & Alfano. E sarebbe bastato proporre “Settis” o “Zagrebelsky”, come stavate per fare, per evitarlo. Puoi girarci intorno quanto vuoi, caro Di Maio, ma voi non rischiate nulla nell’accettare il dialogo. Provare a fare una riforma con il Pd non significa vendersi al Pd: vuol dire essere maturi (e voi, da soli, aritmeticamente potete fare poco).
E poi: perché non rilanciare per esempio con (cito Travaglio) “embrione di reddito minimo, blocco del Tav Torino-Lione, legge draconiana anti-corruzione e anti-evasione“? Basterebbe poco: una vostra delegazione va a Firenze, incontra Renzi e i suoi. Parlate, discutete. Dite a Renzi: “Rinuncia ai rimborsi elettorali, rinuncia adesso (tu scriveresti “ADESSO”). E sulle unioni civili ci stiamo“. Lo pensate già, l’avete già detto: perché non ratificarlo? Perché non dirlo esplicitamente anche in faccia a Renzi e a favore di telecamera? Chi ve lo vieta? Che male c’è nel provare una strada per dare una spallata alla nomenklatura del Pd, a quel che resta dei casinian-montiani, ai berlusconiani e agli alfaniani? Forma e sostanza, Di Maio.
Forma e sostanza: senza l’una o l’altra non si va da nessuna parte, se non su Facebook a fare i fighi. Se voi vi arroccate perché “Renzi è un bluff”, non è che Renzi si lista a lutto: cerca un accordo con chi gli somiglia di più, cioè Berlusconi. E vi taglia fuori. E taglia fuori i cittadini che vi hanno votato, e a cui rispondete. Se voi vi impuntate, gli altri (mentre vi dite “bravi” a vicenda su Twitter) legiferano al vostro posto. E legiferano male, anzi peggio. Come quasi sempre. Puoi girarla quanto vuoi, caro Di Maio, ma più dite no e più regalate altri anni di politica a quella grigia ghenga che siete soliti chiamare “casta” (Re Giorgio incluso). Più dite “no” e più riverberate l’idea (sbagliata) di non fare nulla se non sperare nello sfacelo altrui.
Non ignoro quale sia la vostra strategia: Renzi è in riserva d’ossigeno e ha bisogno di risultati concreti immediati perché ha promesso la Luna. Per ora, al di là delle dimissioni frignone di Fassina, non ha ottenuto nulla: un po’ poco. E’ l’unico avversario che temete: non aiutandolo, sperate che Renzi si areni da solo e mostri a tutti la sua pochezza. Strategia machiavellica e forse arguta, ma – visti i tempi – un po’ troppo cinica.
Avete detto che le leggi si votano in Parlamento e non a Firenze a casa di Renzi. Vero. Ma la politica si fa anche fuori dal Parlamento, e pochi come voi – sempre in giro ad incontrare la gente – lo sanno. Di Maio, che quando vuole sa essere scaltro, non ignora che ogni tanto in politica occorre anche giocare a scacchi. Perfino con chi si crede Garri Kimovič Kasparov ed è al massimo un ragionier Filini. Perché non provarci?