Nel giorno in cui da ministro torna nella città che lo ha visto sindaco per nove anni, Graziano Delrio registra il primo grande flop della Festa del Tricolore, in occasione del 217° anniversario dalla nascita della bandiera italiana. Non è chiaro se si sia trattato di un simbolo sinistro dell’antipolitica o di una pura coincidenza. Di certo, nonostante il sole e la temperatura mite, solo poche centinaia di persone hanno accolto Delrio, accompagnato dal ministro per i rapporti con il parlamento Dario Franceschini e il presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri. In un centro storico completamente blindato da camionette e divise, dietro le transenne da via Farini sino al teatro Ariosto non c’erano che poche persone. La maggioranza degli spettatori erano anziani, oppure ragazzi delle scuole cittadine in visita scolastica ‘obbligata’.

Pochi partecipanti anche alla contromanifestazione dei forconi, che si è tenuta a pochi isolati dalla piazza Prampolini, dove, come da tradizione, si è svolto l’alzabandiera e Silvestri ha passato in rassegna i militari schierati. Tra i forconi, che hanno manifestato in maniera pacifica e con i tricolori listati a lutto, erano presenti gruppi di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, e alcuni comitati degli esodati del nordest che in mattinata hanno incontrato Franceschini e Delrio. Le celebrazioni, senza il calore tipico dei reggiani che negli scorsi anni avevano accolto in tripudio Mario Monti, Giorgio Napolitano e altri, sono apparse uno stanco e noioso cerimoniale. Gli unici sussulti sono state le dichiarazioni politiche a margine di Delrio.

Il ministro renziano, che non ha risposto per due volte a una domanda sul suo possibile futuro come ministro degli Interni, ha anche gelato le speranze dei sindaci dell’Emilia Romagna che avevano chiesto proprio all’ex sindaco di Reggio Emilia di fare pressing sulla questione mini-Imu. Obiettivo: inserire una tassa sul gioco d’azzardo per sostituire l’imposta sulla casa: “Dal ministero dell’economia mi hanno confermato che non riusciamo ad applicare sulla mini-Imu questa revisione che è contabilizzata nel 2013. Nel merito non posso non essere d’accordo, ma non è applicabile”. Poi Delrio esprime la sua fiducia nel governo e nel “suo” segretario Renzi.

Una fiducia così incrollabile da definire gennaio “un mese decisivo” per le riforme. Tanto decisivo che il ministro lancia un vero appello “per non sciupare questa occasione che abbiamo per far nascere istituzioni rinnovate e una repubblica più funzionale alle famiglie e alle imprese“. Anche il ministro Franceschini ha detto la sua davanti a un teatro Ariosto semivuoto parlando della necessità di fare subito una riforma costituzionale che porti a un sistema monocamerale e una legge elettorale che dia stabilità: “Se faremo queste due grandi riforme metteremo in condizione di governare chi vincerà le prossime elezioni che saranno, io credo, nel 2015”. Ma le parole più dure nei confronti della politica italiana, che allontana gli italiani e non riempie le piazza, le pronuncia proprio il presidente della Consulta Silvestri, che, concludendo la sua lectio magistralis su tricolore e Costituzione, ha citato un grande poeta: “La serietà dovrebbe essere costume di tutti. Come diceva Eugenio Montale, “rispettare la decenza quotidiana è la più difficile delle virtù”.

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