La banca inglese ha trovato una via legale per continuare a premiare i banchieri con assegni a sei zeri, nonostante l'accordo raggiunto a Bruxelles a fine febbraio dopo mesi di trattative, che limita l'ammontare dei riconoscimenti al doppio dello stipendio
I top manager della banca internazionale britannica Barclays possono stare tranquilli: i loro bonus sono al sicuro nonostante il tetto imposto nei mesi scorsi da Bruxelles. Cambia solo la forma di pagamento: quello che prima percepivano in contanti adesso sarà dato loro in azioni, ma il risultato non cambia, i premi resteranno milionari. Insomma, fatta la legge, fatto l’inganno. La notizia apparsa sui media britannici è che i vertici del colosso creditizio potranno continuare a percepire i loro bonus milionari ben oltre il limite del 100% dello stipendio di base imposto dall’Ue lo scorso febbraio.
L’unica differenza è che la parte eccedente questo limite sarà corrisposta in azioni, successivamente comodamente vendibili sul mercato e quindi monetizzabili. In questo modo la Barclays aggira in modo legale l’accordo sul tetto ai bonus dei banchieri raggiunto a Bruxelles a fine febbraio dopo mesi di trattative, appunto l’ammontare dello stipendio di base o il suo doppio previo accordo della maggioranza degli azionisti della società. Si tratta di una delle misure prese dall’Ue per rendere l’intero sistema bancario più solido e meno soggetto a intemperie speculative e condotte pericolose da parte di manager disposti a rischiare tutto pur di far lievitare i propri bonus di fine anno. Una misura inquadrata all’interno del testo legislativo “CRD IV”, che ha come obiettivo la trasposizione all’interno dell’Ue delle nuove regole bancarie di Basilea III volte a evitare altri terremoti finanziari.
D’altronde i tetti ai bonus dei grandi banchieri sono stati osteggiati da Londra sin dall’inizio e in modo costante alle riunioni dell’Ecofin (vertici tra i ministri delle finanze dei 28 Paesi membri) a Bruxelles. Tanto che, una volta raggiunto l’accordo ed essere stata messa in schiacciante minoranza, la Gran Bretagna ha avuto l’ardire di rivolgersi addirittura alla Corte di Giustizia Ue con tutta una serie di motivazioni: nessuno studio delle conseguenze, un eccesso di delega all’Autorità bancaria europea nell’applicazione della misura, la violazione della privacy dei manager che devono dire quanto guadagnano e chi più ne ha più ne metta. Il cancelliere britannico George Osborne era apparso a dir poco scandalizzato dal limite imposto ai bonus: “Una simile regolamentazione va ben oltre i trattati Ue. Il risultato non sarà altro che far aumentare gli stipendi di base dei banchieri e rendere l’intero sistema più instabile”.
A fargli eco il mondo della finanza della city (dove si concentra l’80% della finanza europea e dalla quale lo Stato britannico ricava 42 miliardi di sterline all’anno di tasse), come Simon Lewis, chief executive dell’Association for financial markets in Europe, secondo il quale “queste misure non costituiscono solo una minaccia per la city ma per l’intera competitività dell’Europa per quanto riguarda i servizi finanziari”. Ecco che con la mossa di pagare parte dei bonus in azioni la Barclays aggira il paletto imposto da Bruxelles in teoria in modo legale. Resta da vedere in quanti top manager potranno usufruire dell’allettante sistema di remunerazione che entrerà in vigore comunque a partire dal 2014.
Giusto per dare qualche cifra, Sky News riferisce che un ipotetico senior manager con uno stipendio annuo di 750mila sterline (903.500 euro) potrebbe ricevere fino a 1,5 milioni di sterline (1,8 milioni di euro) di bonus più una quantità variabile di azioni. L’unica nota positiva di questo sistema è che i top manager Barclays, visto che il valore di parte dei propri bonus dipenderà dall’andamento borsistico di determinate azioni, stiano più attenti a non mettere in difficoltà la propria banca con operazioni sconsiderate. Una magra consolazione.