L’escamotage adottato dal ministro degli Interni Manuel Valls per vietare le piece di satira, infarcite di disgustosi luoghi comuni antisemiti, di Dieudonné M’Bala M’Bala, sta funzionando. Dopo il sindaco di Bordeaux anche quelli di Nantes, Tours, Orleans e Parigi hanno deciso di applicare le ordinanze dei prefetti, per vietare “Le mur”, il muro, il suo nuovo tour, per “questioni di ordine pubblico”. Fino a quando le autorità si ostinavano a chiederne la censura per “incitamento all’odio razziale”, si erano infatti trovate di fronte a un altro muro: quello eretto dai difensori della libertà di espressione, una delle colonne portanti della Costituzione francese e delle democrazie.

Superata dunque, seppur solo formalmente, la contrarietà di chi ritiene che la libertà di parola vada garantita a tutti i costi, la polemica sull’affaire Dieudonné però è destinata a prolungarsi e a mettere a dura prova i fondamenti della republique. Perché più si allontana il comico-politico antisemita dai palcoscenici, più la sua fama cresce. Tant’è che le file ai botteghini dei teatri francesi dove il suo spettacolo è ancora in cartellone si allungano. Il dilemma della democrazia francese nell’era socialista Hollande, che ha sostenuto fortemente l’iniziativa del suo ministro Valls, lo ha ben evidenziato il direttore di LibérationNicolas Demorand: “Siamo finiti in una trappola. Se non lo censuriamo siamo considerati dei codardi conninventi con l’antisemitismo, ma se agiamo, alimentiamo la pubblicità all’immondizia intellettuale di cui si è fatto portavoce”.

Amico dei negazionisti della Shoah, presa in giro con una canzone dall’assonanza idiota intitolata Shoahnanas (l’olocausto dell’ananas, ballata anche da Jean Marie Le Pen) come Alain Sorel – ex dirigente del Front National di Le Pen – con il quale nel 2009 fondò la “lista antisionista” per correre alle elezioni europee, presentata in una conferenza in cui fece per la prima volta la quenelle,(una specie di polpetta, ndr), il francese figlio di un immigrato camerunense è, paradossalmente, una star anche per molti francesi bianchi di destra anti immigrati, frustrati dalla crisi economica e dall’irrigidirsi della mobilità sociale. Su di loro, non solo sui giovani francesi arrabbiati delle banlieue, figli di immigrati di seconda generazione dalle ex colonie (la maggior parte di religione islamica), ha fatto breccia la riesumazione della figura dell’ ebreo-causa di tutti i i mali. Soprattutto di quelli legati al sistema bancario e finanziario, visto che una delle accuse più sfruttate nei suoi spettacoli è quella nei confronti della solita presunta lobby finanziaria ebraica in grado di gestire le sorti del mercato.

Siamo dunque alla riedizione 2.0 del capro espiatorio semita ma in modo molto più subdolo e pericoloso perché viene “sacrificato” con linguaggio ironico, satirico e attraverso un gesto , la quenelle per l’appunto, che sembra solo una rivisitazione del gesto dell’ombrello o uno di quei saluti coreografici che spopolano tra i giovani neri americani o tra i campioni del calcio o del basket come Nicolas Anelka o Tony Parker, fan del comico. Invece non è altro che il saluto romano nazi-fascista al contrario . Inizialmente si è diffuso tra i militari di guardia alle sinagoghe e poi, in modo virale, attraverso Youtube. “Sono felice di aver trascinato la quenelle nel culo del sionismo”, ha sottolineato più volte, durante i suoi one man show, il 47enne francese di madre bretone e padre camerunense.

La scusa di essere antisionista, cioè contrario all’esistenza di Israele, ma non antisemita, ossia contro l’etnia ebraica, scusa che aveva cercato di accampare inizialmente per evitare grane con la magistratura, è stata smentita nei suoi spettacoli più recenti. Oltre al “desiderio di pisciare contro il Muro del pianto” di Gerusalemme, citando il giornalista ebreo-francese Patrick Cohen ha espresso il suo dispiacere perché “le camere a gas non hanno funzionato”. Condannato 6 volte al pagamento di migliaia di euro per istigazione all’odio razziale e diffamazione, Dieudonné ha risposto al tentativo di abbattere il “suo muro” spiegando che si rivolgerà anche lui alla Corte di Giustizia per chiedere l’incriminazione del ministro Valls che lo avrebbe disonorato.

Non è detto che la spunterà questa volta perché anche il giudice potrà ravvisare che ormai è diventato un pericolo per l’ordine pubblico. Giorni fa due giovani ebrei che erano entrati in un locale si sono azzuffati con il barista che li ha salutati facendo la quenelle. I ragazzi hanno deciso di andare a vivere in Israele. I coniugi Klarsfeld, noti cacciatori di nazisti, hanno intanto indetto cortei contro gli spettacoli di Dieudonné e intellettuali comeHenri-Levy e Pascal Bruckner sostengono che sia l’ideologo di una nuova forma di razzismo non solo verso gli ebrei ma anche nei confronti dei bianchi. La sua tesi propone infatti una sorta di supremazia dei neri contro gli “ebrei negrieri”.

Eppure lui ha iniziato la sua carriera proprio in coppia con un ebreo-marocchino, Elie Semoun, suo amico di giochi nella periferia povera di Parigi, e la moglie è una produttrice bianca. Noèmie Montagne, mamma di 4 dei suoi 7 figli, è la produttrice che finanzia i suoi spettacoli e affigge cartelli nel teatro parigino “La main d’or”, dove di solito si esibisce, per chiedere agli spettatori di lasciare un obolo affinché Dieudonné possa pagare le esose multe. Anche se Dieudonné di soldi ne ha. Ma pare li abbia trasferiti in Camerun proprio per evitare che gli venissero sequestrati per saldare i suoi debiti con la giustizia. Le Monde, citando gli atti di un’inchiesta cominciata un anno fa e condotta dalla procura di Chartres, scrive che Dieudonné avrebbe, secondo l’accusa, “organizzato” la sua insolvibilità, non pagando migliaia di euro di multe in cui è incorso nei suoi spettacoli. Per farlo ha spedito in Camerun 400mila euro, 230mila dei quali soltanto l’anno scorso. E pertanto ora è indagato per riciclaggio. Il bar del suo teatro si chiama “Hezbollah” come il partito libanese nemico giurato di Israele e uno dei cocktail serviti porta il nome dell’ex presidente iraniano Mahmmud Ahmadinejad al quale Dieudonné ha dedicato il film Teharan Times, in cui ha recitato lo storico negazionista Robert Faurisson. Ora però anche “Le main d’or” gli ha chiuso le porte e non potrà più brindare né con un Mahmmud né con un altro dedicato al nuovo presidente Rohani, molto più moderato di lui.

da Il Fatto Quotidiano dell’8 gennaio 2014

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